Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Lunga vita
al Domani 

Lunga vita <br> al Domani 

di Paolo Pagliaro

(15 settembre 2020) Che i giornali possano avere un futuro è una scommessa dall’esito incerto. In un panorama uniforme tendente al cupo, con il crollo delle entrate pubblicitarie e la fuga dei lettori, decidere di dar vita a una nuova iniziativa - come fa l’editore del Domani - ha un che di temerario. Come tutte le imprese audaci, anche questa va dunque seguita con simpatia. L’industria dei media è tenuta in vita dagli investimenti pubblicitari ma negli ultimi dieci anni gran parte di quegli investimenti è migrata verso i motori di ricerca e i social. 
Il problema è globale. Nel 2007, anno in cui debuttò l’iPhone, le entrate pubblicitarie dei giornali americani valevano 50 miliardi di dollari, oggi valgono un terzo. In quindici anni sono scomparsi oltre 2 mila tra quotidiani e periodici. 
A Washington il Congresso sta pensando di estendere agli editori il beneficio degli stimoli federali per il coronavirus. Anche in Italia i media tradizionali vengono aiutati dal governo con provvedimenti come il bonus che consente alle imprese di trasformare in credito d’imposta il 50% degli investimenti pubblicitari. 
Ma ciò che l’industria editoriale si attende dalla politica è che venga finalmente recepita la direttiva europea sul copyright, e che dunque i giganti del web comincino a riconoscere ad autori ed editori un compenso per i loro contenuti condivisi on line. Vale per la musica, vale per i giornali. Per tutti è una questione di sopravvivenza. Andrea Martella, sottosegretario con delega dall’editoria, ha promesso che entro l’anno la direttiva diventerà legge anche in Italia, come è già accaduto in Francia. Lì però – a differenza che da noi - non è al governo il partito della cosiddetta libertà di Internet, che dei giornali farebbe volentieri a meno.

(© 9Colonne - citare la fonte)