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ITALIA - CINA, BELLONI:
SI PUO’ FARE DI PIU’

ITALIA - CINA, BELLONI: <br> SI PUO’ FARE DI PIU’

Crescere più lentamente per crescere meglio. E' il "new normal" dell' economia cinese, che sceglie di non viaggiare più su una crescita a due cifre, e quindi solo quantitativa, ma preferisce un progresso a ritmi meno accelerati. Più qualità, più sostenibilità e quindi un quadro diverso da considerare per il Sistema Italia che si vuole affacciare nel Paese del Dragone. Scenari politici, economici e di accesso al business in Cina, con le implicazioni per le società estere e le opportunità settoriali per le imprese italiane, sono evidenziati nel Rapporto annuale "La Cina nel 2016 - Scenari e prospettive per le imprese", elaborato dal Centro Studi per l' Impresa della Fondazione Italia Cina (CeSIF). Il Rapporto, pubblicato dalla Fondazione Italia-Cina, "è uno strumento chiave per inquadrare l' andamento dell' economia in Cina ma anche le opportunità per le nostre imprese", spiega Vincenzo De Luca, direttore generale per il Sistema Paese del ministero degli Affari esteri durante la presentazione del Rapporto alla Farnesina. Il nuovo corso dell' economia cinese è "un percorso lungo a cui dobbiamo abituarci - sottolinea De Luca - e considerare come cambia per il Sistema Italia il quadro di opportunità per le nostre imprese". Il direttore generale per il Sistema Paese della Farnesina si sofferma sull' importanza di considerare una "strategia Cina per l' Italia, un processo di medio e lungo termine in grado di raggruppare soggetti e focalizzare settori chiave".

I RAPPORTI BILATERALI Per questo è importante puntare sui rapporti bilaterali che, ammette De Luca, hanno subito "un periodo di discontinuità tra il 2007 a il 2011 con poche visite istituzionali" ma che sono riprese negli ultimi tempi con "il Comitato intergovernativo, il business forum" e con la promozione in corso di "un forum culturale permanente Italia-Cina". E poi i "rapporti sul fronte politico, economico e culturale, e in vari contesti, come il G20 e le relazioni bilaterali con l' Unione europea" aggiunge Elisabetta Belloni, segretario generale del ministero degli Affari esteri, consapevole del fatto che in un Paese come la Cina "non si può improvvisare, è una realtà complessa e diversa dalla nostra, e per questo è fondamentale avere a disposizione strumenti quali quello offerto da questo rapporto". Un rapporto che negli anni si è "incrementato - dice Cesare Romiti, presidente della Fondazione Italia Cina - e che quest' anno riguarda non solo fenomeni economici e politici ma prende in esame le singole province cinesi, molto più grandi di quelle italiane, e che rappresentano per l' attività delle aziende la parte più interessante". Dal rapporto si individuano gli obiettivi del governo cinese: diventare una società moderatamente benestante entro il 2021 (a 100 anni dalla nascita del Partito comunista) e raddoppiare il proprio Pil negli anni 2010-2020 e pienamente sviluppato entro il 2049 (a 100 anni dalla nascita della Repubblica popolare cinese).

LA FARNESINA  Target di crescita che il Sistema Italia deve tenere in considerazione, insieme a un aumento rapido dei costi aziendali e del lavoro (200-300% tra il 2010 e il 2020) e un' impennata nella retribuzione del lavoro industriale. Tra gli obiettivi del XIII piano quinquennale cinese (2016-2020), anche quello di una crescita del 6,5% entro il 2020. E "se è vero che la Cina per l' Italia è il terzo fornitore in assoluto e che l' Italia per la Cina è il quarto fornitore europeo - continua Belloni -, ci vuole anche il coraggio di dire che si potrebbe fare di più. Le cifre in assoluto sono incoraggianti, ma se si fa una valutazione di quanto gli altri Paesi fanno e del potenziale della Cina, allora si capisce che si può lavorare molto". Fare di più, anche e soprattutto con il sostegno delle Istituzioni, che devono sostenere la presenza italiana in Cina. "Come ministero - assicura De Luca - siamo pienamente coinvolti, con la Direzione generale per la promozione del sistema Paese, a sostenere questo percorso anche con la nostra rete diplomatico-consolare in Cina". Gli fa eco Belloni: "E' significativo il fatto che la Farnesina voglia essere attore istituzionale soprattutto in Cina ed ampliare così la presenza istituzionale che accompagni quella economica nel Paese". "Se riusciamo ad avere una strategia in Cina - chiosa De Luca - avremmo molte probabilità di rafforzare la nostra internazionalizzazione in Cina". (23 giu - PO / Sip)

 

 

 

 

 

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