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direttore Paolo Pagliaro

DON CIOTTI: ORA IL BOSS
RACCONTI LA VERITA’

La lunga latitanza di Messina Denaro è stata favorita da quella di alcuni politici: “Non hanno capito che le mafie si combattono anche con le politiche sociali, garantendo i diritti fondamentali come lavoro, istruzione e salute”. È la convinzione di Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e Gruppo Abele, intervistato dalla Stampa. Da oltre trent'anni sotto scorta per le minacce di Cosa Nostra (Totò Riina diede l'ordine di ucciderlo), il "prete degli ultimi" auspica una “rigenerazione culturale» e la fine della “diserzione etica della politica”: in quel modo la mafia diventerà “un fenomeno criminale circoscritto, slegato dal resto della società”. “La latitanza del boss – afferma Don Ciotti - è stata indubbiamente favorita dalla latitanza di quella politica che non ha capito, o fatto finta di non capire, che le mafie non si contrastano solo con indagini e arresti ma con le politiche sociali, garantendo i diritti fondamentali come lavoro, istruzione e salute. E con il superamento di un modello economico (quello neoliberista, che ha nel profitto il valore assoluto) terreno di conquista e razzie per tutte le mafie, nazionali e internazionali. C'è una convergenza stretta tra crimine mafioso, reato economico e diserzione etica della politica”. “Le mafie non si combattono soltanto con gli strumenti investigativi e la repressione. Le organizzazioni criminali affondano le radici nel vuoto dei diritti, nella debolezza e nella malattia delle democrazie: senza un cambiamento, una rigenerazione sociale e culturale, continueranno a sopravvivere, a trasformarsi, ad assumere forme adeguate ai tempi”. Il boss può contribuire a fare luce su alcuni dei più sanguinosi misteri d'Italia. Crede che collaborerà? “Me lo auguro di cuore, per le vittime di quei fatti ancora avvolti dal mistero e anche per lui. Sarebbe un modo non di sgravarsi la coscienza, ma di nutrirla con l'unico alimento che rende una vita degna di essere vissuta: la ricerca di verità”. Se si trovasse di fronte a lui, cosa gli direbbe? “Gli augurerei, dopo aver scatenato la guerra attorno a sé e provocato una miriade di vittime e dolore, di scatenare la guerra dentro di sé: sono i conflitti di coscienza a indicarci la strada della dignità e dell'umanità”. (19 GEN - deg)

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