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Marco De Simone e il suo 'Fantozzi ti amo'

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Marco De Simone e il suo 'Fantozzi ti amo'

MARCO DE SIMONE RACCONTA IL SUO “ FANTOZZI TI AMO”

 “Ci ha dato messaggi sottili e profondi. Sempre attuali. Tutti siamo un po’ Fantozzi e Fantozzi è un eterno e indistruttibile capro espiatorio”. A parlare è Marco De Simone, giornalista e scrittore salernitano autore del libro "Memorie dal sottoscala - Fantozzi ti amo" (Amarganta Editore). “Al personaggio di Fantozzi ho dedicato due tesi di laurea, la triennale conseguita a Salerno e la biennale conseguita a Napoli. Ho avuto l'onore di conoscere il Maestro prima telefonicamente nel 2005 (mi contattò per farmi l' in bocca al lupo per la mia prima tesi) e poi di persona nel 2013, quando mi ricevette a casa sua a Roma dove mi recai per intervistarlo proprio per scrivere il saggio” racconta De Simone. L’autore spiega come è nato il testo: “‘Memorie dal sottoscala - Fantozzi ti amo’ è stato pubblicato da Amarganta di Rieti nel novembre del 2015: a 40 anni esatti dall'uscita cinematografica del primo ‘Fantozzi’. Devo ringraziare la mia famiglia, la curatrice editor Tina Galano e la casa editrice”.  Nel saggio De Simone propone curiosità, riflessioni, spunti e approfondimenti indirizzati ad appassionati e non solo. Nella seconda parte del libro viene sviscerato un parallelismo sorprendente tra la produzione di Paolo Villaggio (su tutti Giandomenico Fracchia e appunto Ugo Fantozzi) e quella di Dostoevskij con il Fëdor delle Memorie dal sottosuolo e il signor Jacov Petrovic Goljadkin del romanzo Il Sosia: “Paolo Villaggio – spiega l’autore - non è solo Fantozzi, ma è chiaro che nell’immaginario collettivo si è impresso principalmente per il ragioniere. Credo che per molto tempo sia stato non sottovalutato ma sminuito. Forse anche chi non lo gradiva e non lo gradisce sapeva e sa, sotto sotto, che Paolo Villaggio è straordinario: un mega attore galattico, un autore clamoroso”. Paolo Villaggio con il suo Fantozzi è entrato prepotentemente nell’immaginario collettivo di intere generazioni di lettori/spettatori grazie soprattutto al talento istrionico del comico genovese: “Personalmente l'ho sempre adorato – continua lo scrittore - e ritenuto molto ‘oltre’ la visione comune che si ha della ‘grande maschera del cinema italiano’, ‘italiano medio’ ecc. Villaggio – conclude De Simone -  con Fantozzi, ci ha lanciato messaggi sempre attuali”. Un personaggio che ha lasciato un segno e che sarà difficile dimenticare perché “tutti  infondo siamo un po’ Fantozzi”. 

 

AL RITMO DELLE STAGIONI, UN ANNO DI VITA IN MONTAGNA

Mai pensato di mollare tutto, dimenticare la frenesia del mondo, e provare una strada diversa? "Al ritmo delle stagioni. Un anno di vita in montagna" è il libro firmato da Tommaso D'Errico  e Alessia Battistoni  che racconta l'esperienza di due trentenni romani che scelgono di andare a vivere in una remota borgata alpina della Valle Maira, circondati dalla natura selvaggia, finalmente liberi di sperimentare uno stile di vita diverso da quello cittadino. Tommaso e Alessia, stanchi della vita frenetica di città, hanno scelto di percorrere una strada alternativa, un’esperienza a contatto con la natura per cercare la felicità al ritmo delle stagioni. Con una buona dose di autoironia ma consapevoli del valore del loro impegno, Tommaso e Alessia, raccontano in questo libro le motivazioni che li hanno portati a questa scelta e le difficoltà per metterla in pratica; gli episodi più significativi e le situazioni tragicomiche che si sono trovati ad affrontare; la necessità di mettersi alla prova e adattarsi; la vita in una sperduta borgata e la ricerca di una connessione con l’ambiente naturale in cui sono immersi; il tentativo di far convivere il bisogno di naturalezza con una mente plasmata e assorbita dalla modernità. Prendendo spunto da questa nuova realtà affrontano temi quali la questione del reddito, la decrescita volontaria, l’autoproduzione, il rapporto con la natura, il valore del tempo libero e di una socialità più “umana”. Sperano che la loro esperienza possa contribuire alla definizione di un modello attuale e realistico di ripopolamento dei contesti rurali, troppo spesso trascurati e sempre più ricchi di opportunità. E, perché no, stimolare qualcuno a intraprendere un proprio percorso di liberazione. Il libro (350 pagine) può essere acquistato direttamente dal loro sito( www.alritmodellestagioni.it/prodotto/un-anno-di-vita-in-montagna/). (PO / red)

 

 “SE NON DOVESSI TORNARE” DI ROBERTO SCANAROTTI

  La casa editrice milanese “Nuova Narrativa Italiana” pubblica nella collana “Millestorie” un commovente romanzo sull’amicizia e sull’importanza di perdonare a se stessi e agli altrii: “Se non dovessi tornare” di Roberto Scanarotti. Autunno del 1999. Al professore di lettere Aurelio Serra restano sei mesi di vita e una cosa importante da fare: rivedere la figlia Lea, che ha allontanato da anni, responsabile della morte della moglie Laura in un incidente stradale. Da sempre scorbutico, misantropo e intransigente, Aurelio affronta un lungo viaggio in treno da Torino a Salerno, dove conosce Clelia, una donna affabile e intensa, in visita all’amica Anna, che riesce a conquistare la sua attenzione e a indurlo finalmente a confidarsi. Ma sullo stesso treno viaggia per caso anche Ennio, il marito di Lea, che ha un conto ancora in sospeso con il professore. Tra personaggi indimenticabili, rivelazioni inattese, situazioni impreviste e una trama degna di un thriller, un formidabile e commovente romanzo sull’amicizia e sull’importanza di perdonare a se stessi e agli altri. Roberto Scanarotti è nato a Genova nel 1952 e dal 2010 vive a Roma. Laureato in lettere, giornalista, per il Gruppo FS ha diretto la storica testata “Amico Treno”, ed è stato caporedattore dei magazine “Riflessi” e “La Freccia” e del giornale online “FSNews.it”. Alle suggestioni del viaggio su rotaia ha dedicato numerosi articoli e i libri “Treno e cinema” (1997), “Aghi, macachi e marmotte” (2006) e “Destinazione Immaginario” (2012). Dal 2013 si occupa attivamente di narrativa autobiografica e biografica, anche organizzando laboratori di scrittura. Ha pubblicato le raccolte di storie “Ritorno al Risaro” (2014) e “Con le mani io vedrò” (2015), e curato l’antologia “Alta in banda” (2016). “Se non dovessi tornare” è il suo primo romanzo.

“AL POSTO DEL DOLORE” DI ILVA SARTINI

 È uscito per Affinità Elettive Edizioni “Al posto del dolore”: il romanzo d’esordio di Ilva Sartini, ex dirigente di un’importante associazione di categoria, che con questo libro racconta il dolore e la miseria degli anni della Seconda guerra mondiale a Pennabilli (Rimini) e dintorni, terra in cui l’autrice ha trascorso l’infanzia e la giovinezza. Nel romanzo si intrecciano le vicende di due donne appartenenti a due epoche diverse. La prima è Angela, una giovanissima contadina nata negli anni ’30 del secolo scorso che, dopo essere stata colpita in piena testa da una mucca, viene ricoverata in un’orribile stanza del San Benedetto, l’Ospedale Psichiatrico di Pesaro. E poi Elisabetta, laureata a pieni voti in urbanistica in una prestigiosa università che, come tanti giovani italiani di oggi, alla soglia dei trent’anni è ancora in cerca di una sua stabilità. Frequenta master e corsi di specializzazione, fa stage e partecipa a concorsi, nella speranza di un contratto che si possa definire serio. Così, quando ormai valuta persino di trasferirsi all’estero, trova casualmente nel sito del Comune una novità che la stimola molto: un concorso d’idee per riqualificare la struttura pericolante del manicomio. Non può sapere che si tratta dello stesso luogo in cui fu ricoverata Angela oltre mezzo secolo prima. È proprio una foto ingiallita, scovata per caso in un’enorme pila di cartelle mediche umide e polverose, abbandonate in una stanza del San Benedetto, a sconvolgere emotivamente Elisabetta, spingendola ad andare oltre il suo interesse professionale per il recupero della struttura. È la storia di Angela, protagonista dello scatto, morta prematuramente e in qualche modo legata alle vicende della sua famiglia. Che fine hanno fatto i documenti di questa giovane donna? Sono stati occultati di proposito? Qual era la sua reale malattia mentale? E soprattutto, si tratta di una malattia ereditaria? A queste e altre domande dovrà rispondere Elisabetta, immergendosi in storie di guerra e fame del mondo contadino, di bombardamenti e di cadaveri abbandonati senza una degna sepoltura. (PO / red)

CLAUDIO DEMURTAS: L'ESORDIO IN LIBRERIA CON "CHIARO DI VENERE"

E' uscito per Edizioni EventualMente "Chiaro di Venere", il primo romanzo dell'autore sardo Claudio Demurtas, ambientato negli anni ’60, caratterizzato da una particolare qualità narrativa e da un virtuosismo stilistico. E' la storia di Federico Nemis, studente universitario di giurisprudenza, debole, titubante, insoddisfatto della vita, spesso invischiato in amori complicati, indifferente ai problemi di un’epoca che contesta idee e comportamenti del passato, ma fanatico del mondo calcistico. La nomina di insegnante in una scuola media di uno sperduto paesino della Sardegna si rivela tuttavia provvidenziale. Fare il professore gli permette di acquistare una certa autonomia economica e dalla famiglia d’origine, ma soprattutto di comprare la sua prima Seicento. L’iniziale indifferenza a tematiche politiche, sociali e religiose lascia così finalmente spazio a un percorso di formazione e di crescita anche grazie all’incontro con Luisella, una matricola della facoltà di giurisprudenza che proviene da un ambiente sociale operaio molto diverso da quello di Federico, con cui sosterrà pian piano accese discussioni politiche.  Caduti i pregiudizi che l’hanno condizionato profondamente e negativamente, e in seguito agli incontri con don Marino, un prete contestatore, Federico trova infine se stesso e gli altri, l’amore tanto agognato e la vita.(7 lug - red)

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