Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Alle radici
del terrorismo

Alle radici <br> del terrorismo

di Paolo Pagliaro

(25 marzo 2016) Non può essere pacifico un mondo in cui i 4/5 delle risorse economiche, monetarie, energetiche e alimentari sono riservati a un quinto della popolazione. Parte da qui la riflessione sulla guerra e il terrorismo che lo storico della filosofia Umberto Curi affida a un saggio pubblicato da Castelvecchi con il titolo “I figli di Ares”. Le tesi di Curi sono nette.

La prima è che terrorismo, emigrazione e povertà sono tre aspetti della stessa tragedia. Moralmente odiosa, e scientificamente del tutto infondata, è secondo Curi la distinzione tra i cosiddetti migranti economici e i richiedenti asilo politico. Come se il morire di stenti e miseria fosse di per sé meno degno di soccorso del morire sotto le bombe.

Le migrazioni di massa oggi sono pacifiche e inermi, e questo – osserva Curi - ha del miracoloso. Nel medio periodo la saldatura tra guerra e miseria, che troviamo a monte, alle origini dell’esodo verso l’Europa, potrebbe ripresentarsi a valle, nelle modalità concrete delle migrazioni.

E’ vero, siamo di fronte a una guerra asimmetrica, ma la vera asimmetria è quella di una guerra che assume la forma di videogame, con un giocatore che esegue operazioni su una consolle provocando morti e distruzioni al riparo di ogni pericolo. Il terrorismo – che per Curi è la prosecuzione della guerra con altri mezzi – coinciderebbe dunque col tentativo di ristabilire, almeno parzialmente, la simmetria infranta dalla guerra tecnologica.

In questa forma postmoderna della guerra, mentre nelle file degli eserciti occidentali si è ormai imposta la priorità di preservare la vita dei propri soldati, evitando di esporli al combattimento sul terreno, il terrorista agisce in senso esattamente opposto, non solo accettando il rischio ma addirittura facendo della propria vita un’arma micidiale.

L’offensiva terroristica è di tipo militare e politico, e secondo Curi tra i suoi obiettivi c’è quello di impedire che in Europa si compia il processo di integrazione tra i diversi stati. Questo obiettivo, a giudicare dall’antieuropeismo dilagante, sembra a un passo dall’essere raggiunto.

(© 9Colonne - citare la fonte)