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Salario minimo, Guerra (Pd): da Cnel interpretazione capziosa direttiva Ue

Roma, 5 ott – “Il documento del Cnel è tutto preordinato, in maniera prevedibile, per cercare di dimostrare che la direttiva europea sul salario dignitoso non richieda al nostro Paese un salario minimo, perché noi abbiamo già una contrattazione molto forte. In realtà il modo in cui viene letta la direttiva è molto parziale, un modo che definisco capzioso, perché la direttiva contrariamente a quello che dice il Cnel non stabilisce una priorità tra uno strumento e l’altro, usando anzi sempre la formula ‘e/o’ per sottolineare che entrambi gli strumenti possono essere adottati separatamente ma anche concorrere”. Così a 9colonne Maria Cecilia Guerra, deputata e responsabile lavoro del Pd, all’indomani della conclusione della fase istruttoria del Cnel sul salario minimo, che ha prodotto un documento che ha visto il voto contrario della Cgil e l’astensione della Uil. Il documento finale arriverà il 12 ottobre. “Esattamente quello che noi facciamo nella nostra proposta – continua Guerra - che dà centralità alla contrattazione collettiva dei sindacati e delle associazioni datoriali più rappresentativi, ponendo solo un minimo al di sotto del quale la contrattazione collettiva non deve andare, in modo assolutamente coerente con la direttiva”. Secondo la parlamentare dem, inoltre, “dalla Cassazione è arrivata un‘importantissima pronuncia, in cui si sottolinea la necessità di dare attuazione all’articolo 36 della Costituzione, e come non sia sufficiente l’applicazione del contratto collettivo di lavoro, siglato financo dai sindacati più rappresentativi, per dire che sia assolto il principio di un salario equo. Una sentenza che praticamente ci invita a introdurre un salario minimo legale, altrimenti saremmo affidati alla discrezionalità del giudice”. Intanto, la proposta unitaria delle opposizioni (eccetto Italia Viva) tornerà in aula a Montecitorio il 17 ottobre: “Noi abbiamo presentato un disegno di legge unitario, che adesso è all’attenzione dell’aula: la maggioranza scappa via, non riesce a dire di no a una norma di equità che è di interesse per 3,5 milioni di lavoratori pagati meno di 9 euro lordi all’ora. Per cui le provano tutte, dall’emendamento soppressivo alla sospensiva fino alla chiamata in causa del Cnel, che con tutto il rispetto non è il decisore politico: in Parlamento dovranno dirci di no, se ne avranno il coraggio. Una previsione: manderanno ancora la palla in tribuna, magari rinviando il ddl in commissione per fare le loro proposte. Ma qualcuno – conclude Guerra - ha mai sentito le proposte della maggioranza su questo tema?”. (PO / Roc) ////                        

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