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Daria Nicolodi,
l’icona horror
del cinema italiano

Ritratti
Una galleria giornalistica di ritratti femminili legati all'Unità d'Italia. Donne protagoniste nell'economia, nelle scienze, nella cultura, nello spettacolo, nelle istituzioni e nell'attualità. Ogni settimana due figure femminili rappresentative della storia politica e culturale italiana passata e presente.

Daria Nicolodi, <br>l’icona horror <br>del cinema italiano

“Riposa in pace mamma adorata. Ora puoi volare libera con il tuo grande spirito e non dovrai più soffrire. Sono vicina a tutti quelli che l’hanno conosciuta e l’hanno amata”. Con queste parole Asia Argento ha ricordato pubblicamente la madre Daria Nicolodi, scomparsa lo scorso 26 novembre a causa di un infarto, all’età di 70 anni. Riconosciuta da tutto il mondo per la sua bravura, la sua bellezza e il suo inconfondibile sguardo, magnetico e penetrante.

L’infanzia e il debutto come attrice
Nata a Firenze il 19 giugno del 1950, Daria è stata la regina indiscussa del genere horror in Italia. Padre avvocato e madre studiosa di lingue, nipote del musicista Alfredo Casella, sin da piccola scopre e nutre una forte passione per l’arte e la cultura. Giovane appassionata di drammaturgia e di teatro, inizia a recitare all’età di 14 anni con una piccola compagnia teatrale a Firenze, per poi trasferirsi nel 1967 e completare i suoi studi all’Accademia di Arte Drammatica a Roma. Allieva dell’attore e regista Luca Ronconi, comincia in quegli anni le prime esperienze nei teatri con il suo maestro e nelle sale cinematografiche assieme a Sylvano Bussotti. Il 1970 segna il suo debutto ufficiale sul grande e sul piccolo schermo. Dopo aver instaurato in quegli anni una breve relazione con lo scultore Mario Ceroli, nel giugno del 1972 nasce la loro prima e unica figlia, Anna. Nel 1973 partecipa al fianco di Ugo Tognazzi e Gigi Proietti al film “La proprietà non è più un furto” di Elio Petri, conquistando la Targa Mario Gromo come migliore attrice esordiente e una nomination all’Orso d’Oro del Festival del Cinema di Berlino. Ma è la parte di Elisa, protagonista del gotico e conturbante sceneggiato “Ritratto di donna velata” del 1974, che rende Daria uno dei volti più famosi dell’epoca.

Il sodalizio con Dario Argento
Il 1975 è un anno decisivo non solo per la sua carriera lavorativa, ma anche sentimentale. In quell’anno Dario Argento le scrittura una parte in “Profondo Rosso”: pellicola che li consacrerà a livello internazionale. Tra i due comincia una relazione decennale che porta, il 20 settembre dello stesso anno, alla nascita di Aria Maria Vittoria Rossa, più nota come Asia. Da quell’anno Daria si ritrova a recitare in moltissimi dei film del compagno, tra cui “Suspiria” nel 1977 e “Inferno” nel 1980. Un personaggio circondato e intriso da quell’aura di intrigo e di mistero che hanno sempre affascinato e caratterizzato la carriera dell’artista. Particolarmente profondo fu per Daria il rapporto con la nonna materna, Yvonne Muller Loeb, nota pianista francese, che avvicina Daria sin da piccola non solo alla musica, ma anche all’esoterismo, contribuendo a farla diventare negli anni il volto di punta del cinema horror italiano. Negli anni successivi continua ad alternare cinema e teatro, recitando al fianco di grandi artisti, come il maestro Mario Bava e Gigi Proietti. Nel 1994 la prematura scomparsa della sua primogenita Anna, morta a soli 22 anni in un incidente motociclistico, segna profondamente Daria Nicolodi, tanto dal portarla a lasciare Roma, rendendo la sua attività artistica negli anni a seguire sempre più intermittente, senza tuttavia porle fine. Un’artista determinata, completa e passionale, capace di ironizzare su se stessa e sulla vita, nella quale ha sempre messo al primo posto l’amore per la sua famiglia e per l’arte. Una preziosa traccia nella storia del teatro e del cinema italiano e internazionale.

(© 9Colonne - citare la fonte)