di Paolo Pagliaro

Nicolò Cusano, vescovo di Brixen, non fu solo un grande filosofo e un teologo sognatore di congressi celesti per la pace, ma seppe tradurre in gesti politici l’idea cristiana di solidarietà. A Bernkastel-Kues, il suo paese natale nella Renania Palatinato, c’è l’ospedale dei poveri che lui fondò nel 1458 e che ancora oggi riserva agli anziani indigenti 33 posti, come gli anni di Cristo. Parte da Cusano, dal suo sogno e dalla sua militanza sociale, l’appello per una nuova stagione di impegno politico dei cattolici, i grandi assenti nel gioco di una democrazia anche in Italia sempre più in affanno, priva com’è di valori e di visioni prospettiche, con l’incombenza del presente a scapito del futuro.
L’appello è firmato da Giuliano Amato, monsignor Vincenzo Paglia e Giancarlo Bosetti, che affidano a Baldlni & Castoldi il “Sogno di Cusano”, dialogo sul possibile ruolo delle religioni nella politica di oggi. La convinzione comune - anche se diversamente argomentata - è che la separazione indispensabile delle chiese dal potere, con l’affermazione della laicità e neutralità dello Stato non deve necessariamente spingersi fino a cancellare la religione dalla vita sociale facendone soltanto una testimonianza privata. Si tratterebbe, in sostanza, di dare un seguito agli applausi che hanno accolto le encicliche di Papa Francesco. Su un ulteriore dono che l’esperienza religiosa potrebbe trasferire alla società si sofferma il filosofo Umberto Curi nelle le pagine finali del suo “Parlare con Dio” , edito da Bollati Boringhieri. Il dono è l’attitudine all’ascolto che matura nel silenzio.