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direttore Paolo Pagliaro

Il debito non è
colpa di tutti

Il debito non è <br> colpa di tutti

di Paolo Pagliaro

Ieri il governo ha fatto sapere che il peso del debito pubblico quest’anno è destinato ad aumentare di  11 miliardi per arrivare a fine 2026 al 139,8% del prodotto interno lordo, oltre 70 miliardi in più di quanto era stato previsto un anno fa. E’ una zavorra che compromette gli impegni presi con gli altri paesi dell’Unione e che soprattutto richia di tradursi in un taglio alla spesa sociale.

Come si sia accumulato questo fardello e per colpa di chi è uno dei temi che periodicamente impegnano economisti e politici,  Franco Angeli ha pubbicato un libro – “l’Italia al bivio” -  in cui Franco Amatori, Pietro Modiano ed Edoardo Reviglio istruiscono una sorta di processo alle classi dirigenti degli ultimi trent’anni , e quello del debito pubblico è uno dei temi centrali.
Dice nel suo intervento Giuliano Amato   che il debito è cresciuto perché negli anni Settanta si sono aumentate spese  sociali anche sacrosante , laciando però immutato il livello delle entrate. Soddisfare domande importanti senza farle pagare a nessuno è elettoralmente appagante. Ma si forma un debito che ci rimane per il futuro.  

Ha qualcosa da dire anche Romano Prodi, che non condivide la descrizione di un indebitamento dell’Italia che sembra essere sempre cresciuto. “Durante il mio primo governo, dal 1996 al 1998, il debito  - ricorda Prodi - è sceso di sei punti percentuali arrivando al 113,9% del Pil e nella più breve esperienza del secondo governo dal 2006 al 2008 è sceso al 104,6. Molto inferiore a quello che oggi ha la Francia, che viene ritenuto un paese solido”.
Questo per dire che nella notte del debito non tutti i politici sono uguali.

(© 9Colonne - citare la fonte)