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Bergoglio raccontato
dal filosofo Methol Ferre’

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Bergoglio raccontato <br> dal filosofo Methol Ferre’

 

BERGOGLIO RACCONTATO DAL FILOSOFO METHOL FERRE’

Alberto Methol Ferré, il filosofo uruguayano che ha influenzato profondamente il pensiero di Papa Bergoglio, si racconta nel libro-intervista “Il Papa e il filosofo” (Cantagalli, pp. 232, 15 euro) con il giornalista e scrittore Alver Metalli. Nei giorni in cui si attendeva l'elezione di Benedetto XVI, Methol Ferré era certo che il tempo per un Papa giunto “dalla fine del mondo” non fosse ancora maturo ma sarebbe arrivato presto: ai suoi occhi la Chiesa argentina con i suoi cinque secoli di storia era la più pronta tra quelle dei Paesi emergenti a regalare al mondo un successore di Pietro. Eppure, il filosofo non avrebbe potuto immaginare che il Papa argentino tanto atteso sarebbe stato qualcuno che conosceva bene e aveva a lungo frequentato. L'amicizia intellettuale tra Bergoglio e Methol Ferré ha radici lontane: già negli anni ‘70 i due ebbero modo di incontrarsi, al margine dell'entusiasmo per i preparativi della Terza Conferenza generale dell'episcopato latinoamericano, per parlare della responsabilità della Chiesa in quel momento particolare per l'America Latina. La cultura, la religiosità popolare, i poveri, la teologia della liberazione erano gli argomenti caldi di quegli anni. Nell'intervista con Alver Metalli, Mehol Ferré ripercorre il fervore di quegli incontri e di una pagina della storia argentina che forse non tutti conoscono ma che ha profondamente segnato il pensiero di Papa Francesco. Parlando del filosofo al presidente uruguayano come di un grande amico comune, Papa Francesco dirà “ci ha aiutati a pensare”, sottolineando un legame intellettuale mai interrotto e un’affinità di pensiero che oggi riscopriamo grazie alle parole consegnate da Methol Ferré ad Alver Metalli come in un vero e proprio testamento spirituale. “Nella storia del cattolicesimo si sono viste chiese inaridirsi e divenire riflessi di altre e, viceversa, chiese zampillare e illuminare altre chiese un tempo floride. La Chiesa cattolica, adesso diventata mondiale, sente la presenza di altre chiese locali, che prima erano un suo puro riflesso” sono le parole del filosofo. (Red)

IL RITRATTO DI UNA METROPOLI

Raccontava Christopher Isherwood che a fine anni venti, alla vigilia della grande crisi economica antesignana di quella attuale, si precipitò a Berlino perché la città era considerata “il luogo più vizioso dai tempi di Sodoma”. Sessant’anni dopo e con le stesse motivazioni, il narratore di questo libro, Mario Fortunato, allora giovane, segue le orme dello scrittore inglese e una sera giunge in quella che è una capitale divisa in due, vivendovi un’avventura tanto pericolosa quanto memorabile. Dall’episodio, che potrebbe figurare in una spy story di Le Carré, se non fosse che i protagonisti sono due ragazzi imbevuti di poesia, e cioè piuttosto goffi, ha inizio “Le voci di Berlino” (Bompiani, pp. 188, 17 euro), narrazione corale e imprevedibile di “una città che non è, ma continuamente diventa”, un luogo dove la letteratura, a furia di inseguire la realtà, la raggiunge. La storia di una metropoli, un romanzo sotto mentite spoglie. Se poi la metropoli è stata il cuore di una monarchia imbelle, di una repubblica litigiosa, di due dittature, una sanguinaria e l’altra paranoica, e infine il centro politico dell’Europa odierna, il romanzo rischia di trasformarsi in una categoria dello spirito. Ed è appunto in questa chiave che il libro spazia dalla Berlino sfrontata di Isherwood e Auden, ricostruita con materiali inediti, a quella degli iniziali bagliori dell’incendio nazista; dalla città distrutta dopo la caduta del Terzo Reich in cui i due figli di Thomas Mann, Erika e Klaus, tentano di riannodare il filo della memoria e dell’identità, alle storie rocambolesche e ignote, che precedono e seguono la costruzione del muro e poi la sua caduta – per concludersi ai nostri tempi di debito sovrano. Mario Fortunato giostra i destini dei suoi personaggi, cucendoli in un arazzo personalissimo, che è nello stesso tempo il racconto di una grande città e un involontario autoritratto. (Red)

 

“BRASILE IN CUCINA”: LE RICETTE DI NATALIA COSTA

Natalia Costa, chef brasiliana trapiantata a Milano, propone piatti ricchi, colorati e gustosi, tutti di facile realizzazione: piatti che riflettono la varietà di un enorme patrimonio culinario, molto aperto agli influssi portoghesi, indiani, italiani, cinesi, tedeschi e francesi. Suddiviso per tipologia di preparazione, “Brasile in cucina. 100 ricette facili da realizzare a casa propria” (Gribaudo, pp. 160, 16,90 euro) offre una selezione di 100 ricette che, dagli antipasti alle insalate, dalle zuppe ai soufflé, dalla pasta al riso, dalle carni al pesce ai dolci, portano in tavola la vivacità e i profumi della cucina brasiliana. Il tutto “condito” da un sapiente uso di spezie e dall’immancabile peperoncino. Il volume, riccamente illustrato da fotografie, permetterà di portare in tavola a casa propria il meglio del Brasile, dalle ricette più celebri come la feijoada con fagioli neri e carne. (PO / Red)

“LA CONCUBINA RUSSA” DI KATE FURNIVALL

Una giovane donna che viene da lontano e che porta con sé un grande dolore. Un uomo che ha deciso di combattere per un ideale in un Paese che non lascia spazio ai sentimenti e ai sogni. Un giorno per caso i loro sguardi si incrociano e il loro incontro sarà forse l’unica promessa di felicità. Cina 1928. In una città insidiata da ladri, pericoli e sofferenze di ogni sorta, la giovane Lydia ha dovuto imparare presto a sopravvivere. Proviene da una famiglia dell’aristocrazia russa, esiliata in seguito alla repressione bolscevica. A cinque anni ha visto morire suo padre e da allora il suo cuore è andato in frantumi. Ma Lydia non ha tempo per volgersi al passato, sua madre ha bisogno di lei e farà di tutto per assicurarle una vita dignitosa, persino commettere piccoli furti. È durante una delle sue uscite in cerca di fortuna che incontra il giovane Chang An Lo. Fra i due è amore a prima vista, è come se si fossero riconosciuti nella solitudine terribile che li sovrasta. Tuttavia, la loro complicità li spingerà a introdursi in luoghi in cui non avrebbero mai dovuto avvicinarsi: quelli delle lotte di potere fra comunisti e nazionalisti. Nonostante tutto sembri ostacolarli, in un’epoca in cui l’amore sembra la scelta meno indicata, Lydia e Chang non sono in grado di ignorare un sentimento che mostra loro, forse per la prima volta, una promessa di felicità. Tutto questo è “La concubina russa” (Leggereditore, pp. 663, 14 euro) di Kate Furnivall. (PO / Red)

FRENCH DAWN RACCONTA “LA MERAVIGLIA DELLE PICCOLE COSE”

Le famiglie perfette non esistono. Mo se lo ripete almeno una volta al giorno, ma è difficile convivere con il fallimento, è difficile arrendersi di fronte al fatto che la vita ti sfugge tra le dita, lasciando in cambio solo rughe e incomprensione. Ed è ancor più difficile per una madre che è anche psicologa per l’infanzia, capire che i propri figli non ne vogliono sapere di aprirsi a lei, né tantomeno di seguire i suoi consigli. Allora la soluzione sembra semplice, forse la felicità si nasconde in una storia che ti fa sentire di nuovo donna, oppure nel distacco, nel riappropriarsi della libertà perduta. Ma ciò che Mo scopre davvero è che oltre il bianco e il nero, c’è qualcosa in più del grigio. È la meraviglia che si cela dietro i dettagli minimi, quelli più insignificanti, che a cercarli meglio aiutano a ritrovarsi. “La meraviglia delle piccole cose” (Leggereditore, pp. 341, 14 euro) di French Dawn è un romanzo che esplora con ironia e profondità le fasi più complesse della vita, un ritratto illuminante di una famiglia tanto originale quanto simile a quelle con cui conviviamo quotidianamente. (PO / Red)

 

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