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Valerio Scanu, ecco
seconda autobiografia

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Valerio Scanu, ecco <br> seconda autobiografia

VALERIO SCANU, ECCO LA SECONDA AUTOBIOGRAFIA   

"Giuro di dire la verità - Dalla A alla Zia Mary": è un nuovo Valerio Scanu quello che ritroviamo nelle pagine di questo libro (Edizione Ultra): più maturo e consapevole, che si dona senza remore agli occhi di un pubblico che spesso fatica a decifrarlo. Diretto, immediato e senza filtri, il ventisettenne maddalenino si racconta, nella sua seconda autobiografia, tra pubblico e privato, scava nei suoi affetti più intimi, confessa aneddoti curiosi, passa in rassegna le diverse esperienze vissute nel corso della sua carriera, senza trascurare le delusioni. “Giuro di dire la verità” è una confessione in piena regola, divisa in ventisei voci, che non lascia spazio a ipotesi e dubbi. A incorniciarne il diorama letterario, una serie di istantanee catturate dall’obiettivo fedele di Fabrizio Cestari. Valerio però non dimentica il suo primo amore, la musica e, a due anni di distanza dalla partecipazione al Festival di Sanremo con il singolo "Finalmente piove" torna con il singolo "Ed io", un brano scritto da Tony Maiello (già autore per Giorgia, Laura Pausini, Francesco Renga) e Simonetta Spiri. “Ed io” è la possibilità di un legame spirituale e reciproco tra l’Onnipotente e la fragile creatura umana. . . Il dubbio che si staglia nell'animo di ogni essere vivente, quello ancestrale dello spogliarsi della propria armatura per raggiungere e toccare le corde del divino, si risolve con l’immagine accecante di una cometa nel cielo: una stella più luminosa di tutte le altre perché fiera di portare in grembo l’Amore tra un Figlio e un Padre che si donano senza remore e limiti. Valerio Scanu nato il 10 aprile 1990 nell’isola di La Maddalena, ha coltivato sin da piccolissimo il sogno di essere un cantante, e la partecipazione ad Amici di Maria De Filippi l’ha fatto conoscere al grande pubblico. Nel 2010 ha vinto il Festival di Sanremo; nel 2011 lascia la Emi ed apre la sua etichetta indipendente, la NatyLoveYou. Nel 2016 ritorna al Festival della canzone italiana con il brano Finalmente Piove scritto per lui da Fabrizio Moro. Il suo talento va oltre la musica: vera e propria star a tutto campo, negli ultimi anni, con il suo eclettismo e la sua spontaneità, ha conquistato il pubblico vastissimo di trasmissioni televisive come Tale e Quale Show, L’isola dei famosi, Ballando con le stelle e Kudos - tutto passa dal web.

 

“CE N'EST QU'UN DÉBUT”, IL ’68 SECONDO PAOLO BROGI

Da Roma a Berlino, passando per New York, Parigi, Tokyo, Milano, Chicago, Trento, Pisa, Torino, Dakar, Rawalpindi, Belgrado, Praga, Varsavia, Istanbul, Rio de Janeiro, Città del Messico, il racconto di quella stagione insuperabile di speranze e rivolta che fu il ’68, raccontato da Paolo Brogi in “'68 ce n'est qu'un début. Storie di un mondo in rivolta” (Imprimatur). Un anno che ha segnato il mondo intero e che a mezzo secolo di distanza fa ancora parlare di sé, ripercorso in un caleidoscopio di situazioni con la voce dei suoi protagonisti, attraverso una raccolta minuziosa di preziosi frammenti e immagini, con storie inedite e testimonianze di chi c’era. L’occupazione di Palazzo Campana a Torino, il Vietnam Kongress a Berlino, la Columbia University e i Weathermen negli Stati Uniti, i contadini e gli studenti giapponesi a Narita, i cattolici dell’Isolotto a Firenze e la scuola di Barbiana, il contro-quaresimale a Trento, le comuni, il liceo Parini occupato a Milano e il Mamiani a Roma, gli scontri e i ferimenti alla Sapienza, la scoperta che alla Fiat si può scioperare, gli operai di Latina che si ritrovano cantando Azzurro, quelli della Bicocca in lotta contro il cottimo e quelli dell’Henraux che scaricano blocchi di marmo in mezzo alle strade, gli Uccelli di architettura a Roma, i terremotati del Belice caricati dalla polizia, la contestazione al Festival di Venezia, la quattro giorni di Chicago, i roghi umani a Varsavia contro l’imperialismo russo, Valdagno e la statua di Marzotto buttata giù, il Maggio francese, i braccianti ammazzati ad Avola, le manifestazioni in Brasile, la strage di Tlatelolco, la Scala, la Bussola e tanto ancora. Con 250 minibiografie di chi c’era, la cronistoria e un tributo alle vittime del ’68. Con foto di Uliano Lucas, Silvio Pasquarelli e Sergio Gattai. Paolo Brogi, giornalista, nel ’68 era a Pisa. Ha lavorato a «Reporter», «L’Europeo», «Il Corriere della Sera». Ha un blog, www.brogi.info. Tra le sue ultime pubblicazioni per Imprimatur: Uomini e donne del Sud (2012), Eroi e poveri diavoli della Grande Guerra (2014), Ho avuto un’idea (2015) e Impiccateli! (2016). (Red)

 

 

ITALIA.ZIP. TEST DI COMPRENSIONE E COMPRESSIONE DEL BELPAESE

Se l’Italia non fosse un Paese verticale, ma orizzontale? Se Aosta e Palermo fossero adagiate sulla stessa latitudine, l’Italia sarebbe così diversa e ricca di contraddizioni? Se i migranti, invece di arrivare sulle coste meridionali di Sicilia, Calabria e Puglia, approdassero anche sulle “coste” della Lombardia o del Trentino, le cose e la percezione del problema sarebbero diverse? Se per andare da Trieste a Napoli viaggiassimo in orizzontale e non in verticale, l’Italia sarebbe diversa? E gli italiani? Con queste riflessioni e suggestioni si apre il libro di Pierluigi Senatore e Mario Conte dal titolo “Italia.zip. Test di comprensione e compressione del Belpaese” (Infinito Edizioni) che si incentra sulla realtà del nord e del sud del Paese e sul futuro dell’Italia. Italia.zip è un libro che in parte è saggio, in parte è dialogo e confronto profondo tra due persone che, attraverso i loro lavori “sensibili”, vivono quotidianamente le contraddizioni, i pregiudizi, le migrazioni e le divisioni del nostro Belpaese. Mario Conte (Palermo, 1967) è stato Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP) presso il tribunale di Palermo, dove oggi è Consigliere della Corte d’Appello. È stato componente del collegio che ha giudicato nel marzo del 2013 Marcello Dell’Utri. Appassionato di sport, è diventato magistrato all’epoca delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Ha celebrato diversi processi di mafia, tra cui Eos2 e Addiopizzo Quater, da cui è nata l’idea di scrivere I dieci passi, libro redatto con Flavio Tranquillo, da cui sono stati tratti un lavoro teatrale e un progetto sulla legalità che ha coinvolto gli studenti delle scuole superiori di Palermo. Da anni gira nelle scuole di tutta Italia per diffondere i temi della legalità e della sensibilizzazione ai veri valori dello sport. Pierluigi Senatore (Milano, 1960) è giornalista professionista dal 1992. Nello stesso anno ha ricevuto il “Premio giornalistico Città di Modena” per il settore “Radiofonia”. Ha diretto la testata giornalistica del network radiofonico regionale Radio Bruno Emilia-Romagna. Ha collaborato con numerose testate giornalistiche con servizi su Madagascar, Cambogia, Nicaragua, tra i profughi del Saharawi in Algeria, sulla guerra nella ex Jugoslavia e sulla tragedia di Chernobyl. È stato tra i fondatori, con Paolo Belli e altri artisti, della Onlus “Rock No War”. Nel 2017 è stato insignito del Premio Internazionale “Verde Ambiente”, assegnato a personalità italiane e internazionali impegnate a difesa dell’ambiente, dei diritti civili e sociali. Tra le sue pubblicazioni: Corre La Pace (Artestampa, 2005), Niet Problema! Chernobyl 1986-2006 (Artestampa, 2006, con il fotoreporter Luigi Ottani) che ha ricevuto il Primo Premio Bastianelli 2007, e ha partecipato con un saggio al libro Ti ricordi Cernobyl? (Infinito edizioni, 2006).

 

 

 

GIOVAGNOLI RILEGGE IL CASO MORO

Il Mulino pubblica “Il caso Moro. Una tragedia repubblicana”, di Agostino Giovagnoli. Uno degli eventi più traumatici nella storia del nostro paese è riletto qui non come un complotto politico-criminale ma come “tragedia” morale e drammatico passaggio politico. Il libro ricostruisce il modo in cui governo e partiti affrontarono i dilemmi posti dal sequestro Moro: le alternative della trattativa e della fermezza, il rapporto con le Brigate rosse, la ricerca di possibili mediazioni, il ruolo della Chiesa, i rapporti fra maggioranza e opposizione. Ricollocata nel quadro dell’evoluzione politica italiana, la vicenda segna il punto di massimo avvicinamento del Pci alla Dc e il principio della fine per la stagione del terrorismo. Tracciando un bilancio storiografico complessivo, la nuova introduzione mostra come la sovrabbondante pubblicistica sul “caso Moro” e la vulgata del complotto continuino a ostacolare la ricerca della verità storica sulla figura dello statista e sul suo ruolo nell’Italia repubblicana. “È il caso Moro la chiave per capire l’intera storia repubblicana? Molti protagonisti della vicenda si sono mossi dentro trasformazioni più grandi di loro, che in buona parte sfuggivano alla loro piena comprensione. Hanno recitato un vecchio copione mentre la scena stava cambiando radicalmente sotto la spinta di forze nuove e sconosciute”. Giovagnoli insegna Storia contemporanea all’Università Cattolica di Milano. Fra i suoi libri, editi da Laterza: “La cultura democristiana” (1991), “Il partito italiano” (1997), “Storia e globalizzazione” (2003), “La Repubblica degli italiani” (2016); per il Mulino ha curato “Le interpretazioni della Repubblica” (1998).

 

CORRERE, LA FATICA PIU’ BELLA PER GASTONE BRECCIA

“È il momento di avere pazienza e di non fare errori. È il momento di cercare la nostra corsa perfetta, quella che abbiamo costruito giorno per giorno, espressione del nostro personale equilibrio tra sforzo e durata, tra velocità e resistenza. Se ci siamo allenati con la testa, oltre che con le gambe, ormai la conosciamo bene, è diventata una vecchia amica. Siamo nelle condizioni migliori per metterla in pratica: non dobbiamo spingere troppo – anzi, dobbiamo controllare la velocità – e possiamo concentrarci sull’efficienza. Eccola, la nostra corsa perfetta!”. Così Gastone Breccia in “La fatica più bella. Perché correre cambia la vita”, edito da Laterza. La corsa sulle lunghe distanze è una disciplina dura. Richiede costanza, capacità di sopportare la fatica e superare soglie di sofferenza a cui la nostra vita sedentaria non ci prepara. Ma è l’attività più naturale che sia possibile praticare; un’attività nella quale milioni di anni di evoluzione della specie ci hanno reso imbattibili. E, soprattutto, la corsa ci rende felici. Non soltanto più magri e forti, più sani e soddisfatti: riesce a toccare qualcosa di misterioso, che ci avvicina alla nostra natura più profonda e ci fa sentire liberi. Se l’uomo è un perfect runner, la maratona è la distanza perfetta. Rappresenta infatti il giusto compromesso tra resistenza ed efficienza: mette alla prova la capacità fisica e mentale di ‘tenere duro’, ma consente di esprimere un gesto atletico efficace, limpido, ‘bello’. Può essere un’avventura splendida o fallimentare; può lasciare stanchi e felici, o frastornati, svuotati e delusi. Non tutto dipende dal risultato. Come insegnano i filosofi orientali, la strada è più importante del traguardo, ed è il cammino a dare un senso alla meta. Gastone Breccia, livornese, classe 1962, ha corso la sua prima maratona a Roma nel marzo del 1982. Ha un primato personale di 2h26’44” (ottenuto nel 1996) e di 1h08’58” sulla mezza distanza (Roma-Ostia 1997). Tra i master ha vinto l’argento ai campionati italiani di maratona del 2000, l’oro ai campionati italiani di duathlon classico nel 2007 e numerose competizioni, tra cui la Stramilano del 2007, la maratona di Valencia del 2010, la maratona di Firenze del 2014 e la 50 chilometri di Romagna del 2015. Ricercatore di Civiltà bizantina presso l’Università degli Studi di Pavia, membro del direttivo della Società Italiana di Storia Militare (SISM) e collaboratore fisso della rivista “Focus Wars”.

(© 9Colonne - citare la fonte)