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direttore Paolo Pagliaro

BOLIVIA, MORALES LASCIA
ORA NUOVE ELEZIONI?

BOLIVIA, MORALES LASCIA <br> ORA NUOVE ELEZIONI?

Con Don’t fear the light, l’edizione del RomaEuropaFestival 2019 che andrà avanti ancora per due settimane, con il gran finale affidato a Christan Fennesz e a Ryuichi Sakamoto, ha toccato già ieri una delle sue punte di eccellenza. Protagonisti all’Auditorium Parco della Musica, le sorelle pianiste Katia e Marielle Labèque, che hanno ospitato nella loro dream house minimalista Bryce Deffner, chitarrista dei The National, e David Chalmin. Un quartetto, un ensemble che procede a briglia sciolta, in un esperimento eclettico in cui pianoforti e chitarre si alternano, si inseguono, si accompagnano tra passeggiate rock in punta dei piedi (Electric counterpoint di Steve Reich), sonate alla Debussy come i Four Movements di Philip Glass interpretate dal duo Labèque, e le numerose prime esecuzioni italiane a impreziosire il programma. La più attesa quella che dà il titolo al concerto, in cui è possibile perfino immaginare sovrapposto il dolce lamento di Thom Yorke, autore del brano; la più sperimentale El Chan, di Dessner, che mescola musica classica, minimalismo contemporaneo ed ispirazione messicana, nella sua nuova versione con chitarre ed elettronica. Un esperimento, quello delle sorelle Labèque, che nasce a Londra nel 2011 (“quando ci hanno chiesto di gestire un piccolo festival al Kings Place di Londra dal titolo “50 years of minimalism”) e Romaeuropa Festival ha portato nella capitale in prima nazionale, in corealizzazione con la Fondazione Musica Per Roma e Accademia Nazionale Santa Cecilia con una mission preciso, dare spazio a quel movimento minimalista che, come dice Chalmin, ha ridato ai musicisti degli anni 50 e 60 il diritto di scrivere musica in grado di comunicare con il pubblico, ricreando un legame tra musica colta e musica popolare”.  Evo Morales si è dimesso; è successo domenica alle 16.51 ora locale, ma l'ormai ex presidente boliviano non ha lasciato il paese per rifugiarsi in Argentina come alcuni giornali avevano scritto. Morales è ancora in Bolivia; con l'aereo presidenziale è atterrato a Chimore, dipartimento di Cochabamba, e da lì ha annunciato le sue dimissioni. "Non ho ragioni per scappare dato che non ho rubato nulla. Il mio peccato è essere indigeno, dirigente sindacale, 'cocalero'" ha detto Morales spiegando che esiste un mandato d'arresto nei suoi confronti. Esulta Luis Fernando Camacho presidente del comitato civico Pro Santa Cruz annunciando che la polizia e i militari stanno cercando Morales nel Chapare. L'ex presidente e candidato dell'opposizione alle ultime elezioni Carlos Mesa pur salutando con favore le dimissioni di Morales e definendole come la "fine della tirannia", lancia un appello alla polizia e alle forze armate, ricordando che nel rispetto del loro mandato costituzionale "il loro compito è quello di proteggere la cittadinanza e garantire l'integrità e la vita delle persone". I governi di Messico, Argentina, Cuba e Venezuela parlano di "colpo di Stato" in corso in Bolivia. Il ministro degli Esteri messicano Marcelo Ebrard Casaubond su twitter annuncia che il Messico ha ricevuto 20 esponenti dell'esecutivo e del legislativo della Bolivia nella residenza ufficiale a La Paz e offre asilo al presidente boliviano. Sempre su twitter scrive anche il presidente argentino Alberto Fernández: "Noi difensori delle istituzioni democratiche ripudiamo la violenza che ha impedito a Evo Morales di concludere il proprio mandato presidenziale e ha alterato il corso del processo elettorale". Solo il Brasile nega che si tratti di un colpo di stato "Non c'è nessun colpo di stato in Bolivia. Il massiccio tentativo di frode elettorale ha delegittimato Evo Morales, il quale ha fatto la scelta giusta di abbandonare il potere dinanzi alla protesta popolare", ha detto il ministro degli Esteri del Brasile, Ernesto Araujo.

(SEGUE)

BOLIVIA: MORALES SI DIMETTE, MIO PECCATO ESSERE INDIGENO (RIEPILOGO) – (3)

La Paz, 11 nov - Nel frattempo il quotidiano boliviano Página Siete ha annunciato dal proprio sito internet la sospensione dell'edizione cartacea: "Di fronte all'ondata di terrore che si è scatenata nella città di La Paz, il giornale Página Siete sospende il suo lavoro per motivi di sicurezza. Tutti i suoi giornalisti e funzionari sono stati fatti rientrare. Per questo, lunedì 11 novembre non uscirà l'edizione cartacea di Página Siete. Chiediamo comprensione ai nostri lettori e sosteniamo il processo di pacificazione del paese". In diverse zone sono in corso manifestazioni, scontri e saccheggi e l'ambasciatrice del Venezuela in Bolivia Crisbeylee González ha denunciato un attacco alla sede dell'ambasciata: "Uomini con il volto coperto hanno attaccato con dinamite l'ambasciata venezuelana in Bolivia - ha detto Gonzalez all'agenzia di stampa boliviana Abi - siamo sani e salvi, ma qualcuno vuole ucciderci. Aiutateci a condannare questa barbarie".

(© 9Colonne - citare la fonte)