Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Lucania, il Paese
dei Cupa Cupa

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Lucania, il Paese <br> dei Cupa Cupa

“NEL PAESE DEI CUPA CUPA”, SUONI E IMMAGINI DELLA TRADIZIONE LUCANA

“Il paese del cupa cupa” è l'espressione utilizzata da Diego Carpitella per indicare la Basilicata nei resoconti delle ricerche svolte negli anni ’50 con Ernesto De Martino e Franco Pinna: ricerche che hanno portato alla definizione di un quadro della musica tradizionale lucana divenuto poi canonico, con un ruolo centrale assegnato alla componente agro-pastorale e alle sue forme di canto, in particolare il canto a cupa cupa e le ballate narrative, accanto a strumenti come la zampogna e il suo sostituto moderno, l’organetto. A cinquant’anni di distanza da quella pionieristica ricognizione, agli inizi del Duemila è stata avviata una capillare ricerca sul campo condotta in tandem da un etnomusicologo lucano, già autore di fondamentali lavori sui patrimoni musicali locali, e da un fotografo con una forte predilezione per le rilevazioni sociali e di carattere collettivo. Nicola Scaldaferri, docente dell’Università di Milano, e Stefano Vaja, già fotografo della Compagnia della Fortezza di Volterra, hanno così battuto in lungo e largo tutto il territorio regionale in una ricerca sfociata poi nel volume con cd allegato “Nel paese dei cupa cupa. Suoni e immagini della tradizione lucana”, edito da Squilibri nel 2006.  Configurandosi come la più estesa ricostruzione mai realizzata sulla musica tradizionale lucana, il volume ha evidenziato anche le profonde mutazioni nel frattempo sopraggiunte rispetto alla visione consacrata nelle indagini di De Martino e Carpitella. Lamenti funebri, giochi di mietitura, canti di lavoro e ninne nanne sono risultate manifestazioni sonore pressoché scomparse dalla prassi ordinaria, così come in gran parte è scomparsa la Lucania delle foto di Franco Pinna. Gli ambienti domestici, allora come oggi, sono saturi di suoni di altro genere che provengono principalmente dai mass media: le ninne nanne sono sostituite da forme di musica riprodotta, le attività lavorative sono scandite da ritmi e suoni ben diversi dai canti per la raccolta delle olive e canti alla pisatura, le feste da ballo e i pranzi di nozze sono allietate da musiche da discoteca o da gruppi che suonano il liscio. A fronte di fenomeni che si presentavano in una fase terminale, i due ricercatori hanno potuto però documentare tenaci forme di resistenza di alcune modalità espressive e l'avvio di significativi processi di rivitalizzazione di altri aspetti della cultura musicale tradizionale, talvolta anche con vere re-invenzioni attorno alle quali si ritrovano soprattutto le ultime generazioni. Dinamiche tutt’altro che lineari all’interno delle quali un ruolo fondamentale era svolto, e continua ad essere svolto, dagli strumenti musicali, in particolare tamburello, zampogna e organetto, meno legati, rispetto alle forme di canto, a specifici momenti occasionali o rituali. Strumenti e musiche dei “nonni”, spesso trascurati o negati dai “padri”, sono stati così ripresi dai più giovani, grazie anche ai numerosi corsi di formazione sorti in regione e, soprattutto, alla ripresa di attività costruttive artigianali che hanno rimesso in circolazione zampogne e surduline, che negli anni Ottanta del secolo scorso sembravano destinate a scomparire. E, pur guardando agli ultimi anziani depositari della tradizione come autentici maestri sulle cui orme incamminarsi, questi giovani cultori di particolari forme espressive non erano certo pastori o contadini ma musicisti e costruttori formatisi spesso nei conservatori e con trascorsi anche universitari. Evitando il fascino di facili esotismi e discostandosi da raffigurazioni canoniche che appartengono ormai alla sfera della memoria, Scaldaferri e Vaja si sono così soffermati in concreto su pratiche musicali che rivestivano un ruolo di fondamentale importanza nelle comunità locali, pur intrecciandosi con forti elementi di contaminazione. Grazie anche all'ampia documentazione fotografica e alla vasta antologia sonora del CD, nel volume si è così animata una rappresentazione in presa diretta di una realtà culturale vivacissima di cui si sono passati in rassegna repertori musicali, contesti e modalità d’esecuzione, musicisti e costruttori di strumenti, testimonianze storiche e iconografiche: un quadro d’insieme che, anche successivi ritorni sul campo, hanno confermato ancora valido e del tutto corrispondente alla realtà concreta del “fare musica” oggi in Basilicata. La nuova edizione, a quindici anni di distanza dalla prima, è arricchita da un'articolata sezione di video e una conversazione tra i due autori che riflettono su quella loro esperienza caratterizzata dalla connessione tra musica e fotografia che, da Arturo Zavattini a Franco Pinna, aveva caratterizzato le rilevazioni sul campo degli anni Cinquanta del secolo scorso. Questi nuovi materiali, consultabili online e accessibili tramite il QR-Code apposto sul volume, integrano il quadro complessivo di quella ricerca anche con significative aperture su sviluppi successivi, documentati in particolare da Scaldaferri nella sua ininterrotta attività di studio e di rilevazioni nell'ambito delle musiche di tradizione orale della Basilicata. (Nicola Scaldaferri, Stefano Vaja, Nel paese dei cupa cupa. Suoni e immagini della tradizione lucana, con CD e inediti materiali video, Roma, Squilibri, 2021, € 35).

GLI AUTORI. Nicola Scaldaferri Insegna Etnomusicologia all’Università di Milano e si occupa di musica elettroacustica, di pratiche musicali dell’Italia meridionale, dei Balcani e dell’Africa occidentale. Uno dei suoi ultimi lavori, Sonic Ethnography, realizzato con Lorenzo Ferrarini ed esito ultimo della ricerca sul campo avviata in Basilicata agli inizi del 2000, è stato premiato come miglior libro del 2021 da parte dell’ICTM-International Council for Traditional Music. Stefano Vaja Fotografo e videomaker, si occupa principalmente di teatro e reportage sociale.

 

MICHAEL MANN RACCONTA LA NUOVA GUERRA DEL CLIMA

Dalla prima apparizione del famoso grafico "mazza da hockey" più di 14 anni fa, Michael Mann è diventato icona e parafulmine nel dibattito sul clima. A causa della sua specificità empirica, il grafico che mostra un forte aumento delle temperature globali nell'ultimo secolo sembrava avere più peso per molte persone rispetto alla semplice teoria o ai modelli informatici. Quindi non è sorprendente che il grafico e il suo creatore siano diventati l'obiettivo che i negazionisti del cambiamento climatico volevano abbattere. Ma cosa è successo da allora? Mann ce ne parla nel suo libro “La nuova guerra del clima - Le battaglie per riprenderci il pianeta” (Edizioni Ambiente) disponibile dal 16 settembre. L’evidenza scientifica è ormai talmente schiacciante che nessuno, o quasi, osa più cavalcare i temi del negazionismo climatico vecchia maniera. Quello che negava la crisi, o almeno negava che l'umanità ne fosse responsabile, e che negli ultimi anni è stato sostituito da una forma di negazionismo più sottile, eppure non meno insidiosa. “Ricicla. Non prendere l’aereo. Non mangiare carne”. Questi sono alcuni dei messaggi con cui veniamo costantemente bombardati e con cui ci viene detto che possiamo rallentare il cambiamento climatico. Ma questa bulimica enfasi sul comportamento personale non è altro che il risultato di una campagna marketing pervasiva e sottile che si è insinuata nel nostro quotidiano per dare all’individuo la responsabilità di risolvere la questione climatica. Con abili sotterfugi comunicativi, fake news, bot, campagne di pubbliche relazioni, i reali responsabili del cambiamento climatico, le aziende produttrici di combustibili fossili e gli inattivisti, hanno spostato l’onere dalle lobby dell’industria fossile alle persone. Lo scienziato americano ricostruisce le tecniche di manipolazione e propaganda messe in campo da aziende fossili, cleptocrazie e petrostati, e propone diverse soluzioni per costringere i nostri governi e le nostre società a svegliarsi e compiere un vero cambiamento. Tra queste: un approccio al carbon pricing basato sul buon senso e una revisione della versione del Green New Deal attualmente proposta; consentire alle energie rinnovabili di competere equamente con i combustibili fossili; sfatare le false narrazioni e gli argomenti che si sono fatti strada nel dibattito sul clima e hanno creato una spaccatura anche tra coloro che sostengono le soluzioni per il cambiamento climatico. In vista degli appuntamenti di Youth4Cop e PreCop 26 (a Milano tra il 28 settembre e il 2 ottobre) e il successivo round dei negoziati globali (Glasgow 1-12 novembre) il libro di Michael Mann costituisce una guida preziosa per leggere tra le righe del dibattito e della comunicazione che si svilupperà attorno a queste importanti scadenze inerenti il contrasto ai cambiamenti climatici.

L’AUTORE. Il Dr. Michael E. Mann è un climatologo e geofisico, una delle figure più importanti del dibattito sul cambiamento climatico, impegnato a contrastare la disinformazione diffusa dall’industria dei combustibili fossili. Professore di Scienze dell’Atmosfera presso l’Università della Pennsylvania, è membro del Dipartimento di Geoscienze e dell’Earth and Environmental Systems Institute. È anche direttore del Penn State Earth System Science Center (ESSC). La sua ricerca prevede l’uso di modelli teorici e dati osservazionali per comprendere il cambiamento climatico e le cause che lo determinano. Mann è stato autore principale del capitolo sull’osservazione della variabilità del clima e i cambiamenti climatici del terzo rapporto di valutazione scientifica del gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) pubblicato nel 2001 ed è stato presidente del comitato organizzatore per la National Academy of Sciences Frontiers of Science nel 2003. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi, tra cui il NOAA Outstanding Publication Award nel 2002 ed è stato selezionato da Scientific American come uno dei cinquanta leader visionari nel campo della scienza e della tecnologia nel 2002. Ha contribuito, insieme ad altri autori, al lavoro dell’IPCC, a cui è stato assegnato il Nobel per la Pace 2007. Nel 2012 è stato insignito della Medaglia Hans Oeschger della European Geosciences Union e nel 2013 è stato insignito del National Conservation Achievement Award per la scienza dalla National Wildlife Federation. Nel 2013 è entrato nella lista di Bloomberg News delle cinquanta persone più influenti.

Nel 2014 è stato nominato Highly Cited Researcher dall’Institute for Scientific Information (ISI) e ha ricevuto il premio Friend of the Planet dal National Center for Science Education. Ha ricevuto il premio Stephen H. Schneider per l’eccezionale contributo alla comunicazione sulla scienza del clima da Climate One nel 2017, l’Award for Public Engagement with Science dall’American Association for the Advancement of Science nel 2018 e il Climate Communication Prize dall’American Geophysical Union nel 2018. Nel 2019 ha ricevuto il Tyler Prize for Environmental Achievement e nel 2020 ha ricevuto il World Sustainability Award della MDPI Sustainability Foundation. È stato eletto alla National Academy of Sciences degli Stati Uniti nel 2020. È membro dell’American Geophysical Union, dell’American Meteorological Society, della Geological Society of America, dell’American Association for the Advancement of Science e del Committee for Skeptical Inquiry. È anche co-fondatore del pluripremiato sito web scientifico RealClimate.org. È autore di più di 200 pubblicazioni e articoli sottoposti a peer-review ed è autore di cinque libri tra cui La terra brucia. Perché negare il cambiamento climatico minaccia il nostro pianeta (Hoepli, 2017) e The Hockey Stick and the Climate Wars: Dispatches from the Front Lines (Columbia, 2012), in cui ha ricostruito la curva “a mazza da hockey” dell’andamento della temperatura dal 1850 a oggi, simbolo della responsabilità umana del riscaldamento globale.

 

 

“LA STORIA DEL COLLATINO COLLI ANIENE” DI MICHELA MICOCCI

Difficile immaginare che in un’area periferica romana come quella del quadrante Collatino-Colli Aniene siano custoditi eventi e leggende che partono dalla preistoria e arrivano fino ad oggi. In libreria e in edicola con Typimedia, “La Storia del Collatino Colli Aniene” di Michela Micocci ne racconta la ricchezza culturale, rivelando al lettore le tante vite che si celano nei luoghi di questa porzione di Roma che guarda a Est. Così può succedere che in via dei Cluniacensi, a Casal Bruciato, si possa rintracciare il mausoleo di Marco Aquilio Regolo. E che non lontano da lì, in via della Serenissima, sepolte sotto la Tav ci siano le tombe dei morti di una terribile pandemia del II secolo d.C, la peste antonina. Una necropoli di cui non rimane né traccia né memoria. Nel Medioevo a viaggiare da queste parti si sentirebbe il rumore di una mandria di cervi che fugge dalle lance degli uomini, in un tempo in cui la caccia a questi animali diventa gioco da nobili. E si vedrebbe l’ennesimo nemico di Roma, Totila, dar ordine ai propri soldati di tagliare il vecchio ponte Mammolo, ora nascosto tra una rivendita di marmi e una chiesa. Nel Rinascimento vi si costruiscono casali che resistono ai secoli, persi nel groviglio di una periferia che negli anni del fascismo conosce la realtà delle borgate, come quel Tiburtino III in cui vive Caterina Martinelli, uccisa in via del Badile durante un assalto al forno: la targa che la ricorda è oggi appesa a un muro scrostato. O come Casal Bertone, dove abita Giorgio Marincola, il partigiano di madre somala che muore a 22 anni nelle file della Resistenza. I baraccati degli anni Sessanta e Settanta, i nuovi quartieri, la difficile stagione del terrorismo segnano il dopoguerra e l’avvicinarsi dei giorni nostri, quando – ed è il 2016 – il Collatino sale alla ribalta della cronaca per l’omicidio di Luca Varani in uno dei palazzi di via Igino Giordani. “C’è più storia al Collatino-Colli Aniene che in tanti paesi del mondo”, commenta Luigi Carletti, presidente di Typimedia, “eppure i primi a non esserne consapevoli sono proprio i romani e più in generale i turisti italiani, che apprezzerebbero un tour dove le vicende di Caenina e Collatia, città rivali dell’antica Roma e poi distrutte, sono solo l’inizio di un racconto di straordinaria intensità”. La Storia del Collatino Colli Aniene (Typimedia Editore, 208 pag, € 14,90) è disponibile in libreria e in edicola. È inoltre possibile acquistare il libro online sul sito www.typimediaeditore.it.

 

“LE SINDACHE D’ITALIA” AL FESTIVAL DELLA LETTERATURA DI MANTOVA

Verrà presentato al Festival di Mantova, all'interno dello spazio radiofonico "Autrici di civiltà", domenica 12 settembre alle ore 15,40 il libro “Le sindache d’Italia - Viaggio nella storia delle amministratrici italiane”, il primo libro sulle Sindache che ricostruisce la storia delle amministrazioni locali attraverso l’attività svolta dalle Sindache elette a partire dalle elezioni amministrative del 1946, anno in cui le donne per la prima volta hanno esercitato il diritto di voto, attivo e passivo. Scritto da Andrea Catizone, avvocata e Direttrice del Dipartimento Pari Opportunità di ALI, e da Michela Ponzani, storica, il libro rientra nelle attività del Dipartimento Pari Opportunità di ALI, Autonomie Locali Italiane. “Questo libro rientra in un progetto molto importante per ALI, crediamo che le pari opportunità siano un tema fondamentale che interessa tutti i livelli di governo e che vorremmo, accanto al tema del lavoro delle donne, caratterizzasse profondamente la politica nazionale”, spiega Andrea Catizone, Direttrice del Dipartimento pari opportunità di ALI, Autonomie Locali Italiane. "Attraverso questo libro, che ci fa compiere un meraviglioso viaggio dal ‘46 ad oggi, possiamo renderci conto quanto abbiano lottato e quanto siano state fondamentali per la costruzione della nostra Repubblica e per la nostra democrazia", spiega Catizone. "Abbiamo avuto pochissime sindache, colpa del retaggio culturale che l’Italia ancora oggi si porta dietro, che spingeva a ricercare la classe dirigente del Paese tra gli uomini; questo vale per le amministrazioni ma avveniva e avviene anche nelle grande aziende, in molte istituzioni o nelle università. Un errore anche strategico, a mio avviso, perché le donne hanno sempre raccolto molto consenso, spesso trasversale, per la grande empatia che hanno con la comunità oltre alla loro grande preparazione. Abbiamo deciso di scrivere questo libro - prosegue Catizone - perché se si ha a cuore l’Italia e la democrazia non possiamo non conoscerne un importante pezzo di storia come questo, le tante donne che hanno dedicato la loro esistenza alla costruzione di una nuova società e alla conquista di diritti fondamentali che hanno cambiato completamente il ruolo delle donne nella vita privata e in quella pubblica”. Il volume raccoglie 26 schede, ciascuna scheda dedicata alla Sindaca ne tratteggia la biografia e mette in rilievo alcune tra le principali attività svolte durante il loro mandato. "Ciò che emerge dal libro - conclude Catizone - è la grande capacità di amministrazione ma anche di visione che le Sindache hanno avuto durante il loro mandato, spesso cambiando radicalmente il loro territorio, ponendosi davanti a sfide coraggiose per cambiare e migliorare a fondo la società, e portare il nostro Paese a crescere anche culturalmente".

 

 

EROI DELL'AMORE. STORIE DI COPPIE, SEDUZIONI E FOLLIE

Massimo Fusillo pubblica per  Il Mulino “Eroi dell'amore. Storie di coppie, seduzioni e follie”. Legata tradizionalmente alla sfera pubblica, la figura dell’eroe incarna i valori in cui si identifica una comunità. Chi sono dunque gli eroi dell’amore, l’esperienza privata per eccellenza? Che cos’è l’amore eroico nell’immaginario di tutte le epoche? È l’amore della coppia chiusa e fedele di Romeo e Giulietta (ma anche di Diabolik ed Eva Kant!), un microcosmo che vince lo spazio e il tempo e ha come unico ostacolo la morte. È l’amore non corrisposto di Fedra e di Madama Butterfly, una malattia indicibile, fisica e mentale, che sfocia spesso nella follia autodistruttiva. O, all’opposto, è l’amore libero e sovversivo di Don Giovanni e di Carmen, che si dà come seduzione, bellezza inebriante e sensualità. Il libro racconta la passione amorosa attraverso le storie di eroi ed eroine della letteratura, del melodramma e del cinema, ma guardando anche agli amori reali, che si alimentano di mediazioni e triangolazioni. Fusillo insegna Letterature comparate nel Dipartimento di Scienze umane dell’Università dell’Aquila. Con il Mulino ha già pubblicato “Il dio ibrido. Dioniso e le ‘Baccanti’ nel Novecento” (2006), “Estetica della letteratura” (2009) e “Feticci. Letteratura, cinema, arti visive” (2012).

(© 9Colonne - citare la fonte)