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Crediti di carbonio in Brasile, opportunità per il Sistema Italia

Crediti di carbonio in Brasile, opportunità per il Sistema Italia

Il Brasile si prepara a diventare uno dei principali esportatori al mondo di crediti di carbonio, un sistema che permette agli agricoltori di mettere sul mercato titoli garantiti dalla quantità di anidride carbonica assorbita dai loro campi. I crediti, che devono essere certificati da una istituzione idonea, come Carbon Development Mechanism (CDM), il Gold Standard o Verra, possono essere vendute alle aziende che debbano compensare le proprie emissioni di CO2. Secondo diversi report economici si tratta di uno degli investimenti più redditizi del mondo, con un guadagno stimato del 600% per il 2050. L'America Latina è in questo senso un territorio privilegiato, dove piccoli e medi produttori agricoli possono trovare spazi agevolati a partire dal Carbon Princing in the America, protocollo annunciato durante la COP26 di Glasgow. Recentemente il governo locale di Río de Janeiro ha annunciato il proprio interesse a sviluppare una piattaforma a livello nazionale, ed altre istituzioni brasiliane si sono espresse allo stesso modo. Abbiamo contattato l'Ambasciatore d'Italia a Brasilia, Francesco Azzarello, per capire quali possibilità si aprono per il Made in Italy in questo campo.

Ci può spiegare cos’è il mercato di crediti di carbonio e come si inserisce il Brasile in esso?
“Il mercato di crediti di carbonio rappresenta uno dei meccanismi cardine per agevolare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Grazie ad esso, che non a caso è disciplinato dall’Accordo di Parigi sul clima del 2015, i proprietari di terre ricche di vegetazione possono infatti fare certificare da organismi internazionali le quantità di anidride carbonica assorbite dai propri appezzamenti. Ogni tonnellata di anidride carbonica assorbita, che equivale ad un “credito di carbonio”, potrà poi essere collocata sui mercati internazionali, per essere acquistato da investitori. Attraverso tale meccanismo, il proprietario terriero può quindi ottenere una compensazione economica per i costi sostenuti per preservare la flora e la fauna presenti sul proprio appezzamento. In tale contesto, il Brasile si candida a diventare uno dei principali paesi produttori ed esportatori al mondo di crediti di carbonio: grazie all’estensione geografica del paese (circa due volte l’UE) ed alla ricchezza e diversità della sua vegetazione, secondo le stime degli esperti il mercato brasiliano dei crediti di carbonio potrebbe infatti valere sino a USD 72 miliardi da qui al 2030”.

Quali sono le opportunità per le aziende italiane in questo mercato? Esistono aziende del Sistema Italia in America Latina che possano approfittarne o si aprono strade per l’allargamento della presenza italiana nel paese?
“Le opportunità in tale settore per le nostre aziende, siano esse già presenti o meno in Brasile, sono immense. Non a caso, sono sempre più numerose le società italiane che vi stanno investendo, acquistando terre brasiliane con lo scopo di preservarle, facendone certificare l’emissione di crediti di carbonio da società internazionali e collocando i relativi crediti sui mercati internazionali. A riprova di ciò vale la pena ricordare che, nel solo 2021, il volume dei crediti di carbonio generati nel paese è aumentato del 236% rispetto a quello generato nel 2020 e del 779% rispetto al 2019”.

Esistono accordi o legami già stabiliti in quest’area tra Italia e Brasile? Ve ne sono in programma?
“In Brasile non esiste ancora un mercato nazionale regolato sui crediti di carbonio, con la conseguenza che gli operatori del settore devono collocare i propri crediti esclusivamente sui mercati internazionali. Al contrario, l’Italia e l’UE sono all’avanguardia in tale settore, avendo adottato ormai da alcuni anni un mercato regolato fondato sul principio del “cap&trade”. Mi auguro pertanto che la collaborazione Italia-Brasile in tale settore si consolidi ulteriormente, anche grazie all’attenzione del nostro Paese per le tematiche ambientali ed ai fortissimi legami che abbiamo con il Brasile, in tutti i campi”.

Come si inserisce questo tipo di opportunità nella più ampia azione della diplomazia italiana nella lotta al cambiamento climatico?
“L’Italia è uno dei paesi che maggiormente sta investendo nel processo di transizione verso un modello di sviluppo economico improntato alla sostenibilità ed all’azzeramento delle emissioni nette di carbonio nel corso dei prossimi decenni. Per raggiungere tale obiettivo è necessario sia ricorrere a strumenti innovativi come i crediti di carbonio, sia esercitare un’azione coordinata tra i principali paesi industrializzati del mondo, incluso il Brasile ove, va ricordato, l’83% della matrice elettrica già deriva da fonti sostenibili. In tale ultimo contesto, il ruolo ricoperto dall’Italia nei principali fora internazionali per la tutela dell’ambiente e della biodiversità è di primissimo piano: nel 2021, il nostro paese è stato ad esempio co-presidente della COP 26 tenutasi a Glasgow. La scorsa settimana, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha reso noto che parteciperà personalmente”. (Fel – 2 nov)

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