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Otto anni dopo, è ancora
l’Inter del triplete

Otto anni dopo, è ancora <br> l’Inter del triplete

Trento, 11 ott – C’è il bambino che, otto anni fa, non era ancora nato. Ma imita il papà, maglia nerazzurra addosso, e inneggia a quell’Inter dei record che nel 2010 centrò un’impresa storica e che non poteva non essere presente al Festival dello Sport di Trento, dedicato proprio ai primati. In verità di bambini e papà nerazzurri ce ne sono a decine, centinaia: segno che quella squadra non ha mai perso il suo appeal e, complici gli anni seguenti non esaltanti del club milanese, è ancora saldamente nel cuore dei tifosi. A fare gli onori di casa in questo emozionante incontro un tifoso doc, il direttore del tg di La7 Enrico Mentana e in un momento l’Auditorium Santa Chiara si trasforma nella Nord di San Siro: sul palco si siedono Julio Cesar, Francesco Toldo, Paolo Orlandoni, Maicon, Marco Materazzi, Javier Zanetti, Diego Milito, e il direttore tecnico Marco Branca. Ma la standing ovation il pubblico la dedica al presidente Massimo Moratti (in lacrime) che entra insieme a Marco Tronchetti Provera. Parte una carrellata di immagini e ricordi sconsigliata ai deboli di cuore di fede interista. Branca e Moratti rivivono la campagna acquisti dell’estate prima del Triplete, cominciata con la clamorosa cessione di Ibra al Barcellona che spalancò la porta all’arrivo in nerazzurro di Eto’o, tra i principali artefici con i suoi gol, insieme a quelli di Milito, dei successi della squadra allenata da Mourinho. E’ capitan Zanetti il primo a ricordare: “Quell’anno arrivarono grandi campioni, per questo abbiamo potuto affrontare tutte le competizioni al massimo, vincendo ciò che sarà per sempre indimenticabile per tutti noi”.
Ogni gol che si rivede sullo schermo viene accolto con un boato come se stesse accadendo in diretta. E sul palco si riabbracciano anche i protagonisti di quelle gare. “Mourinho sapeva far diventare forte anche un calciatore normale”, ricorda Julio Cesar mentre Maicon parla della velocità di Eto’o. Dopo le immagini della trasferta di Kiev in Champions, vinta negli ultimi minuti con conseguente qualificazione, Moratti ricorda “la sofferenza di quella gara: ma c’era sempre una determinazione e una sicurezza che andavano oltre al risultato. E questo era dato dalla personalità di Mourinho: i ragazzi avevamo la convinzione di essere più forti fino all’ultimo minuto. Unito ovviamente a tutto quel talento”. “Ci credevamo fino alla fine, era una squadra fatta di uomini ancor prima che di calciatori” rintuzza Zanetti. Anche la famosa foto di Mourinho che mima le manette viene accolta da boati (“da allora è un eroe per noi” scherza Tronchetti Provera) e Materazzi ricorda: “La sua strategia di catalizzare le critiche e allentare la tensione su di noi ha sempre funzionato”. “La ragione per cui mi è sempre rimasto in mente Mourinho – aggiunge Moratti – era per un’intervista di due anni prima quando in semifinale di coppa dei campioni tra Porto e La Coruna disse che pensava già alla finale. Mi conquistò”. I ricordi continuano scanditi dai gol delle gare simbolo di quella stagione, in Italia e in Europa.
“Siamo andati in finale di Champions tranquilli dopo aver battuto il Barcellona” ribadisce Tronchetti Provera prima delle immagini del ritorno della semifinale, giocato al Camp Nou con l’Inter a difendere il 3-1 dell’andata per raggiungere lo storico atto di Madrid. “E’ stata l’espressione del nostro carattere, del nostro sangue e della nostra mente. Per conto mio – spiega Moratti – la partita più gloriosa della stagione, impostata bene in corsa dopo il rosso a Motta”. Cominciano i ricordi dei trionfi, dei giorni magici del Triplete: si parte dalla coppa Italia vinta contro la Roma, diretta avversaria anche in campionato. Quindi l’ultimo atto del campionato, la vittoria a Siena che vuol dire 18esimo scudetto, come sempre decisa da una rete di Milito. “La felicità nelle facce dei tifosi era tale che ci trasmettevamo soddisfazione a vicenda”, racconta Moratti. E si arriva alla notte di Madrid, una finale, quella del Bernabeu contro il Bayern Monaco, quasi mai in discussione, sbloccata da un incredibile Milito dopo mezz’ora e chiusa dal Principe stesso a metà ripresa. “Quando si riguardano queste immagini le emozioni sono ancora le stesse”, dice Milito mentre Zanetti riappoggia la coppa sulla testa come la celebre immagine della notte madrilena. “Una settimana prima della partita, chiesi con un sms a Mourinho: come è il Bayern? Rispose: tranquillo 2-0 per noi” rivela Materazzi. “Siamo andati in Spagna con la certezza di vincere, senza alcun timore. E’ l’unica volta che ho visto Moratti tranquillo allo stadio” scherza Tronchetti Provera.

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