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GAZA: SENTIRE MIA FIGLIA
MORIRE AL TELEFONO

GAZA: SENTIRE MIA FIGLIA <BR> MORIRE AL TELEFONO

Su La Repubblica la straziante testimonianza di una madre palestinese Wissam Hamadah che ha sentito la sua bambina morire al telefono lo scorso 29 gennaio l’auto su cui viaggiava è stata bombardata sebbene parte di una evacuazione di civili gestita dalla Mezzaluna rossa palestinese: “Quando me l’hanno uccisa, Hannud (diminutivo di Hind, ndr) aveva fame. Ero al telefono con lei. Per distrarla dal sangue e dagli spari le dicevo di mangiare i biscotti di sesamo, gliene avevo messi cinque in una borsetta rossa. Le piaceva tanto quella borsetta, la usava per giocare a fare la mamma. Ma Hannud era incastrata sotto al sedile posteriore della macchina e tra lei e la borsetta c’era il cadavere di sua cugina. Hannud aveva cinque anni e mezzo, ne avrebbe fatti sei a maggio, come poteva sollevare quel peso? I carri armati si avvicinavano e il sole tramontava. I soldati israeliani hanno colpito la macchina. A bordo sei cadaveri e mia figlia che mi supplicava, mamma perché non vieni a prendermi, mamma ho paura, mamma mi fa male il braccio… È morta a stomaco vuoto, la mia Hannud. Non sono riuscita nemmeno a darle i biscotti”. E ancora: “Hannud aveva fame perché prima di partire con la famiglia di mio fratello Bashar non aveva pranzato. Era il giorno stabilito per l’evacuazione, ma l’esercito bombardava lo stesso. Non c’era tempo, faceva freddo e pioveva. Vivevamo a Tal al-Hawa, quartiere ovest di Gaza City, era troppo pericoloso rimanere lì. Volevamo spostarci all’ospedale battista. La notte prima esplodevano i missili e Hannud è venuta a dormire con me. Mamma non mi lasciare mai, promettimelo... Voleva essere abbracciata. Saremmo dovute andare insieme. La mattina il bombardamento si è intensificato e nel caos lei è salita sulla macchina di Bashar. Sulla Kia erano in sette: due adulti, cinque bambini, tra cui Hannud e sua cugina Layan, che aveva 15 anni. Nel frattempo sparavano contro casa, mi sono nascosta al secondo piano con mio figlio Yahd, ferito alla testa da una scheggia. Dal balcone ho visto la Kia partire lungo una strada secondaria. Si è dovuta fermare quasi subito, vicino al distributore di benzina. C’erano i carri armati. E la macchina è stata colpita da un mezzo militare israeliano”. Erano le 2 del pomeriggio. Wissam racconta di aver chiamato subito Bashar, ma a rispondere è stata Layan. Perdeva sangue da un braccio e da una gamba: “Sono morti tutti, solo io e Hind siamo vivi!”. E poi la drammatica telefonata con Hind: “Singhiozzava, mi ha detto che il viso di Layan era sporco di sangue. Tutti morti tranne lei. Le ho spiegato che i cugini e gli zii si erano solo assopiti. Hannud era incastrata tra i corpi. Stai nascosta Hannud, non ti far vedere... Non riuscivo a calmarla, piangeva troppo. Mamma, i carri armati si avvicinavano... Pregavo Allah che la proteggesse. Abbiamo recitato il Corano insieme. Recitavo i primi versi, lei li ripeteva. Mamma, però dopo la preghiera vieni a prendermi perché è buio... mi ricordo le sue parole. Chiudi gli occhi, Hannud, così il buio si trasforma in un bel sogno… I nervi mi hanno ceduto. Impazzisco se penso a cosa ha dovuto provare. Per cinque ore è stata intrappolata tra i cadaveri. Ha sentito l’odore del sangue dei suoi parenti, era ferita a un braccio, aveva fame e sete. È sempre stata una bambina forte. Non volevo una ragazzina forte morta, volevo una ragazzina normale viva. Perché il mondo non si è fermato per andarla a soccorrere?”. (10 apr - red)

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