Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Il supermanager finge
di essere un rifugiato

Il supermanager finge <br> di essere un rifugiato

di Paolo Pagliaro

Due brevi notizie apparse questa mattina sul Corriere della Sera e sulla Stampa gettano un’ombra sinistra sulla qualità delle classi dirigenti a cui il mondo ha affidato i propri destini. 
Entrambe le notizie vengono da Davos, dove i potenti della terra sono riuniti per l’annuale riunione del Forum economico mondiale. 
La prima notizia, raccontata dal Corriere, è che a Davos spopola un gioco intitolato «Un giorno nella vita di un rifugiato». Ogni supermanager del Forum, dove si accede pagando decine di migliaia di euro, finge per un’ora di essere un rifugiato in una tenda. «Per capire cosa si prova». Poi torna ai suoi drink e agli incontri d’affari.  La notizia potrebbe sembrare inventata, ma purtroppo il Corriere pubblica anche le foto dei manager travestiti da rifugiati, o come loro immaginano siano vestiti.
La seconda notizia, raccontata da Marco Zatterin sulla Stampa, riguarda un incontro a porte chiuse tra trader e protagonisti del mondo della Finanza globale. A un certo punto tutti i telefoni hanno suonato contemporaneamente. I presenti si sono guardati e hanno capito subito cos’era successo. Donald Trump aveva twittato. E gli smartphone, rispondendo all’ordine del loro proprietario, hanno segnalato l’evento presidenziale che tutti, proprio tutti, sono corsi a leggere e valutare. Qualcuno, però, era più attrezzato degli altri. Esistono infatti delle applicazioni che analizzano i tweet e li collegano al settore merceologico che può essere interessato dal pensiero del magnate. Se dunque Trump scrive contro la Nato ecco un testo che avverte dei problemi per la Difesa. Oppure se grida contro la Cina e gli accordi commerciali appare l’allerta tecnologico o meccanico.  Pare che così – grazie a un tweet e a una App – si decidano investimenti miliardari.  

 

(© 9Colonne - citare la fonte)