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BARBERA: COSTITUZIONE
E’ DI TUTTI, IO CUSTODE

BARBERA: COSTITUZIONE <br> E’ DI TUTTI, IO CUSTODE

- “In un sistema costituzionale fondato sulla separazione dei poteri, al rigoroso rispetto delle decisioni delle magistrature deve corrispondere l’altrettanto rilevante rispetto delle decisioni delle sedi parlamentari, espressione della sovranità popolare”. Con queste parole, il presidente della Corte costituzionale Augusto Antonio Barbera – che ha svolto oggi, a Palazzo della Consulta, la sua Relazione annuale alla presenza del Capo dello Stato e delle più alte cariche – ha affrontato il tema de “l’ordinamento costituzionale e del Parlamento”, affermando, tra l’altro, che la Corte deve rispettare l’ampia sfera di discrezionalità del legislatore nell’attuazione delle politiche delle quali il Parlamento risponde direttamente agli elettori, e può intervenire soltanto ad assicurare il rispetto dei limiti sostanziali fissati dalla Costituzione a quanto può essere deciso dalle maggioranze parlamentari. In particolare, ha aggiunto Barbera, “questa Corte è chiamata ad essere ‘custode della Costituzione’, ma è tenuta ad essere altrettanto attenta a non costruire, con i soli strumenti dell’interpretazione, una fragile ‘Costituzione dei custodi’”. E ciò soprattutto in riferimento a materie in cui le norme costituzionali sono oggetto di una evoluzione interpretativa; penso in primo luogo i diritti civili. E in proposito vanno ricordate alcune innovazioni che nella storia della Repubblica, sono state proprio il “frutto di importanti pronunce della Corte a cui hanno fatto seguito non meno rilevanti decisioni legislative”. In ogni caso, Barbera ha voluto sottolineare che “a fronte di una persistente inerzia legislativa, la Corte non può comunque rinunciare al proprio ruolo di garanzia, che include anche il compito di accertare e dichiarare i diritti fondamentali reclamati da una ‘coscienza sociale’ in costante evoluzione”. E nel tracciare un bilancio dei rapporti tra la Corte e il Parlamento, sempre rispettosi dei tempi e delle modalità con cui le Camere esercitano la propria funzione, il professor Barbera ha aggiunto che “non si può non manifestare un certo rammarico per il fatto che nei casi più significativi il legislatore non sia ancora intervenuto” davanti alle sollecitazioni dei giudici costituzionali, “rinunciando a una prerogativa che gli compete e obbligando questa Corte a procedere con una propria e autonoma soluzione, inevitabile in forza dell’imperativo di osservare la Costituzione”.

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