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VOTO ESTERO, SALVA VERDINI O NORMA GIUSTA?

VOTO ESTERO, SALVA VERDINI O NORMA GIUSTA?

 Alla fine la norma della legge elettorale che va a incidere sulla Circoscrizione Estero è passata, seppure con una riformulazione che fa scendere da 10 a 5 gli anni che devono passare prima che un italiano residente all’estero possa candidarsi alla Camera dopo aver svolto un incarico amministrativo nel paese di residenza. Rimane invece la novità più grande: la possibilità anche per i residenti in Italia di candidarsi all’estero. Due novità, magari ridotte a…una e mezza, che non hanno mancato di suscitare clamore, non solo tra gli italiani all’estero, con un alto grado di personalizzazione della vicenda: subito ribattezzata dalla stampa “anti-Bueno” dal nome della deputata italo-brasiliana, la norma è stata invece appellata “salva-Verdini” dal Movimento 5 Stelle, corretti però in aula da Daniela Santanché: “Informatevi, è un salva-Alfano”.  Ma quindi, è una norma ad personam, contra-personam o nessuno delle due?. Sicuramente, se anche fosse stata pensata in origine contro Renata Bueno, alla fine non lo è più: la parlamentare di Civici e Innovatori, eletta in America Meridionale, aveva svolto un incarico di consigliera comunale in Brasile prima di entrare a Montecitorio nel 2013. Con il limite dei 10 anni sarebbe stata ineleggibile nel 2018. "Non so se era stata suggerita da qualche amico di argentini che vogliono dominare le elezioni – aveva detto la Bueno - Non si tratta solo di salvare la mia pelle, ma il principio che le elezioni sono libere". Esaudita: con il limite sceso a 5 anni sarà ricandidabile.

 

M5S invece attacca sull’altro fronte, quello della candidabilità all’estero di un residente in Italia. Spiega Danilo Toninelli: “Ci sono degli impresentabili in questo Parlamento, e c’è qualcuno che potrebbe avere dei problemi appena uscito di qua, e abbiamo pensato a Denis Verdini. La norma che permette a chi risiede in Italia di presentarsi alla Circoscrizione Estero è un salva-Verdini”: in pratica, secondo i grillini, la maggioranza avrebbe pensato di candidare all’estero un personaggio che, secondo il codice antimafia, non sarebbe potuto finire nelle liste dei collegi italiani. Ma la vera sorpresa è l’uscita della Santanchè, che rimbrotta i grillini: “Studiate, informatevi –dice – la norma è per Alfano”. Unico indizio: l’emendamento arriva in effetti da Alternativa popolare, ma l’attuale ministro degli Esteri di certo non risulta al momento incandidabile. Rimane semmai l’ipotesi del salva-partitini: all’estero solo il Pd ha di fatto un buon radicamento sul territorio, gli altri potrebbero rimediare candidando qualche nome “forte”, visto che all’estero valgono le preferenze.

 

 

E se invece la norma non fosse stata scritta  né per favorire, né per svantaggiare nessuno? E’ la tesi di Emanuele Fiano, il relatore della legge elettorale, che ragiona in punta di diritto: “Questa è una norma di pura reciprocità – dice - perché al momento i residenti all’estero possono candidarsi anche in Italia  mentre non è concesso il contrario, con una evidente limitazione. Nel momento in cui introduciamo questa norma di reciprocità, mettiamo delle limitazioni: non è permessa la pluri-candidatura, non ci si può candidare contemporaneamente all’estero e in Italia. E per chiarezza sottolineo che il Partito democratico presenterà solo candidati residenti all’estero”.

(PO / Sis)

 

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