Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

VIRUS, LA RADIO RESISTE
E ANTICIPA IL FUTURO

La drastica riduzione della mobilità poteva essere la tomba della radio: con il 67 per cento in meno di persone che utilizzano l’auto i dati di ascolto rischiavano un autentico tracollo. Il lockdown, inoltre, è stato vissuto nel 90 per cento dei casi in compagnia di famigliari, il che disincentiva l’ascolto di un mezzo come la radio che è da sempre un momento personale e di attenzione. La minore mobilità ha sicuramente avuto un impatto sugli ascoltatori della radio, ma tutto sommato contenuto, stando ai dati della ricerca di Gfk “Tavolo Editori Radio”, secondo la quale il reach medio al giorno è calato solo del 20 per cento e l’81,1per cento degli ascoltatori non si è allontanato dal medium durante l’isolamento. L’audience dunque è calata solo del 17 per cento, sono aumentati i dispositivi di ascolto: non più solo l’autoradio, ma via libera agli apparecchi domestici, agli smartphone tramite app, così come computer e televisioni. L’ascolto della radio è divenuto casalingo ma chi si è dovuto muovere con l’auto ha mantenuto le buone abitudini. E il modo di fare radio, durante l’emergenza del Covid-19, come è cambiato? Lo abbiamo chiesto ad alcuni dei protagonisti dell’etere nazionale e locale, per capire in che modo hanno modificato il loro “tono di voce”, la scelta degli argomenti, la narrazione. E se questa emergenza è destinata a lasciare un segno anche sulla radio del futuro.


PAGANI (RDS): C’È PIÙ ATTENZIONE E VOGLIA DI EMOZIONI - La radio all’alba ha un fascino particolare. E in tempo di virus, la fascia che parte dalle 5 del mattino ha assunto un significato ancora più particolare. Perché ce lo spiega Max Pagani, storico conduttore di RDS: “Chi ascolta si è reso conto di chi è attivo in quel momento in Italia, alle 5 del mattino. Medici, trasportatori, addetti alla sanificazione, trasporto urbano: erano categorie viste come chi preparava la vita della giornata che iniziava. In questo periodo ci si è resi conto di quanto siano fondamentali e gli ascoltatori hanno capito la funzione particolare della radio”. Pagani, una delle voci simbolo del network, conferma un cambiamento legato all’emergenza sanitaria: “E’ cambiata la fruizione per il movimento delle famiglie, essendo chiuse le scuole, e per questo, in base all’analisi dei focus group, abbiamo allungato di un’ora il drive time, passando da 5-9 a 5-10, e slittando di un’ora il palinsesto, seguendo l’indicazione di attenzione degli ascoltatori. C’è maggiore attenzione e una funzione profonda della radio in questo momento: è un considerata un’amica e regala emozioni. A inizio pandemia c’è stata voglia di informazione ed entertainment, ora è più di entertainment ma la radio viene sempre vista come medium informativo molto valido, alla quale poi si chiede emozione e partecipazione”. E’ anche cambiato il tono di voce: nel caso di Pagani, in una trasmissione di intrattenimento, c’è comunque la possibilità di fare informazione autorevole proprio dosando il modo di comunicare. “Essendo giornalista e conduttore – spiega ancora Pagani - ho notato che veicolare con un tono differente notizie importanti porta maggiori risultati. A volte la chiave della leggerezza permette di far arrivare i contenuti più facilmente: si utilizza un metodo di comunicare per far capire ciò che sta accadendo. Sotto questo profilo gli ascoltatori sono rassicurati. Poi per la parte prettamente informativa ci sono le nostre redazioni lavorano per dare le news essenziali ognuno secondo la propria chiave editoriale.  Il modo in cui noi conduttori spieghiamo i temi della giornata in maniera diversa sta funzionando bene: chi ascolta si fida di noi più di prima”.


CENTO (RADIO ROMA CAPITALE): CRISI AUMENTA LA RICHIESTA DI INFORMAZIONI PRECISE - L’onorevole Paolo Cento, ex sottosegretario al Ministero dell’Economia nel governo Prodi 2 e conduttore di trasmissioni radiofoniche su Radio Roma Capitale e su Retesport, conferma il trend che vuole una radio in forma, anche in tempi di coronavirus. A partire da un servizio che va ben oltre la semplice informazione e a una caratteristica fondamentale, come quella dell’ingaggio di chi ascolta: “Si svolge un servizio pubblico di fondamentale importanza. Mi chiamano e mi fanno domande di materia fiscale: lì capisci che c’è una richiesta di informazione sociale, ma anche psicologica perché spesso la rabbia viene sfogata attraverso la radio e così assume una sua credibilità”. E’ cambiato anche il pubblico: la crisi sta avvicinando al medium fasce di età più colpite dalla pesante incertezza del futuro. “C’è stato il grande avvicinamento dei 30-40enni oltre ai pensionati – prosegue Cento - segno che i primi stanno vivendo questa crisi in maniera più pesante. Ora si va sulla sostanza, non più intrattenimento e compagnia. E’ richiesta una grande preparazione della trasmissione, è essenziale aiutare nella lettura delle fonti, perché vengono fatte domande particolari: dal bonus INPS alla Cassa Integrazione. Si capisce che l’interlocutore di quella cosa ne sa, e poi c’è la responsabilità di dare informazioni corrette”. L’aspetto di assistenza al cittadino rimane dunque qualcosa che non si potrà ignorare nell’immediato futuro, dopo la ripartenza: “Sicuramente sarà più una radio di servizio e qui si pone un problema enorme: lo Stato e il Governo non possono continuare a non capire che le radio locali sono essenziali e in un momento di crisi (con un calo verticale di pubblicità) se una radio è di servizio le va riconosciuta questa funzione. E’ tempo di finirla con i fondi esclusivamente per la grande editoria, che pure va finanziata. Penso che dopo l’emergenza questa parte non sarà dispersa”.

 

BIOTTI (RETESPORT): IL CALCIO? AL PUBBLICO MANCA MA NON È UNA PRIORITÀ - Parlare di qualcosa che non c’è in tempi di virus diventa una doppia sfida. E’ il caso di chi si occupa di sport, di calcio in particolare, come Valeria Biotti, conduttrice su Rete Sport di un seguitissimo programma per chi è di fede romanista. “Più che informazione – ci spiega - si fa commento e racconto. Quindi meno notizie in senso stretto, noi speaker diventiamo più o critici o narratori: si approfondisce tanto e si fa amarcord. Impariamo a fare sempre di più con ancora di meno, a volte un dettaglio ti fa una trasmissione”. La ripresa del campionato tiene banco anche nell’attualità politica ma a microfoni aperti la realtà è molto diversa: “E’ più una questione da addetti ai lavori, la mia sensazione è che ci sia la mancanza delle partite di calcio ma che non sia così forte e prioritaria come ci immaginavamo. Certo, il calcio è lo specchio della normalità, ma c’è un grosso senso di realtà nelle persone, che sentono più la mancanza della propria di normalità. E poi c’è chi pensa che il mondo del calcio non debba avere i soliti privilegi e la ripresa debba essere in linea con il resto della vita”. La radio, sottolinea Valeria Biotti, che ha appena scritto un libro sul mito di Ayrton Senna e che firma quotidianamente sul Corriere dello Sport, “dà modo di reinventarsi molto di più della carta stampata: si gioca, si dà spazio alla musica e quindi si rivedono le percentuali di ciò che si racconta. Nella mia trasmissione puntiamo tanto sulla surrealtà: riusciamo a fare puntate in cui riscriviamo in maniera laterale la realtà che viviamo. E la gente ci segue perché c’è voglia di evadere e di guardare ciò che conosciamo in maniera nuova”. Il futuro della radio sportiva sarà diverso da ieri? “Non sono tra chi pensa che il virus ci darà un mondo migliore: chi è portato a far tesoro delle occasioni ci riuscirà, gli altri rafforzeranno i propri egoismi. Penso che questo passaggio storico sia solo un grosso amplificatore di ciò che eravamo già: mi aspetto un mondo molto simile a quello che conoscevamo, anche dal punto di vista del racconto sportivo. Credo che la resistenza al cambiamento insito alla natura umana farà di nuovo il suo corso”.


FABI (RADIO CUSANO CAMPUS): IL VIRUS CI LASCERÀ MAGGIORE CURA PER LE NEWS - Gianluca Fabi è direttore di Radio Cusano Campus, un’emittente particolare perché nata e sviluppata all’interno di un’università telematica e senza pubblicità esterna. “La radio è cambiata perché il virus è declinato in lungo e in largo in tutti i programmi. A parte alcune eccezioni come quelli di storia o di cinema, tutti si occupano del virus: il programma sulle famiglie parlando di figli e scuola, quello di politica con le conseguenze economiche, quello di medicina è diventato il programma principe. In più, stiamo trasmettendo il sabato e la domenica con “Radio Cusano viva l’Italia”, 12 ore di trasmissione a più voci nella quale cerchiamo di restituire il weekend e la leggerezza agli italiani. Perché pensiamo che la gente abbia bisogno, in questa situazione piatta nello svolgersi delle giornate, di poter salvare i tradizionali giorni del riposo e staccare dall’attualità che ci spaventa”. Di fondo c’è sempre una radio di servizio, e questo, spiega Fabi, “viene giocoforza da come abbiamo impostato noi l’emittente. Tutti i programmi hanno almeno due o tre interviste, una media di 25 ospiti al giorno dai vari mondi politico, medico, sportivo, dell’associazionismo, dei sindacati”. Una volta tornati alla normalità, secondo Fabi, “il virus avrà trasmesso a tutti noi conduttori una maggiore attenzione in quello che si dice, perché sono fioccate notizie allucinanti. Poi, penso che rimarrà un processo di umanizzazione del modo di fare comunicazione, che è dato dal fatto di vivere in prima persona tutti la stessa situazione. Si è innescato un meccanismo consolatorio, di vicinanza e di comunità che può creare la radio e dal quale non dobbiamo tornare indietro”. 

(23 apr - Lam)

 

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