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MELILLO: NON IMPEDIRE
LE INTERCETTAZIONI

Intervistato da Repubblica, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, commentando la cattura di Matteo Messina Denaro sottolinea che “le mafie sono in grado di assorbire qualunque colpo. Cosa Nostra ha una vitalità che prescinde dal pur importantissimo arresto di Matteo Messina Denaro. Ma, prima di questo, mi lasci dire che al procuratore di Palermo e ai magistrati che hanno condiviso con lui questi mesi di paziente lavoro va tutta la mia ammirazione, la mia affettuosa solidarietà. A loro, e ai carabinieri del Ros deve andare la riconoscenza del Paese”. L’arresto “dimostra ancora una volta la forza di un metodo di lavoro che del rigore, del coordinamento, della prudenza e della determinazione fa le sue leve fondamentali. E ci ricorda che la direzione delle indagini affidata al pm è un valore fondamentale”. Per Melillo, “Quanto accaduto dovrebbe far riflettere sulle solidità di certe opzioni, secondo cui il magistrato della pubblica accusa dovrebbe essere una sorta di avvocato delle forze di polizia: credo che invece anche queste ultime riconoscano una funzione di controllo e garanzia già durante le indagini preliminari, e di orientamento delle tecniche e degli obiettivi investigativi. A Palermo, c'è stata un'indagine lunga e difficile, con un'accelerazione importante: dovuta in particolare al ricorso sapiente allo strumento delle intercettazioni”. “Si tratta di un campo delicato e complesso che interroga tutti i sistemi nazionali. Innanzitutto perché nell'era digitale nelle indagini e nei processi confluiscono masse informative incomparabilmente più gradi e delicate rispetto al passato. Cie obiettivamente pone la necessità di rigoroso governo di strumenti e tecniche di indagini che coinvolgono diritti fondamentali. Dunque, tocca al legislatore tracciarne i confini. Da procuratore nazionale ho tuttavia la responsabilità di sottolineare che oggi le mafie parlano innanzitutto il linguaggio della corruzione e delle frodi fiscali, che è linguaggio praticato largamente dal mercato e nel mercato, fungendo da saldatura di interessi eterogenei”. Quindi, sottrarre alla corruzione lo strumento delle intercettazioni significa indebolire quella lotta? “Non c'è dubbio che sarebbe un danno serio. Perché una parte non secondaria delle conoscenze che costruiamo quotidianamente nascono da indagini su più rilevanti fenomeni di corruzione e di frode fiscale. Anzi, va sottolineato che è più difficile penetrare la segretezza degli accordi corruttivi che penetrare i contenuti di una riunione di mafiosi”. (18 GEN - deg)

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