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Albinati e un Paese
che vive di retorica

Albinati e un Paese <br> che vive di retorica

di Paolo Pagliaro

(21 marzo 2016) Chi l’ha letto, come Francesco Piccolo, assicura che è un grande romanzo, e la fascetta di copertina avverte che è  il romanzo italiano più atteso dell’anno. Ma “La scuola cattolica” di Edoardo Albinati (Rizzoli), con le sue 1300 pagine,  è anche uno zibaldone di pensieri critici sulla cultura del tempo presente. Ci sono, ad esempio, osservazioni liberatorie  sul vizio di scrivere libri sui vizi degli Italiani, per dimostrare quanto siano sciocchi, corrotti, cialtroni, vili e sfacciati.  E questo quale che sia il loro comportamento. Se gli italiani risparmiano è perché hanno paura del futuro, sono diffidenti, nascondono i soldi sotto il materasso; se  s’indebitano è perché sono schiavi dei falsi miti consumistici, corrotti e faciloni.

La logica è morta ma il genere letterario fiorisce.

Si legge ancora nel libro di Albinati che il vero protagonista e al tempo stesso il nemico interno della società e della cultura italiana è la retorica. Sulla retorica campano politici, giornalisti, scrittori, in maniera per così dire professionale, ma anche gli industriali e i magistrati e gli operai e le mamme e gli studenti e tutte le corporazioni che, come pezze colorate, formano l’abito della nazione.

Non possono rinunciare a fare uso di retorica gli uomini politici, e questo è ovvio, e tantomeno i giornalisti che ne contestano l’operato. Il cosiddetto uomo della strada è poi, di solito, un campione di retorica, specie quando viene intervistato in televisione. La tradizione retorica italiana è imbattibile e pervasiva: durante la prima metà del Novecento è perlopiù appannaggio della destra (roboante, turgida, iperbolica), nella seconda metà invece è di sinistra (minacciosa o lamentosa a seconda delle circostanze), e in maniera continuativa, a rivestire ogni cosa con il suo pulviscolo odoroso di dolore e bontà, soccorre quella di matrice cattolica. Il romanzo di Albinati è un ottimo antidoto all’una e alle altre.

 

 

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