Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Il racconto di Ilaria da Lutsk:
patriottismo e solidarietà
oltre ogni limite

“I missili hanno colpito la zona dell’aeroporto militare di Lutsk e alcuni garage della polizia: da quel che sappiamo, ci sono morti e feriti”. Inizia così il racconto che l’italiana Ilaria Torelli, 34 anni, fa a 9Colonne direttamente da Lutsk, la città del nord ovest dell’Ucraina, a cento chilometri dal confine polacco, che l’ha “adottata” quasi dieci anni fa. Ilaria aveva lasciato l’Italia per intraprendere un’esperienza religiosa in un monastero della Chiesa Greco Cattolica in Ucraina. La vita, però, l’ha portata a prendere una strada diversa: un matrimonio e l’inizio di un lavoro come insegnante di inglese in due scuole private a Lutsk. Nelle sue parole è vivo il ricordo dello scoppio della guerra tra Ucraina e Russia, il 24 febbraio: “Prima delle 7 del mattino siamo stati svegliati dai colpi dei missili russi che hanno bombardato l’aeroporto militare (lo stesso citato nelle parole di Ilaria, in apertura di articolo, ndr). Da lì in poi, un’escalation che ha portato alla legge marziale, al coprifuoco dalle 22 alle 8 e al rifugiarsi nei bunker. Due o tre volte al giorno sentiamo le sirene antiaeree. Il clima è molto pesante, ma resistiamo”.

La resistenza del popolo ucraino è la stessa di Ilaria, che non ha mai pensato di lasciare quella terra: “Dal momento che mi sono sposata e che mio marito non può uscire dall’Ucraina perché potrebbe essere chiamato a combattere, mi sento moralmente obbligata a restare al suo fianco e soprattutto a non abbandonare questo popolo, che mi ha accolto in questi anni, proprio nel momento in cui può avere più bisogno e che sta combattendo anche per il mio futuro qui in Ucraina”. “Con l’introduzione della legge marziale – continua a spiegare - tutte le scuole sono chiuse e, non potendo lavorare, per il momento contribuisco a coordinare in minima parte i soccorsi umanitari che arrivano dall’Europa e diretti nelle città bombardate dell’Ucraina. Questo mi è possibile anche attraverso i continui contatti e riferimenti con la mia famiglia di origine che vive in provincia di Mantova, la quale si prodiga per l’approvvigionamento e la raccolta dei beni e talvolta necessita di traduzioni da una lingua all’altra per rendere funzionali gli aiuti materiali”. Le comunicazioni con la famiglia e con l’Italia sono utili, per Ilaria, anche per smontare una serie di notizie che hanno preso a circolare sul web: “Capisco come sia difficile comprendere appieno cosa accade qui e, soprattutto durante la guerra, ancor più ardua è la distinzione tra le notizie veritiere e quelle invece contaminate da una insidiosa e sottile propaganda. Ho sentito parlare di odio contro i cittadini ucraini che, per cultura e tradizione, parlano la lingua russa; non è così. Chiunque è sempre stato libero di parlare il russo, semplicemente il governo di Zelensky ha promosso delle attività di valorizzazione della cultura e dell’identità ucraina, ma sempre con il rispetto nei confronti di altre lingue e culture diffuse nella Nazione”.  Ilaria, infine, spiega a 9Colonne come sono le sue giornate da quando la sua vita, come quella del popolo ucraino, è stata stravolta: “Qui a Lutsk è davvero molto importante la preparazione del cibo per i soldati e civili che sono impegnati sul fronte militare in prima persona, ma anche per coloro che scavano le trincee a protezione delle città. A questo dedico il mio tempo. Ed è proprio in questi momenti che vedo un esempio di patriottismo e di solidarietà oltre ogni limite: ci si dà una mano gli uni con gli altri, dimostrando in maniera estrema l’attaccamento alla propria terra, alle proprie radici e alla propria cultura. E alla propria vita”. (14 mar - PO / FeB)

 

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