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direttore Paolo Pagliaro

''NON TOCCO INTERCETTAZIONI
SU MAFIA E TERRORISMO''

"Noi auspichiamo che la gioia sia condivisa da tutte le parti politiche, indipendentemente dal loro orientamento, per la grande operazione che si è conclusa con l'arresto di Messina Denaro. È una operazione il cui merito è equamente diviso tra la magistratura e le varie forze dell'ordine, tra questo governo e i precedenti. Sarebbe proprio un auspicio patriottico quello di ritenere che non vi fossero delle divisioni nella distribuzione dei meriti di questa straordinaria operazione". Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, aprendo la relazione sull'amministrazione della giustizia in aula al Senato. "Per quanto riguarda la lotta contro la mafia, forse non sarà questo l'inizio della fine, ma sarà la fine dell'inizio, cioè la fine di ciò che è iniziato tanti anni fa con delle stragi spaventose, il cui ultimo arresto costituisce appunto l'epilogo, perché è stato assicurato alla giustizia l'ultimo dei suoi autori - sottolinea il Guardasigilli - Ripeto: è la fine dell'inizio, ma potrebbe anche essere l'inizio della fine. In questo senso, l'attività del governo, del Parlamento, delle forze dell'ordine e penso di tutti noi sarà forte, omogenea, duratura e incondizionata". Nella sua relazione, il ministro rimarca che "la giustizia italiana soffre di molte criticità, che costituiscono un freno alla nostra economia; tale rallentamento costa all'Italia almeno due punti di Pil". "Non ripeteremo mai abbastanza che la definitiva riduzione dei tempi dei processi costituisce un elemento essenziale del sistema complessivo per quanto riguarda l'economia" avverte Nordio, per poi sottolineare: "Proprio in relazione all'emergenza economica che in questo momento il Paese sta attraversando, una priorità assoluta è quella di accelerare e di razionalizzare la nostra giustizia, ed essenzialmente la giustizia civile" e "questo impatto negativo nei confronti proprio della nostra economia è una delle preoccupazioni fondamentali del nostro governo".

GARANTISMO. "Riaffermiamo il nostro fermo proposito di attuare nel modo più rapido ed efficace il garantismo del diritto penale" precisa il ministro, aggiungendo: "Realizzeremo la tutela della presunzione di innocenza della persona, assicurandone la dignità e l'onore durante le indagini e il processo. Parallelamente assicureremo la certezza della pena, che non coinciderà sempre e solo con il carcere, ma sarà comunque afflittiva, certa, rapida, proporzionata e orientata al recupero del condannato secondo il nostro dettato costituzionale". Poi, tra una citazione di Shakespeare e un 'altra di Dante, Nordio arriva al tema caldo delle intercettazioni: "Qui in questi giorni abbiamo ascoltato quelle che Shakespeare diceva essere delle 'risposte date da un sordo a delle domande che nessuno gli pone'. Infatti, non sarà mai abbastanza ribadito da parte di questo ministero che non vi saranno riforme che toccheranno le intercettazioni sulla mafia e sul terrorismo, né si ribadirà mai abbastanza che vi è una profonda differenza tra le intercettazioni che, come insegna la legge, mirano all'assicurazione e alla ricerca di una prova rispetto a quelle che si vuole siano esse stesse una prova". "Quello per cui servono le intercettazioni - ribadisce - sono i movimenti delle persone sospettate di criminalità, terrorismo e altri reati gravissimi. Ciò che serve è la capacità di comprendere attraverso le intercettazioni quali sono i rapporti occulti e misteriosi che legano queste persone ad altre. Per questo le intercettazioni, anche quelle preventive e non quelle giudiziarie, sono indispensabili. Altra cosa sono le intercettazioni giudiziarie che coinvolgono persone non imputate, né indagate e che, attraverso un meccanismo perverso e tra l'altro costosissimo di diffusione pilotata, finiscono sulla stampa e sui giornali e delegittimano e offendono cittadini che non sono minimamente coinvolti nelle indagini.  Dante direbbe 'questo sia suggel ch'ogn' omo sganni'. Spero finalmente, una volta per tutte, di essere stato chiaro su questo".

PROCESSO PENALE. Per quanto riguarda le proposte che incideranno sulla strategia del processo penale, il ministro spiega che "l'intenzione a medio e lungo termine è quella di riformare il codice Rocco del 1930, che è stato firmato da Benito Mussolini e da Vittorio Emanuele III. È abbastanza contraddittorio che, a distanza di tanti anni dall'approvazione della Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza, sia ancora in vigore un codice penale firmato da un dittatore". (Roc - 18 gen)

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