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Migranti, Pd-Avs-più Europa a governo: Cpr vanno chiusi

Roma, 5 feb - "La richiesta rispetto ai Cpr è una: tornare alla consapevolezza che nel nostro Paese c'era 10 anni fa e cioè che queste strutture vanno chiuse". Così Riccardo Magi, deputato e segretario di Più Europa, in una conferenza stampa organizzata alla Camera insieme alla senatrice di Avs Ilaria Cucchi e alla senatrice del Pd Cecilia D'Elia, dopo la tragica vicenda di Ousmane Sylla, il 22enne originario della Guinea che si è tolto la vita nel centro per il rimpatrio di Ponte Galeria a Roma. "I Cpr - sottolinea Magi - sono luoghi di detenzione e afflizione che non aiutano ai fini del rimpatrio, soprattutto non è utile estendere il periodo della detenzione portato dall'attuale governo fino a 18 mesi. All'interno dei Cpr vengono detenute persone che non verranno mai rimpatriate, perché non vi sono accordi con i paesi d'origine, e come nel caso del ragazzo che si è ucciso ieri restano incastrate all'interno di un sistema che è pura afflizione, che non esitiamo a definire illegale. Invitiamo il ministro Piantedosi e la premier a entrarci: la prima cosa che si prova è la vergogna sul fatto che esistano posti del genere in un paese democratico". "Il tema delle carceri, e più in generale della detenzione in Italia - sottolinea ancora Magi - è oggettivamente al centro della cronaca: il dato strutturale è quello di un sistema al collasso, che non possiamo più definire un'emergenza. Si tratta di una questione democratica e amche di efficienza: un sistema penitenziario che funziona, che rispetta la Costituzione, ovvero la finalità di reinserimento sociale della pena, è un sistema che crea sicurezza. Attualmente nelle carceri italiane, così affollate, non c'è possibilità di reinserimento sociale, anzi c'è la formazione al crimine, un dato preoccupante anche dal punto di vista della sicurezza". "Noi abbiamo delle proposte - aggiunge il segretario di Più Europa - tra cui la realizzazione di case di reinserimento sociale, ovvero dei luoghi dove chi ha meno di un anno di pena da scontare può andare, lasciando il carcere: una misura che coinvolgerebbe 7-8 mila persone, con un effetto deflattivo sulle carceri. Si tratra di luoghi adibiti alla formazione lavorativa e professionale. Su questo chiediamo al governo di esprimersi, e se non è d'accordo di fare una controproposta ma comunque di fare qualcosa".
"Maggioranza e opposizione - afferma Ilaria Cucchi - non potranno mai trovarsi sulla stessa lunghezza d'onda rispetto al tema dei diritti, ed è un enorme dispiacere. Se non partiamo dal concetto che i diritti devono essere garantiti a tutti, a partire dagli ultimi, non arriviamo da nessuna parte. Il ministro Nordio si dice dispiaciuto per l'ennesima morte in carcere, ma da un ministro della Giustizia mi aspetto ben altro che dispiacere, mi aspetto dei fatti concreti per risolvere un problema, come quello delle carceri, che non può più essere rinviato. Se dall'altra parte la nostra premier, sottolineando che lei non è di sinistra, afferma che l'unico modo per risolvere il problema carceri è creare altre strutture, allora siamo proprio sulla strada sbagliata". "Penso - sottolinea Cecilia D'Elia - che bisogna fare come Calamandrei aveva fatto per le carceri, bisogna aver visto: è impossibile descrivere un Cpr senza vederlo, perché siamo ben oltre il carcere sul tema dei diritti: è un non luogo, una sospensione drammatica delle garanzie e del percorso di vita delle persone. Ousmane non sarebbe stato lì se non ci fosse stato il decreto Cutro e l'allungamento dei tempi di reclusione. Ma soprattutto non capiva perché era lì, quale reato avesse commesso. Il Cpr di Ponte Galeria va chiuso e dobbiamo aprire una riflessione sul senso dei Cpr nel nostro Paese". (PO / Roc)//// ////

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