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MIGRAZIONI, I 3 PILASTRI
DEL “PATTO EUROPEO”

MIGRAZIONI, I 3 PILASTRI <BR> DEL “PATTO EUROPEO”

Il Parlamento europeo ha adottato ieri il patto sulla migrazione e sull’asilo, la riforma che rafforza notevolmente i controlli sugli arrivi alle frontiere dell’Unione Europea e istituisce un sistema di solidarietà tra gli Stati membri nella distribuzione dei rifugiati. Il via libera alla nuova normativa è il risultato di un difficile compromesso su un tema che da anni alimenta tensioni e divisioni tra i Ventisette. Il Parlamento europeo ha votato a favore dei dieci testi che compongono questo “Patto su migrazione e asilo”, durante una sessione plenaria a Bruxelles, brevemente interrotta dalle proteste degli attivisti ostili a questa riforma, che seppure con qualche distinguo ha visto il favore delle tre principali forze politiche europee (Partito Popolare Europeo, Socialisti e Democratici e Renew Europe) nonché l’opposizione tanto di gran parte dell’estrema destra, che di Verdi, sinistra radicale e una frangia socialista.

“Abbiamo scritto una pagina di storia ”, ha esultato la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola in un post su X.  “Ci stiamo lavorando da più di dieci anni. Ma abbiamo mantenuto la parola data. Un equilibrio tra solidarietà e responsabilità. Questa è la via europea”. Da parte sua, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha definito il risultato del voto come un “passo storico indispensabile” che  “limita l’immigrazione irregolare e dà finalmente sollievo ai paesi particolarmente colpiti” . “Grazie per aver avuto il coraggio di scendere a compromessi”, ha dichiarato dopo la votazione la commissaria europea per gli affari interni Ylva Johansson, parlando di un “grande successo” della politica comunitaria, che ha presentato la riforma nel settembre 2020, dopo il fallimento di un precedente tentativo attuato sulla scia della crisi dei rifugiati del 2015-2016.

Da parte sua, il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è detta certa che il patto sulla migrazione e l’asilo farà “una vera differenza” per gli europei e porterà ad avere frontiere più sicure, in quanto “si saprà da chi verranno attraversate” garantendo nel contempo il rispetto dei diritti fondamentali. Per Vdl “il patto raggiunge un equilibrio” permettendo all’Ue di continuare ad adempiere agli obblighi internazionali, ma decidendo comunque chi può accedere nel territorio dell’unione, “escludendo ad esempio i trafficanti”. In ogni caso, ha aggiunto Vdl, “l’UE continuerà a collaborare con i partner globali per affrontare le cause profonde della migrazione. Questo lavoro sta già dando i suoi frutti”.

COSA PREVEDE. Quello adottato ieri è in pratica un insieme di dieci testi legislativi (nove regolamenti e una direttiva) volti a stabilire un equilibrio tra il controllo delle frontiere e la solidarietà nell'accoglienza dei rifugiati sul suolo europeo. Concretamente Bruxelles potrà da ora in avanti agire su tre elementi chiave. Il primo è quello relativo alla gestione “agile” (nel senso di rapida) delle frontiere. Il patto prevede in tal senso delle “nuove procedure per stabilire rapidamente lo status di una persona all'arrivo”. In questo modo i migranti potranno sapere più velocemente – entro cinque giorni – se possono restare in Europa o dovranno essere rimpatriati. Questo meccanismo prevede un “filtraggio” con controllo dell’identità, controlli di sicurezza e sanitari, nonché la raccolta delle impronte digitali.

Il secondo elemento chiave della riforma prevede il rafforzamento della cooperazione con i paesi di origine e di transito (come quelli i Balcani) al fine di limitare gli arrivi e contrastare le reti di contrabbando e il traffico di migranti. Bruxelles mira in particolare a cambiare il modo di creare partenariati migratori con i paesi terzi e a posizionare l’Europa nel quadro di una politica di migrazione della manodopera su base volontaria. Infine, la riforma prevede un nuovo meccanismo di solidarietà più flessibile. Ogni Paese è chiamato a contribuire al meccanismo di solidarietà, ma in modo meno restrittivo. Mentre in precedenza le ricollocazioni (trasferimenti di richiedenti asilo tra Stati membri) erano obbligatorie, ora verranno effettuate su base volontaria. I paesi membri hanno quindi diverse opzioni: ricollocazione, contributo finanziario o altre misure di solidarietà (dispiegamento di personale, aiuto logistico verso altri paesi, ecc.). Ogni anno, per tenere meglio conto dei flussi migratori, la Commissione produrrà una relazione e proporrà raccomandazioni. (11 APR - deg)

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