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direttore Paolo Pagliaro

Sui brevetti
è meglio Biden

di Paolo Pagliaro

Nel terzo trimestre Pfizer ha riportato utili per 8 miliardi e 150 milioni di dollari. Moltiplicato per quattro, fa un po’ più di 32 miliardi e mezzo in un anno. Anche Moderna sta dando molte soddisfazioni ai suoi azionisti, fondi di investimento e grandi banche: nel trimestre l’utile netto è stato di 3 miliardi e 300 milioni. Insomma, diciamo che il credito che le due grandi case farmaceutiche americane hanno maturato nei confronti dell’umanità è stato ripagato. Adesso si tratterebbe di consentire anche ai paesi più poveri di disporre dei vaccini anti covid, messi a punto in tempi record e peraltro grazie a 20 anni di investimenti pubblici nella ricerca, e a 18 miliardi di sovvenzioni statali.
Domani a Ginevra il tema avrebbe dovuto essere affrontato dall’assemblea dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, ma la riunione è stata annullata, ufficialmente per le difficoltà logistiche legate alla nuova ondata di contagi.
La sospensione dei diritti di proprietà intellettuale sui vaccini, i farmaci, i ventilatori e le altre tecnologie in grado di contrastare l’epidemia è una richiesta avanzata da India e Sudafrica, e appoggiata da oltre cento paesi e duecento premi Nobel. La sospensione dei brevetti è la condizione necessaria per il trasferimento di conoscenze e l’aumento della produzione mondiale di vaccini. Oltre alle multinazionali del farmaco, è contraria anche l’Unione Europea. E questo nonostante la nuova variante del covid in arrivo dall’Africa, dove solo il 6% delle persone sono state vaccinate con due dosi. Alcuni leader occidentali, come Biden, cominciano a chiedersi se valga la pena morire per un brevetto, e chissà che prima o poi non se lo chieda anche l’Europa.

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