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Numeri, auto e province: vi spieghiamo chi è un targhista

Targhista, segnatevi questa parola. La definizione esatta è una persona che ha la passione per le targhe come oggetto di collezione di dati: le scova, ne conserva i dati, le studia. Ma il targhismo non è solo collezionismo ma anche un passatempo che unisce memoria, curiosità storica e statistica. Per capirlo meglio parliamo con Alessandro Cagnizzi, ingegnere e appassionato di targhe, membro dell’ATI (Associazione Targhisti Italiani), un’associazione che riunisce circa una settantina di iscritti che confluiscono in una community ben più ampia, a livello nazionale. È a lui che chiediamo di spiegarci esattamente cosa riunisce i targhisti d’Italia, ovvero la compilazione di un ingente archivio di catalogazione delle targhe di auto, moto, rimorchi e via dicendo. “Il targhista ha varie declinazioni, è un vero appassionato dell’oggetto targa: cataloga le targhe e le inserisce su un database condiviso online oppure in propri archivi personali, associandola con i dati non sensibili del veicolo a cui appartiene (come la marca, il modello, l’anno di immatricolazione e altre informazioni che spesso arrivano anche da registri pubblici), il tutto senza mai intaccare la privacy. Ci sono due entità: l’ATI, di cui buona parte dei soci confluisce nel sito www.targheitaliane.com, dove vengono raccolti e catalogati online i dati relativi alle targhe e ai veicoli di appartenenza”.

Un momento, cerchiamo di vederci chiaro. Cosa fa esattamente il targhista? “Avvista, condivide e cataloga. Ci si basa normalmente sull’avvistamento per strada. In sostanza, se io vedo una targa (alfanumerica o provinciale, quindi dopo il 1994 o prima, quando si indicavano anche le province) la annoto o, se riesco, la fotografo e poi vado a controllare che non sia stata già inserita nel database online. Il fine è completare le tabelle e aumentare il numero dei dati così collezionati: le targhe attuali sono alfanumeriche, quelle delle auto vanno a lotti di mille mentre quelle delle moto vanno a centinaia e il gioco consiste nell’associarle alla provincia della Motorizzazione a cui sono state assegnate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, su richiesta della stessa Motorizzazione”. Nel caso delle alfanumeriche è una vera e propria caccia al tesoro: “Dobbiamo indovinare la provincia di emissione, non essendo più presente. Incrociamo vari dati, è un gioco tra il mnemonico e il deduttivo. Dobbiamo unire informazioni sul luogo di avvistamento con quelle relative al bollo, come la regione e provincia di residenza dell’intestatario, si campiona una parte consistente di tutti i seriali del lotto e si cerca di capire la provincia di emissione. Ultimamente tutto è reso un po’ più complicato dal leasing e dai noleggi a lungo termine, che spesso sono targati su Treviso, Roma e Torino ed intestati su tutte le province autonome come Aosta, Trento e Bolzano”.

Ricapitolando: avvisto una targa, poi qual è il passo successivo? “Si condivide la foto via email o Whatsapp, se ne discute in caso di dubbi e poi si inserisce il dato corretto nel database online. E così si riempie una casella sulla tabella. Ovviamente sulla tabella non riportiamo nessun luogo di avvistamento e le foto non vengono rese pubbliche”. Quanti nuovi inserimenti di lotti di alfanumeriche vengono fatti al giorno nel sito targheitaliane.com? “Dipende dalle province dove ci si trova, ci possono anche essere 10-15 inserimenti al giorno. Personalmente, il momento di maggior avvistamento è quando vado o torno dal lavoro in macchina e durante i giorni festivi passeggiando. C’è una sorta di codice non scritto per cui il gioco è completo se tu la targa la fotografi”. Come tutte le passioni, c’è un aspetto quasi “maniacale” e uno goliardico, dove spesso nascono amicizie. “Io sono targhista solo dal 2018, ma alcuni lo sono da una vita – continua Alessandro – È nata un’amicizia con gli altri del gruppo, teniamo un raduno annuale che viene fatto in zone di interesse automobilistico sparse in tutta Italia: lo scorso anno siamo andati vicino Varese a visitare un interessantissimo museo di pompe di carburante e poi al Museo Storico dell’Alfa Romeo ad Arese. Non siamo solo uomini e l’età media è del tutto distribuita: si va da ragazzi di 18 anni appassionati di targhe da quando ne hanno 12 fino a persone sui 70 ed oltre, che hanno anche scritto libri sulle targhe italiane e non”. Anche all’interno dei targhisti ci sono diverse correnti: “Alcuni di noi sono appassionati solo di targhe provinciali o di straniere. Poi ci sono le targhe speciali come quelle dei VV.F. o le targhe diplomatiche e via dicendo. Sul database online, nella sezione delle targhe provinciali, ci sono anche delle note storiche interessanti: se le auto sono state utilizzate in qualche film, se sono appartenute a qualche personaggio famoso. Ci sono poi diverse targhe legate alle auto che le Brigate Rosse usarono per il rapimento di Aldo Moro. L’interesse storico è un motore del targhismo”.
(Marcello Lardo)

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