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direttore Paolo Pagliaro

DL MIGRANTI: PER ONG
VA SOLO ABROGATO

Un decreto, "non emendabile", ma che va solo abrogato. Questa la posizione espressa dalle organizzazioni non governative, prima in una conferenza stampa promossa dal presidente di Più Europa, Riccardo Magi, poi in audizione presso le commissioni riunite Affari costituzionali e trasporti di Montecitorio, sul decreto che regolamenta i flussi migratori, che porta la firma del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e che è stato varato a fine anno dal Consiglio dei ministri. Un dl che regola l’operato delle navi ong, introducendo norme più severe e stringenti per le attività di soccorso in mare: tra le novità, l'obbligo di raggiungere il porto assegnato nel minore tempo possibile, facendo sì che le navi possano effettuare un’operazione di soccorso per volta. Il porto assegnato, inoltre, come già visto in diversi casi, non sarà necessariamente quello più vicino al luogo del soccorso. L'auspicio delle organizzazioni (Msf, Emergency,  Resq, Sea-Watch, Mediterranea Savin Humans, Open Arms) è che in questa legislatura si insedi una commissione di inchiesta che verifichi quanto accade nel Mediterraneo, in merito all'attuazione dell'accordo Italia-Libia. "La scorsa legislatura eravamo in pochi a proporla, ora l'obiettivo è che diventi patrimonio comune di tutte le opposizioni" afferma Magi, secondo cui quello del ministro Piantedosi dovrebbe essere ribattezzato come il "dl menzogna e omissione di soccorso, è un punto basso nella vita delle istituzioni, una norma che forza le convenzioni internazionali e il codice di navigazione italiano, e ha un valore eversivo perché rende più difficile salvare le vite in mare. La commissione d'inchiesta – aggiunge - serve per colpire a morte le menzogne su cui su basano questi provvedimenti, ovvero che le ong si muovano al di fuori di una cornice di legalità".

MSF ED EMERGENCY. Secondo Juan Matías Gil, capomissione di Medici senza frontiere, si tratta di "tentativo di limitare l'attività di soccorso e di testimonianza delle ong in mare", mentre Rossella Miccio, presidente di Emergency, non usa giri di parole: "Chiediamo l'abrogazione di questo decreto perché in parte ribadisce l'ovvio, cose che già si facevano come tenere informate le autorità di quello che accade in mare, e in parte è assolutamente illegittimo perché va contro non solo lo spirito della nostra Costituzione ma anche le norme internazionali e il diritto del mare".   

RESQ. Emiliano Giovine, di Resq - People Saving People, sottolinea come i numeri smentiscano l'effetto di pull factor (ovvero di attrazione dei flussi migratori) che viene attribuito alle attività delle ong, affermando: "Questo provvedimento contrasta il principio della nostra azione, salvare vite umane e portare in salvo le persone il più presto possibile".

SEA-WATCH. Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch, sostiene che "il diritto internazionale è più che sufficiente per regolare l'attività di soccorso in mare, principio peraltro già enunciato dalla giustizia italiana, non più tardi dalla Corte di cassazione nel febbraio 2020, con il caso Rackete: decisione che di fatto ha ricordato la gerarchia delle norme e la necessità di rispettare il diritto internazionale, e che ha definito il soccorso effettuato dal comandante come adempimento di un dovere. Io credo che il decreto legge non possa scordarsi o addirittura calpestare queste pronunce e il diritto internazionale che gli è gerarchicamente superiore".

 

MEDITERRANEA E OPEN ARMS. Sulla stessa linea Vanessa Guidi, presidente di Mediterranea Saving Humans ("questo dl non ha lo scopo di rendere più sicuro il soccorso in mare, ma di allontanarci dal Mediterraneo" e Valentina Brinis di Open Arms, che snocciola un po' di cifre: "Dal 2015 come ong abbiamo portato in salvo oltre 230 mila persone, andando incontro a oltre 20 procedimenti. Invece di ripristinare strumenti come Mare Nostrum, che ha salvato 150 mila persone, ostacolano la nostra attività". (Roc – 16 gen)

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