Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Trionfo di Trump
e disfatta dei media

di Paolo Pagliaro

(9 novembre 2016) Tra i principali giornali degli Stati Uniti, 57 si erano schierati esplicitamente al fianco di Hillary Clinton, mentre solo due avevano scelto di appoggiare Donald Trump, il numero di endorsement più basso per un candidato nella storia delle elezioni americane. Per la prima volta in 123 anni di vita aveva scelto di schierarsi anche Vogue - il celebre magazine di moda e cultura - e naturalmente lo aveva fatto a sostegno della candidata democratica.

La vittoria di Trump è dunque anche la disfatta della grande stampa. L’aspetto più vistoso è la figuraccia del giornalismo predittivo. Fino a ieri il New York Times dava la Clinton alla Casa Bianca con l’85% di probabilità mentre per Nate Silver, il più celebre e finora quasi infallibile sondaggista americano, le possibilità di vittoria di Hillary erano comunque superiori al 70 per cento.

Il problema però non sono tanto le previsioni errate, quanto l’incapacità di comprendere e dunque di spiegare e di convincere. “La vittoria di Trump – ha scritto poco fa il Washington Post - rivela che le nostre supposizioni su chi siamo come Paese erano decisamente sbagliate”.

E’ come se l’apparato concettuale di chi fa i giornali – osserva Stefano Balassone - non coincidesse più con quello di chi li legge. Una crisi culturale a cui si aggiunge quella industriale, con le imprese dell’editoria quotidiana, che accompagnavano la vita e i pensieri dell’uomo comune, condannate a perdere mercato per l’avanzare del web.

Nel luglio scorso, sull’Huffington Post il premio Oscar Michael Moore aveva invitato i suoi amici liberal a uscire dalla loro bolla fatta di privilegi culturali, economici e sociali. “Se ne avrete la voglia e la capacità – aveva scritto Moore – capirete perché Donald Trump sta per diventare presidente degli Stati Uniti”. Ma nessuno lo seguì fuori dalla bolla.

(© 9Colonne - citare la fonte)