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direttore Paolo Pagliaro

CORTE DI GIUSTIZIA L'AJA:
STOP ATTACCHI A RAFAH

La Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja ha accolto la richiesta urgente del Sudafrica, ordinando a Israele di interrompere immediatamente l'offensiva militare a Rafah. La sentenza, pronunciata dal giudice capo Nawaf Salam, riflette il mancato convincimento della Corte riguardo alle rassicurazioni fornite da Tel Aviv sulla sicurezza dei civili nella Striscia di Gaza. Oggi, la Corte si è riunita per decidere sulla richiesta sudafricana, che esigeva la cessazione immediata dell'operazione israeliana a Rafah. Questa offensiva era stata lanciata nonostante una precedente ordinanza della Corte, che invitava Israele a fare tutto il possibile per prevenire atti di genocidio a Gaza, senza però imporre un cessate il fuoco. Nawaf Salam ha evidenziato che la situazione umanitaria a Rafah è "ulteriormente peggiorata" e si trova in uno stato "disastroso". "La Corte non è convinta che gli sforzi di evacuazione e le relative misure che Israele afferma di aver intrapreso per rafforzare la sicurezza dei civili nella Striscia di Gaza e in particolare di quelli recentemente sfollati dal governatorato di Rafah siano sufficienti ad alleviare l’immenso rischio che la popolazione palestinese è esposta a seguito dell’offensiva militare a Rafah," ha dichiarato il giudice Nawaf Salam.

Rispetto alla sentenza di marzo, la Corte ha rilevato che l'attuale situazione comporta ulteriori rischi di danni irreparabili ai diritti della popolazione di Gaza. Di conseguenza, "Israele deve fermare immediatamente la sua offensiva militare o qualsiasi altra azione nel governatorato di Rafah che possa infliggere al gruppo palestinese di Gaza condizioni di vita che potrebbero portare alla sua distruzione fisica totale o parziale," ha aggiunto il giudice Salam. La Corte ha anche disposto nuove misure precauzionali durante l'indagine sulle accuse di genocidio mosse dal Sudafrica contro Israele. Tra queste misure, "Israele deve adottare misure efficaci per garantire il libero accesso alla Striscia di Gaza a qualsiasi commissione d’inchiesta, missione d’inchiesta o organo investigativo incaricato dagli organi competenti delle Nazioni Unite di indagare sulle accuse di genocidio." Israele, che non riconosce la giurisdizione della Corte, dovrà riferire entro un mese sull'implementazione di queste misure, che comprendono anche l'apertura del valico di frontiera di Rafah per l'assistenza umanitaria. La Corte  ha chiesto anche la "liberazione immediata e incondizionata" degli ostaggi israeliani tenuti a Gaza da Hamas, circa 100 dei quali dovrebbero essere ancora in vita. Hamas, via telegram, si è definitiva soddisfatta della sentenza anche se, ha affermato il gruppo terroristico, "non basta perché deve finire la guerra". Sdegnata la reazione di Ben Gvir, ministro per la Sicurezza nazionale, secondo cui invece "la risposta alla decisione del tribunale antisemita deve essere di occupare Rafah e aumentare la pressione militare su Hamas finché non saremo vincitori".

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