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direttore Paolo Pagliaro

Food trend 2020: nuove frontiere per la pasta

(13 dicembre 2019) Gli italiani cambiano pasta e sugli scaffali si moltiplicano le paste alternative, per necessità o per curiosità. I pastai italiani investono ogni anno mediamente il 10% del loro fatturato in ricerca e sviluppo, per migliorare la qualità e rispondere alle nuove esigenze del consumatore. Unione Italiana Food accende i riflettori sul ruolo determinante dei professionisti che progettano e realizzano la pasta del futuro.
C’era una volta la pasta che si innovava cambiando formato… e c’è ancora. Ma c’è anche una pasta che cambia nella sostanza e che, affiancandosi alla tradizionale di semola, esplora nuove strade su impasto, ingredienti e preparazione. Per soddisfare una sempre più forte richiesta di novità, sia nei formati che nel gusto, sugli scaffali si moltiplicano le paste alternative e arrivano quelle che rispondono ai nuovi stili di vita: di multicereali, integrale, senza glutine, di legumi, dalla cottura veloce. E poi quelle di grano duro, sì, ma addizionate di minerali, vitamine o “superfoods”.
Oggi, gli italiani cambiano pasta e hanno voglia di sperimentare. E secondo la ricerca di Whole Food Market sui food trend del 2020, paste alternative e in formati diversi prenderanno sempre più piede. Partiamo da un dato di fatto: per gli italiani la pasta resta sempre una certezza, anche guardando al futuro. Il nostro Paese si conferma primo produttore, consumatore ed esportatore di pasta a livello mondiale. Secondo i dati elaborati da Unione Italiana Food, nel 2018 i nostri pastifici ne hanno prodotte 3.370.000 tonnellate (+0,3% rispetto al 2017), di cui più della metà esportate. Siamo il Paese che ne consuma di più (con 23 kg di pasta pro capite). Se un alimento tipico della tradizione, consumato da 9 italiani su 10 e portato in tavola ogni giorno da 1 su 3 (ricerca Eumetra/ Unione Italiana Food “Il futuro della pasta”), riesce a mantenersi protagonista della spesa degli italiani, è anche per la sua capacità di interpretare tendenze, cambiamenti degli stili di vita, nuove frontiere del gusto e della nutrizione. Anche se la pasta “gialla” vince alla prova del gusto e per facilità di preparazione.
Fino a tre anni fa, la pasta integrale era un trend emergente. Oggi sono raddoppiati i consumi, passando dal 36% al 75% (ricerca Ismea 2019) e il recente aggiornamento delle linee guida del Crea (Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione) non lascia spazio a dubbi: più cereali integrali consentono di conservare alcuni polifenoli e apportano fibre che oltre a dare senso di sazietà, sono utili per la motilità intestinale e per intrappolare piccole porzioni di grasso. Oltre all’esigenza salutista di integrare più fibre nell’alimentazione, è in atto anche una vera e propria evoluzione del gusto, dove il sapore è diventato appagante, da esaltare con ricette gustose e ricche di sapore su cui gli chef hanno trovato un nuovo terreno di sfida. E i pastai lo sanno: ecco perché investono ogni anno mediamente il 10% del loro fatturato in ricerca e sviluppo, per migliorare la qualità, guardando alla pasta del futuro, per un totale del comparto pari a 500 milioni di euro. Tutto questo per garantire al consumatore innovazione, sicurezza e qualità del prodotto finale sempre più elevate.

(© 9Colonne - citare la fonte)