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direttore Paolo Pagliaro

Un pacifista
combattivo

Un pacifista <br> combattivo

di Paolo Pagliaro

Servono mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri, esploratori di frontiera. Questo andava predicando Alexander Langer, leader dei verdi italiani ed europei, scomparso il 3 luglio di trent’anni fa ma oggi sempre più punto di riferimento per chi cerca risposte all’altezza delle nuove sfide:  i  conflitti identitari, la crisi ecologica, la necessità di ripensare l'Europa, la convivenza multiculturale, le guerre.

  
Durante quelle nei Balcani, Langer fu un convinto pacifista, ma di un pacifismo non disarmato e ingenuo.  Il suo approccio era quello della "prevenzione politica e culturale" : operare per bandire il militarismo dalle menti e dai cuori della gente, prima ancora che dalle politiche dei governi . Langer non era certo contrario alla difesa armata dei diritti umani o alla protezione delle popolazioni minacciate, ma credeva che l'intervento militare dovesse essere l'ultima risorsa, dopo aver esaurito tutte le possibilità di mediazione. Propugnava un multilateralismo forte, istituzioni internazionali efficaci e soprattutto un investimento massiccio nella prevenzione dei conflitti attraverso il dialogo interculturale e la giustizia sociale.
Sono posizioni pressoché scomparse nel dibattito odierno,  dove la logica amico/nemico non lascia spazio ad altro.

  
Le idee di Langer vengono discusse venerdì  6 giugno in un convegno ospitato dal Senato.   Ne parleranno i suoi vecchi compagni di strada: Marco Boato Franco Corleone, Anna Donati, Grazia Francescato, Grazia Barbiero, Mao Valpiana e altri.  La vicenda politica e umana di Langer viene ripercorsa anche da Goffredo Fofi in  un libro pubblicato da Edizioni Alphabeta e intitolato “Ciò che era giusto”, con contributi di Gad Lerner, Peter Kammerer e Daniel Cohn-Bendit. Si parla del passato per farsi strada nel presente.

(© 9Colonne - citare la fonte)