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direttore Paolo Pagliaro

SPATARO: PRESERVARE
LE INTERCETTAZIONI

Repubblica intervista Armando Spataro, magistrato oggi in pensione al quale chiede un commento alla dichiarazione del ministro Carlo Nordio per il quale “non sarà mai chiarita abbastanza la differenza che passa tra le intercettazioni che mirano alla ricerca della prova rispetto a quelle che diventano esse stesse una prova”. Spataro risponde spiegando che “Se si intercetta una telefonata, nella quale Tizio e Caio si mettono d'accordo per commettere un omicidio è prova. Se Tizio e Caio si accordano per vedersi, non è prova, ma lo diventa se la polizia giudiziaria li segue e accerta un delitto mentre avviene. Il ministro fa questioni lessicali, ma il tema centrale riguarda l'utilizzabilità delle intercettazioni”. Intercettazioni per mafia e terrorismo non si toccano, dice sempre Nordio, ma ancora non chiarisce se possano farsi per corruzione. SI può intercettare per questo reato? “Sì, la legge lo consente, e ci mancherebbe altro. Condivido in pieno l'intervista che vi ha rilasciato ieri il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, perché quando s'inizia un'intercettazione, magari non è finalizzata a scoprire un'associazione mafiosa, ma altri reati. Poiché la mafia è sempre alla ricerca di denaro e potere, però, vi possono ben essere indagini per frodi fiscali, per bancarotta e per corruzione che partono con un'intercettazione per questi reati finendo con il rivelare intrecci mafiosi”. “Non ci sono intercettazioni ‘anormali’ o ‘eccezionali’: sono ‘normali’ tutte quelle per i reati previsti dalla legge. Altrimenti sarebbero illecite. Quindi, il catalogo dei reati non dev'essere toccato, ridurlo non ha senso”. (19 GEN - deg)

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