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Covid, Italiani a Manchester: da crisi nuove opportunità

In Regno Unito vivono oltre mezzo milione di italiani. Tra questi, circa cinquantamila risiedono nella città di Manchester ed aree limitrofe.  È ormai trascorso un anno dall’inizio della pandemia. Come in Italia, anche nel Regno Unito ci sono state fasi di lockdown. Alcune persone hanno potuto continuare a lavorare da casa; altre, invece, si sono trovate all’improvviso senza un’occupazione. Eppure c’è chi in un momento di crisi e difficoltà ha saputo mettersi in gioco: ha avuto la forza e il coraggio di riscoprirsi e “reinventarsi”. Lo dimostrano  le storie di  Fulvia e Chiara, due giovani italiane residenti a Manchester, che si raccontano a 9colonne.

FULVIA, LA STUDENTESSA CHE SI È RISCOPERTA ARTIGIANA Fulvia ha 27 anni ed ha studiato Business Management e lingua cinese. Dopo aver trascorso due anni in Cina, ha scelto di spostarsi a Manchester a gennaio del 2020, dove sua sorella già viveva da un anno, per fare pratica con l’inglese. “Ho cominciato a lavorare come receptionist, ma dopo poco hanno chiuso tutto. Da quel momento ho fatto vari lavori occasionali, fino al secondo lockdown. In quel momento non sapevo davvero cosa fare” confida a 9colonne. “Da tempo tuttavia, nutrivo  l’idea di cominciare a realizzare qualcosa per me, di fare qualcosa principalmente per me stessa. Ho la passione per gli accessori, soprattutto quelli per capelli. Li vedevo sempre nei negozi ma non erano mai esattamente come li volevo io. Mi sono domandata ‘e se provassi a realizzarli da sola?’ Ho cominciato ad osservare attentamente e a sezionare gli scrunchies che possedevo per capire bene come erano fatti, poi sono andata in una merceria a scegliere alcuni materiali e mi sono messa al lavoro. Mi sono chiesta se un’idea del genere sarebbe piaciuta anche ad altre persone. Poi ho cercato di farmi conoscere. Ho creato una pagina Instagram che si chiama Lafubows, e ho iniziato a pubblicare foto delle mie creazioni”. Fulvia ha cominciato con entusiasmo e passione questa nuova attività, anche se prima non era comunque estranea al mondo del fai-da-te: “Quando ero piccola mia mamma faceva tutto a mano, è una realtà nella quale sono cresciuta. Per questo, sono sempre stata una grande sostenitrice dell’handmade, ed è stata mia madre a trasmettermi la manualità, anche se l’ho scoperta da poco. Fino a tre mesi fa non avevo mai preso in mano un ago!”. La giovane artigiana aggiunge: “Questa nuova attivita è diventato il mio porto sicuro. È una cosa che mi fa troppo bene. Oltre a tenermi impegnata mi aiuta tantissimo a mantenere la calma. Posso dire di averne fatto una cura, più che un hobby”. Fulvia spiega come gestisce la sua attività sui social: “Adoro la parte manuale ma anche quella estetica e fotografica. Passo tantissimo tempo a scegliere tessuti, materiali, colori: in questo lavoro devi sempre immaginarti cosa può piacere agli altri. Devi riuscire a tenere sotto controllo ogni dettaglio, per realizzare il prodotto nel migliore dei modi, e questo è fondamentale soprattutto perché io lavoro solo a mano: non ho mai usato una macchina da cucire”. Inizialmente, dice Fulvia, “io non ci credevo. Mia sorella invece sì, mi ha supportato tanto quando ho cominciato a realizzare i primi pezzi, dicendomi che era convinta sarebbero piaciuti anche ad altri. Aveva ragione, infatti ho cominciato a ricevere tante richieste. Non immaginavo davvero che qualcuno avrebbe potuto apprezzare così tanto il mio lavoro. La cosa che più amo è sapere che altre persone abbiano qualcosa che ho realizzato io, e mi gratifica tantissimo ricevere messaggi ricchi di complimenti”.  Fulvia ha sfruttato un periodo difficile per conoscere meglio se stessa, riscoprirsi e reinventarsi in qualcosa di nuovo: “Ho studiato per tanti anni, sono sempre stata abituata ad imparare nozioni invece che azioni, eppure, adesso, mi sono riscoperta creatrice. Certo, spero in una riapertura delle attività, perché vorrei riprendermi il mio lavoro, ma sono sicura che questa piccola attività la porterò avanti. Prossimo investimento? Una macchina da cucire!”

CHIARA, IL CORAGGIO DI CAMBIARE STRADA Chiara ha 27 anni e vive in Inghilterra dal 2017, dove si è trasferita per frequentare un master in ambito finanziario. Racconta che “durante le lezioni si parlava spesso delle central banks, ed era un mondo che io non conoscevo molto bene, ma me ne sono presto interessata. Parlando con vari professori ho capito che per accedervi era necessario avere un dottorato. Terminato il master ho ricevuto subito un’offerta di lavoro dalla Bank of America come analista finanziaria e ho accettato: ero più piccola all’epoca, e non avevo grandi possibilità economiche, quindi non ci ho pensato due volte. Quando andavo a lavorare in ufficio, iniziavo la mattina alle 9 e non sapevo la sera a che ora avrei finito. In più, abitavo ad un’ora di distanza. Andavo a casa solo per dormire!”. Ben presto, però, Chiara si rende conto che quella non è la strada che fa per lei: “Ho capito che il mio obiettivo era quello di accedere ad una banca centrale. Ho cominciato ad inviare candidature per borse di studio da dottorato, inizialmente come passatempo, finché, lo scorso anno, ho ottenuto la più prestigiosa e competitiva di tutto il Regno Unito”. Chiara racconta che, secondo lei, la pandemia ha giocato un ruolo decisivo nella sua scelta: “La banca mi ha permesso sin da subito di lavorare da casa. Ho avuto il tempo per pensare di più a me stessa, a quello che volevo fare e a chi volevo essere. Ho capito che il lavoro mi caricava di una mole di stress eccessiva: ho deciso di lasciare un contratto a tempo indeterminato per tornare a studiare. Ora mi sento meglio perché sto facendo qualcosa in cui realmente credo”.

(PO / BIG ITALY/ Aro -18 feb)

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