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La storia di Giulia: la coreografa italiana con Londra nel cuore

La storia di Giulia: la coreografa italiana con Londra nel cuore

Nell’ambito della danza contemporanea, Giulia Roversi è senza dubbio una globetrotter. Dalla recente esperienza come coreografa internazionale per la Boris Eifman Academy in Russia, dove ha curato due esibizioni ai gala di San Pietroburgo e di Sebastopoli in Crimea, quest’ultima in collaborazione con l’etoile Sergei Polunin, alle future tappe in cui punta ad approdare, ovvero Belgio e Francia. In mezzo, una costante: Londra. Dopo gli studi all’University College of London e poi le esperienze come insegnante di danza in alcune importanti scuole della capitale britannica, ora Giulia sta seguendo un master in coreografia al Trinity Laban di Londra. “Ho vissuto in Italia il periodo del lockdown e, nonostante le esperienze all’estero e i traguardi raggiunti, tra cui la creazione di muZo Dance Theatre Company a Verona, sentivo che mi mancava qualcosa. Così ho pensato di iscrivermi al master in coreografia al Trinity Laban” confida a 9Colonne Giulia Roversi. Le restrizioni della pandemia l’hanno portata a seguire il primo anno interamente on line: un’esperienza, però, fondamentale per lavorare sul binomio danza-video. “Nella nostra professione è fondamentale abbinare arte, fisicità e tecnologia. In poche parole, senza video e foto la danza è come se svanisse. È fondamentale una buona qualità dell’immagine per far passare sullo schermo le emozioni che provi mentre ti esibisci”.
Dall’on line alla terza esperienza londinese della sua vita, questa volta con uno step in più: all’interno del Trinity Laban, Giulia Roversi ha dato vita a un collettivo artistico, sempre sotto il nome di muZo DTC, che la vede nel ruolo di coreografa e che ha già radunato tre ballerine italiane, una di Singapore, una russa e una proveniente dalla Spagna. Un’evoluzione in costante crescita quella di Giulia che, nel 2013, balzò all’onore delle cronache per essere stata tra le protagoniste del videoclip del brano “Queenie eye” di Paul McCartney e che, nel corso degli anni, ha collezionato esperienze ed esibizioni all’estero quanto in Italia, fino alla decisione di diventare una coreografa di caratura internazionale. E dove poteva farlo se non a Londra? “Dal punto di vista artistico, questa è una dimensione che ti offre veramente un panorama illimitato. Bisogna sapere come muoversi e cosa scegliere, non mancano infatti quegli show, quelle performance che lasciano a desiderare. Ecco, studio al Trinity Laban e lavoro con la mia compagnia per creare qualcosa che non faccia parte di questa categoria, ma che possa essere davvero sempre e solo unico”. Londra sarà quindi la meta definitiva della coreografa italiana? “Non lo so – confida a 9Colonne -, quel che è certo è che questa città è un po’ come una sirena. Magari andrò da qualche altra parte in futuro, sicuramente dopo aver ultimato il mio master al Trinity Laban, però so che poi non riuscirò a resistere al suo canto ammaliatore e tornerò”. (Feb – 1 feb)

(© 9Colonne - citare la fonte)