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COVID, VAIA: OGGI
SIAMO IN UN'ALTRA ERA

“Come mi sono sentito? E come se tu vedessi di fronte a te il nemico. Era in casa mia. Ero scosso profondamente. Ma non mi sono mai abbattuto, mai”. Così al Corriere della Sera Francesco Vaia, direttore generale dell’Istituto Spallanzani, ricorda quel 29 gennaio 2020, quando vennero scoperti i primi due turisti cinesi infettati da Covid che ha poi sentito “tante volte. Ci hanno anche regalato una rosa e l'abbiamo piantata nel nostro roseto. Non scorderò mai la frase della signora in lacrime mentre la accompagnavo all'ambulanza, mentre andava via: ‘I love Italy, I love Spallanzani’”. E aggiunge: “Oggi parliamo di un'altra era, sarebbe più corretto chiamarlo Covid-23. E si manifesta prevalentemente nelle vie aeree superiori come un'influenza. Non più con la polmonite, salvo in persone anziane, con patologie cronicodegenerative o oncologiche, pazienti immuno-deficitari o non vaccinati” ma “il nemico non va mai sottovalutato. Ma, mi chiedo, perché spaventare le persone? Qual è l'obiettivo? Perché se si spaventa una persona la si rende più debole rispetto al nemico”, “non mi sono mai schierato tra i catastrofisti, anzi. Ma mai schierato neppure tra i fondamentalisti. Anche se questo equilibrio mi è costato le minacce dei no vax. E da oltre un anno sono accompagnato dagli amici delle forze dell'ordine”. Quindi sottolinea: “La pandemia è stata un po' lo spartiacque tra il Medioevo e la modernità. Quante volte abbiamo parlato della ventilazione meccanica? Sono convinto che siamo a buon punto e che riusciremo a risolvere questo problema. La ventilazione meccanica è uno degli obiettivi che un Paese moderno si deve porre” e “va rivista l'organizzazione del servizio sanitario facendo due cose: potenziare il territorio e far sì che tanti piccoli Spallanzani crescano. Che cosa voglio dire? Che bisogna specializzare sempre di più gli ospedali”. (29 gen – redm

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