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Carceri, Piarulli (M5s): su domiciliari e giustizia riparativa mio impegno da tempo

Roma, 19 gen - Sulla situazione disastrosa delle carceri, citata dal ministro della Giustizia Marta Cartabia nella sua relazione in Parlamento sia riguardo l'edilizia che riguardo il sovraffollamento, "personalmente mi sono spesa molto, perché per 20 anni prima di entrare in Senato sono stato direttore di un carcere. La situazione del sovraffollamento è atavica, da parte di vari governi è stata affrontata in modi diversi: indulto, amnistia, detenzione domiciliare, ma non si è mai riusciti a risolvere completamente un problema che con la pandemia si è accentuato". Lo spiega a 9Colonne Bruna Piarulli, senatrice del Movimento 5 Stelle, componente della commissione Giustizia, secondo cui la soluzione principale è "dare importanza alle misure alternative, alla possibilità di espiare la pena in maniera diversa soprattutto per reati di non particolare gravità, prevedendo anche, qualora non vi sia un domicilio idoneo, di poterla espiare in comunità": questo perché "gli stranieri di fatto vengono esclusi dalla fruizione della misura alternativa". Altro tema caldo toccato dalla ministra Cartabia nel corso della sua relazione annuale sulla giustizia è l'istituto della giustizia riparativa, compreso nella riforma del processo penale che, ricorda Piarulli, è stato portato avanti dalla ministra Cartabia ma che parte dall'inizio di questa legislatura con il lavoro di tutti noi parlamentari: sono contentissima che se ne parli perché personalmente avevo già intrapreso un percorso di giustizia riparativa in via sperimentale all'interno del carcere di Trani, e oggi questo viene recepito". Per la senatrice pugliese "è un momento in cui ci vuole maturità da parte di tutti gli attori nel prendere contezza del fatto che la pena deve rieducare e risocializzare" e la giustizia riparativa, lungi dall'essere una 'risposta debole' come ha sottolineato Cartabia, "consiste nel dirimere il conflitto nelle parti: durante il processo la vittima è lascata a se stessa mentre è necessario un accompagnamento, deve essere un percorso volontario che punti sulla responsabilizzazione dell'autore del reato". Un istituto che serve al condannato "a rendersi conto del danno che ha commesso", al sistema carcerario "di evitare la recidiva", e alla vittima "per avere la conoscenza indiretta del percorso che sta svolgendo l'autore del reato". Insomma, conclude Piarulli "un percorso di grande maturità da parte di una società democratica che riesce a recepire il dettato costituzionale".
(PO / Sis)

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