Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Mezzanotte in Messico
di Alfredo Corchado

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

“MEZZANOTTE IN MESSICO” DI ALFREDO CORCHADO

È una sera di luglio del 2007, quando Alfredo Corchado, giornalista messicano, riceve una telefonata da un investigatore americano in contatto con informatori all'interno di alcuni dei più violenti cartelli messicani della droga: qualcuno lo vuole morto e lui ha appena ventiquattr'ore di tempo per scoprire se la minaccia è reale. Questa la trama del saggio di Alfredo Corchado “Mezzanotte in Messico”, pubblicato in Italia da Mondadori (pp. 336 pagine, euro 22, traduzione di Giovanni Zucca). Figlio di una terra in cui i potenti sono di rado messi sotto esame, Corchado non ha mai avuto paura di lavorare a inchieste su temi scottanti come la corruzione all'interno del governo, gli omicidi di donne a Ciudad Juárez e gli spietati cartelli della droga. Uno dei suoi ultimi reportage riguarda un gruppo paramilitare nato da una scissione del cartello del Golfo: li chiamano Los Zetas e controllano alcune delle principali vie di distribuzione usate dal narcotraffico nel nord del paese. Sono proprio loro, secondo la sua fonte, a volere la morte di Corchado che, invece di rifugiarsi al sicuro negli Stati Uniti, decide di scoprire cosa si nasconde dietro quelle minacce. Comincia così il viaggio di un uomo che, mentre lotta per salvarsi, cerca di comprendere la complessa situazione del suo paese: un paese di contrasti estremi, in cui la disuguaglianza e l'ingiustizia rimangono problemi enormi. Alfredo Corchado, giornalista, è stato ricercatore presso la Nieman Foundation, il Woodrow Wilson Center e il David Rockefeller Center. È responsabile della redazione Messico del “Dallas Morning News”. Nel 2000, è stato il primo inviato a ottenere un'intervista con Vicente Fox, il primo presidente messicano democraticamente eletto. Vive a Città del Messico.

 

“FREDDE VERITA’” DI KARIN SALVALAGGIO

Succede in un lampo. L’uomo incappucciato accoltella la donna, che prima di morire grida quel nome: “Grace”. Grace, diciassette anni e un carattere così insondabile per la sua età, ha visto la scena dalla finestra della sua camera, ma non riconosce l’uomo e non sa chi sia la vittima. Per questo si avventura nella neve, per capire chi è stato a chiamarla per nome. La scoperta di quell’identità getta Collier, la remota cittadina del Montana in cui vive Grace, in un vortice di pettegolezzi. E quando fa la sua comparsa la detective Macy Greeley della polizia federale di Helena, i pettegolezzi si trasformano in un muro di diffidenza. A poche settimane dal congedo per maternità, a Macy è stato affidato il compito di cercare connessioni fra questo omicidio e alcuni fatti di cui si è occupata undici anni prima: quattro ragazze trovate morte in un’area pic-nic, un traffico sessuale rimasto impunito, l’ombra di un giro di pedofilia. “Fredde verità” è un thriller scritto da Karin Salvalaggio, pubblicato dalla casa editrice Rizzoli (pp. 352, euro 18). L’autrice è cresciuta seguendo in giro per il mondo un padre che, militare di professione, doveva spostarsi spesso per lavoro. Ha avuto così un’infanzia nomade, vivendo in luoghi molto distanti e diversi tra loro, dall’Alaska alla Florida, fino all’Iran. Ha conseguito un Master of Arts in Creative Writing presso la Birkbeck University di Londra. “Fredde verità” è il suo primo romanzo.

 

“LO STATO DI TUTTO IL POPOLO”, SCRITTI POLITICI DI FICHTE

“Lo Stato di tutto il popolo”, a cura di Nicolao Merker (Editori Riuniti, pp. 360, euro 19,95) raccoglie scritti politici che appartengono all’intero arco di attività di Johann Gottlieb Fichte (1762-1814), e li situa nel contesto storico e ideologico di un’epoca che va, in Germania, dalle prime ripercussioni della Rivoluzione fino ai nodi irrisolti della questione nazionale. Fra i filosofi classici tedeschi Fichte fu il pensatore che recepì quelle ripercussioni nella loro valenza più immediatamente politica. Si può, in senso assai lato, parlare di un suo giacobinismo filosofico, non solo chiaramente visibile nelle opere politiche giovanili, ma ancora presente, nonostante molte contraddizioni interne, anche negli scritti della maturità, che proprio perciò non vanno affrettatamente liquidati come il prodotto di un nazionalismo generico o, peggio, reazionario. Fichte resta un classico da leggere con molta accortezza e attenzione: infatti neanche quando la sua descrizione della nazione ribolle di enfasi, ciò è interamente da scartare. Nicolao Merker è professore emerito di Storia della filosofia all’Università di Roma “La Sapienza”. Ha curato edizioni italiane di classici dell’età della Riforma, dell’Illuminismo e dell’idealismo tedeschi, nonché di Marx, Engels e dell’austromarxismo.

 

I BENJAMIN, UNA FAMIGLIA TEDESCA

Walter Benjamin, uno dei “profeti” culturali del Novecento, morì in una piccola località sulla frontiera spagnola; fuggiva dalla Francia occupata e si suicidò per timore di essere riconsegnato alla Gestapo. Era ebreo oltre che antinazista. La sua fine è abbastanza nota. È invece per lo più ignota la vicenda delle personalità con cui più vivamente e drammaticamente si intrecciò la sua storia e, in parte, la sua attività: Georg, il fratello minore, medico, dirigente comunista, soppresso a Mauthausen nel 1942, la sorellina Dora, sociologa e attivista, esule a Parigi con Walter dal 1933 e morta in Svizzera dov’era in esilio, la cognata Hilde, militante clandestina antinazista e madre di un bambino “meticcio” da sottrarre allo sterminio, poi giudice supremo nella Ddr e ministro della Giustizia, distintasi nella prosecuzione giudiziaria dei criminali nazisti. A colmare questa lacuna ci pensa Uwe-Karsten Heye in “I Benjamin. Una famiglia tedesca” (Sellerio, pp. 336, euro 18, traduzione dal tedesco di Margherita Carbonaro). L’autore di questa inchiesta storica, basata su documenti sconosciuti e su conversazioni con i protagonisti, li definisce “una famiglia tedesca”. E infatti la loro vicenda collettiva di disperazione di morte e di coraggio, è aggrovigliata in modo indistinguibile con la stessa storia della Germania. E il racconto di essa si staglia sullo sfondo della vita in Germania, prima e dopo il 1933. A partire dal primo miracolo tedesco, la grande crescita dopo la nascita dell’impero del 1871, in cui fiorì la famiglia di agiati e colti ebrei Benjamin; fino agli anni Sessanta del Novecento quando, mentre i caporioni ex nazisti completavano le loro carriere indisturbati ad Ovest, l’ultima dei Benjamin si guadagnava l’epiteto di “Ghigliottina rossa” per il suo lavoro di giudice ad Est, contro i criminali di guerra. Una ricostruzione dal respiro del Ventesimo secolo europeo, quella condotta dallo storico e giornalista Heye che riesce a coniugare con passione l’empatia esistenziale di una storia privata degli affetti, con l’interesse documentaristico della grande storia. Uwe-Karsten Heye (1940), giornalista, è stato autore di discorsi per Willy Brandt, portavoce del governo di Gerhard Schroeder e autore di testi per le reti televisive Ard e Zdf.

 

 

 

SUSANNA TAMARO: MIO PROSSIMO LAVORO SULLE API

“Da tempo sogno di dedicare un libro alle api. Perché sono convinta che questi piccoli e grandi animaletti sono i veri responsabili dell’equilibrio della natura”. Parole della scrittrice Susanna Tamaro che ha confidato il suo nuovo progetto alla platea di giovani del Fiuggi Film Festival di cui quest’anno è stata la presidente di Giuria dei film in concorso. “Le api sono ingiustamente dimenticate nel panorama editoriale attuale”, ricorda la scrittrice che è proprietaria di 30 arnie molto prolifiche e che cura personalmente. “Le api rappresentano la società perfetta. Sono fantastiche. Un libro su di loro è un progetto al quale lavoro da tre anni e al quale penso di dedicarmi in questo mio periodo di riposo”.

 

(© 9Colonne - citare la fonte)