Zurigo - La biodegradazione microbica del petrolio è il principale metodo di rimozione dall'oceano in caso di incidenti con fuoriuscita di petrolio in mare (“oil spills"), come quello causato dalla piattaforma Deepwater Horizon nel 2010. L'efficacia del processo di biodegradazione dipende da molti fattori, uno dei quali è la dimensione delle gocce di petrolio. Nel lavoro "Immiscible Rayleigh-Taylor turbulence: Implications for bacterial degradation in oil spills", pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), un team di ricerca di cui fa parte il Prof. Guido Boffetta del Dipartimento di Fisica dell’Università di Torino ha studiato come la turbolenza di fluidi immiscibili può favorire la formazione di gocce sempre più piccole, accelerando il processo di biodegradazione. La ricerca è stata condotta grazie a una collaborazione tra le Università di Torino e Genova, l'OIST di Okinawa per le simulazioni numeriche e l'ETH di Zurigo per quanto riguarda gli esperimenti di laboratorio. I risultati hanno implicazioni di ampio respiro per la comprensione generale della miscelazione di fluidi immiscibili, che vede applicazioni in molti campi della fisica e dell’ingegneria. (9colonne)
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