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FABIO FOGNINI,
TRA COPPA DAVIS E AMORE

FABIO FOGNINI, <br> TRA COPPA DAVIS E AMORE

E’ l’anno magico che apre porte chiuse da decenni. Dopo l’Oscar de “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino, dopo lo spread in caduta libera, la forse-riforma del Senato, la forse-riforma della legge elettorale, il piccolo grande Fabio Fognini porta l’Italia nella semifinale di Coppa Davis. Non succedeva dal 1998, non succedeva quindi da 16 anni. Il risultato contro il campione Andy Murray (Gbr, numero 8 del ranking ATP) è cronaca, andate a leggerlo sui gazzettini, a noi interessa la storia. Nella storia del tennis ante anno magico, c’è solo uno che aveva le chiavi d’oro: Adriano Panatta. Il quale, infatti, abituato agli interi, della semi-finale non è che vada pien d’orgoglio (ti credo: lui l’ha vinta la Davis nel 1976, e poi ha fatto tre finali nel ‘77, ‘79 e ‘80): “Era pure ora che il tennis facesse bene. Sono sedici anni che non andava in semifinale. Adesso siamo tutti euforici che siamo in semifinale, dovremmo invece pensare di essere euforici il giorno in cui la vinceremo un’altra volta. È comunque un primo passo, ma poi bisognerebbe pure rivincerla”. Per rivincerla occorrerà aspettare settembre, quando i ragazzi di Barazzutti incontreranno la Svizzera. “Là c’è Federer, diventa un po’ più complicato” – dice ancora Panatta. Vedremo. Anche perché non c’è solo quell’esperienza religiosa che è Roger Federer (copyright David Foster Wallace), c’è pure il rovescio di Stanislas Wawrinka, che se ritrovasse la forma quasi surreale mostrata contro Rafael Nadal durante la finale vinta agli Australian Open, sarebbe un bel grattacapo per i nostri. Ma non fasciamoci la testa prima del tempo. Intanto siamo felici che se la sia fasciata Fabio, che poco prima del match aveva lanciato un appello su Twitter: “Ragazzi ho perso la bandana tricolore, portafortuna della Davis! Chi l’avesse trovata vi prego datemela per giocare... Regalo magliettina firmata”. Qualcuno deve avergliela ridata, mosso a compassione. O ricomprata e spacciata per quel feticcio a cui lui è tanto legato. Sicché le cronache, ormai guastate dal gossip, che di tennis si occupano solo quando c’è di mezzo un amorino tra star, non fanno che puntare sul dito, dimentiche della luna: è tutto un proliferare di fotogallery, perché sugli spalti c’era lei. Flavia Pennetta. Bella altra eroina della pallacorda nostrana, regina del veloce se trionfa ad Indian Wells (prima italiana nella storia a vincere il torneo californiano). E perché Flavia? Perché da settimane alcuni selfie (qualcuno dovrà spiegare perché ricorrere a un neologismo quando esiste un’altra parola semanticamente identica: autoscatto) ritraggono i due tennisti teneramente abbracciati. Amen. I giornali hanno chiesto una previsione al Capitano della squadra italiana, Corrado Barazzutti. Sono finiti i tempi delle vacche magre, allora? - “Abbiamo giocatori che sono maturati. Fognini oggi c’è, possiede una valigia, un bagaglio tecnico di spessore ed ora ne è consapevole”. Merito anche delle amicizie amorose? - “Ma basta con queste storie, Pennetta o non Pennetta. La crescita tennistica è indipendente dai sentimenti”. Magari però che ne sai aiuta.

 

Valerio de Filippis

(© 9Colonne - citare la fonte)