Toni alti e polemiche alla Camera, nel primo giorno di discussione in aula dell'autonomia differenziata, la riforma tanto voluta dalla Lega e messa nero su bianco dal ministro Roberto Calderoli. Una riforma contestata dalle opposizioni dal centrosinistra, che teme l'approfondirsi dei divari territoriali già esistenti, alle quali però la maggioranza replica con due argomenti su tutti: fu proprio il centrosinistra a dare il via al progetto con la riforma del Titolo V; se i gap territoriali già esistono la colpa non è dell'autonomia, che anzi dovrebbe spingere a una sana competizione tra regioni. "La storia sta a testimoniare che il principio delle autonomie territoriali fa parte del dna di questa parte del campo politico – ammette all'inizio della mattinata Toni Ricciardi - ma la nostra contrarietà è dal punto di vista metodologico e di merito. Sono stati presentati quasi 2.400 emendamenti, sono stati discussi e votati in tutto solo 70, poco meno del 3%: rispetto a un momento così solenne e così importante abbiamo dato la nostra disponibilità a dare il nostro contributo". Per quanto riguarda il merito, spiega Ricciardi, "non ricordo una quantità di audizioni in cui la quasi totalità di pareri sono stati negativi": Ricciardi cita tra le principali criticità "il ruolo del Parlamento" che viene messo in discussione, "la determinazione dei Lep che chiamerei, citando Cuperlo, livelli uguali di assistenza", l'uso di un disegno di legge ordinario e non costituzionale".
- E infine "come si fa a immaginare una competizione tra Regioni senza che si possa partire da condizioni di parità?". A oggi, spiega Ricciardi, "il regionalismo sanitario possiamo definirlo un errore, i risultati sono sotto gli occhi di tutti perché le differenze tra Nord e Sud sono aumentati e i Lea non sono garantiti: è la controprova che una crescente autonomia aumenta, e non riduce, le disuguaglianze". Distinguo che non convincono Elisabetta Gardini, vicecapogruppo di Fratelli d'Italia, per la quale sull’autonomia differenziata “nel centrosinistra evidentemente si sono pentiti, perché adesso si stracciano le vesti e creano un allarmismo veramente incomprensibile”. Gardini che ribadisce: “Noi oggi ci presentiamo con una legge ordinaria perché loro fecero nel 2001 la riforma costituzionale del Titolo V- che oggi ci permette di non dover riformare la Costituzione ma di procedere per legge ordinaria: andiamo di fatto ad applicare, a completare un’incompiuta”. Ad accendere ulteriormente gli animi ci pensa Simona Bordonali, deputata leghista che prende la parola sfoggiando una maglia con su scritto "Il vento del nord", stigmatizzata dalle opposizioni.
(Sis)
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