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BONACCINI: IL MIO PD
PARLI COME SI FA AL BAR

Il Pd è al 14% nei sondaggi, un dato che il Corriere fa notare al candidato alla segreteria dem Stefano Bonaccini chiedendogli se questo non faccia rischiare al partito la scomparsa. “Peggio – è la risposta del governatore dell’Emilia-Romagna -. Rischia l'irrilevanza. Io sono per tornare alla vocazione maggioritaria. Che non significa non fare alleanze, che sono necessarie. Significa non delegare nulla a nessuno. Non delego i voti di sinistra ai 5 Stelle, né i voti moderati al Terzo polo. Vogliamo andare a prenderceli noi. E anche a prenderli a destra”. Conte evoca Berlinguer, parla della “nostra storia”. . . “Se Conte è così di sinistra, non si presenterà più alle elezioni da solo; perché così diventa il migliore alleato della destra”. Reddito di cittadinanza? “Non va abolito, va cambiato. Emiliano in Puglia e io in Emilia-Romagna fummo i primi a creare il reddito di solidarietà. Ma chi lo riceve deve essere accompagnato al lavoro. Oggi in Italia c'è una grande questione: il potere d'acquisto. Basta parlare di cuneo fiscale”. Perché? “Perché la gente al bar pensa che sia una tassa per una città piemontese. E noi dobbiamo studiare Gramsci, Gobetti, Dossetti, Bobbio, i nostri padri nobili, e nello stesso tempo dobbiamo saper parlare come la gente al bar. Parliamo del taglio delle imposte sul lavoro. L'imprenditore stabilizza un precario? Lo Stato lo fa risparmiare”. Autonomia? “Sì, però non quella di Calderoli. Non si devono spostare soldi da una Regione all'altra, ma consentire a ognuna di programmare gli investimenti e tagliare la burocrazia”. (20 GEN - deg)

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