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IMPASTATO: ALZIAMO
IL VELO SULLA BORGHESIA

IMPASTATO: ALZIAMO <br> IL VELO SULLA BORGHESIA

“Sulla latitanza di Matteo Messina Denaro servono indagini approfondite: se un latitante di quel livello, un criminale così incallito, riesce a rimanere trent'anni senza essere catturato, vuol dire che ha potuto godere di forme di protezione a livello altissimo. Nella borghesia e non solo”. Così a Repubblica Giovanni Impastato, il cui fratello Peppino, giornalista e conduttore radiofonico, fu ucciso da Cosa nostra del 1978 e che aa anni porta avanti l'impegno antimafia raccontato nel film “I cento passi”. “Devo ritenere – afferma Impastato - che Messina Denaro si sia avvalso di persone che si sentivano garantite da lui e hanno ricambiato offrendogli protezione”. È d'accordo con il procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, che ha puntato l'indice contro la “borghesia mafiosa”? “Il procuratore ha ragione. Sono tantissimi anni che portiamo avanti l'analisi sulla borghesia mafiosa con gli studi del fondatore del Centro Impastato, il sociologo Umberto Santino. La borghesia ha avuto un ruolo importante in questi anni. Ci sono stati medici, imprenditori, professionisti, anche politici, che hanno avuto rapporti diretti con la mafia. Oggi dobbiamo analizzare con attenzione quello che è il nuovo percorso della mafia”. “Cosa nostra non è più quella delle stragi che andava allo scontro con lo Stato. È soprattutto una mafia di affari”. (20 gen - deg)

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