Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Fabiola Gianotti e i misteri dell’universo

Ritratti
Una galleria giornalistica di ritratti femminili legati all'Unità d'Italia. Donne protagoniste nell'economia, nelle scienze, nella cultura, nello spettacolo, nelle istituzioni e nell'attualità. Ogni settimana due figure femminili rappresentative della storia politica e culturale italiana passata e presente.

È la prima donna alla guida del Cern (Conseil européen pour la recherche nucléaire, il Centro europeo per la ricerca nucleare), terza italiana, dopo Carlo Rubbia e Luciano Maiani (ma è ancora un italiano tra i padri fondatori dell’organizzazione europea, Edoardo Amaldi): Fabiola Gianotti, fisica 57enne tra i protagonisti nella scoperta del bosone di Higgs, durante alcune giornate nella Capitale, dove pure è nata, si è prestata a illustrare le attività del laboratorio che dirige ai colleghi dell’Accademia dei Lincei, presso la sede di Palazzo Corsini, tenendo la conferenza “Il Cern, un laboratorio mondiale per la ricerca e molto di più”. Un’occasione per parlare non solo della caverna delle meraviglie vicino Ginevra (il Large Hadron Colider, un tunnel di 28 km a una profondità di 100 metri) dove vengono studiati gli elettroni e i quark, l’antimateria e il bing bang, ma anche di politica della scienza, di investimenti alla ricerca e - soprattutto - di utilità della scienza fondamentale. “Quando mi chiedono se il bosone di Higgs cambierà la nostra vita - ha raccontato la Gianotti - rispondo che ce l’ha già cambiata, perché per studiarlo abbiamo dovuto mettere a punto strumenti nuovi e innovativi utili in tanti altri campi. La scienza fondamentale è importante perché il progresso avanza attraverso grandi idee e grandi svolte. Spesso faccio l’esempio della luce elettrica: la luce in questa stanza non è l’evoluzione delle candele, ma ha richiesto un salto della conoscenza”. Un contributo su tutti? L’Hadron Therapy, o terapia adronica, che utilizza radiazioni prodotte da acceleratori per aggredire i tumori: si tratta di una sorta di “bisturi quantistico” che, dopo i due centri in Giappone e uno in Germania, è stato installato al Centro nazionale di adroterapia oncologica (Cnao) di Pavia, guidato da Ugo Amaldi, che di Edoardo è figlio. Al Cern, però, dove lavorano 17mila scienziati di 110 nazionalità diverse (“un luogo dove si celebrano le diversità”, ha detto) si fa anche formazione: “Sono circa 1600 i giovani formati ogni anno - ha continuato il direttore - di cui solo il 10% rimane nel campo della ricerca delle particelle: il 60% va nel settore privato, industrie in maggior misura, e il 30% in accademie e università. Secondo un sondaggio che abbiamo da poco svolto, per il 70% di loro l’impatto che il Cern ha avuto sulla loro educazione è stato fondamentale”. Anche per questo sono così ingenti gli investimenti dei paesi, tra cui la Germania detiene il primo posto (con quasi il 20% del budget investito totale). Quarto posto per l’Italia, con poco più del 10% (circa 120 milioni di euro). “Come dico sempre - ha aggiunto - il laboratorio costa a ogni cittadino europeo quanto un cappuccino l’anno”. Sono migliaia gli scienziati, fisici e ingegneri, che dalle profondità della terra scrutano la profondità del cosmo, alla ricerca dell’origine dell’universo e della formazione della materia di cui noi stessi siamo fatti. “C’è una questione imbarazzante ed emozionante insieme per un fisico: oggi conosciamo soltanto il 5% dell’universo; il resto ci è completamente oscuro. Questo significa che abbiamo ancora tante cose da scoprire”. Ed è proprio l’amore per la conoscenza a muovere e a tenere uniti migliaia di scienziati che lavorano a Ginevra: “La governance del Cern è oggetto di studi da tempo per sociologi, psicologhi, industriali e tanti altri. Ci si chiede infatti come sia possibile far lavorare insieme scienziati di tutto il mondo, tanto più che i contributi agli esperimenti si basano su accordi di intesa senza un vincolo legale forte: tutti, infatti, si sentono legati da un vincolo morale e dall’interesse scientifico comune”, ha detto sempre la fisica. Come è possibile far lavorare insieme scienziati di tutto il mondo? “La scienza è democratica e non gerarchica. Tutti, al Cern, hanno le stesse possibilità, a prescindere da sesso, etnia, religione e origine. Non solo, gli esperimenti hanno una struttura organizzativa molto leggera e le idee in maggior numero sono dei giovani, che sono i più creativi e posseggono i neuroni più attivi”. “Il piacere più nobile è la gioia di comprendere”, fa notare la Gianotti sulla scia di Leonardo da Vinci, simbolo tra i più fulgidi del genio italico. “Gli italiani al Cern - spiega ancora - sono circa 2mila, a cui vanno aggiunti i 500 dipendenti. I giovani italiani sono molto ben formati e sono tra i migliori al mondo almeno nel nostro campo: sono una fonte di orgoglio e di prestigio per tutti noi”. E di lei stessa, diplomata al Liceo Classico e al conservatorio come pianista (“sono sempre stata una bambina curiosa”), dice: “Aver studiato in Italia mi ha aiutato moltissimo, perché ho avuto un’educazione eccellente, dalla scuola elementare fino all’università”. Essere donna al Cern? “È bellissimo. Siamo ancora poche, il 12% in tutto, ma stiamo crescendo. Vent’anni fa eravamo solo il 4%. È un primo passo lungo una strada tutta da percorrere”.
(Bur)

(© 9Colonne - citare la fonte)
IM

Italiani nel mondo

NOVE COLONNE ATG

archivio

NOVE COLONNE ATG / SETTIMANALE

archivio

Turismo delle radici
SFOGLIA il Magazine

GLI ALFIERI DEL MADE IN ITALY

Le eccellenze italiane si raccontano

EDICOLA

Il meglio della stampa italiana all’estero

Logo Edicola

Speciali per l'estero