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direttore Paolo Pagliaro

USA: ISRAELE EVITI
L’OFFENSIVA A RAFAH

USA: ISRAELE EVITI <BR> L’OFFENSIVA A RAFAH

Si torna a sperare nell’azione della diplomazia statunitense per trovare un freno alle devastazioni, e soprattutto ai massacri, che da ottobre si susseguono nella Striscia di Gaza. A riaccendere la luce di una possibile svolta nella strategia bellica di Israele contro Hamas, che al momento è costata più di trentamila vittime “collaterali” tra la popolazione civile, è la notizia che l’amministrazione Biden incontrerà “presto” i funzionari dello Stato ebraico a Washington per “discutere approcci alternativi che prenderebbero di mira elementi chiave di Hamas e metterebbero in sicurezza il confine tra Egitto e Gaza senza un’importante operazione di terra a Rafah”, come si legge in una nota diramata ieri dalla Casa Bianca in seguito a una telefonata tra il presidente Joe Biden e il primo ministro Benjamin Netanyahu, il primo contatto in circa un mese tra i due leader. A Netanyahu, Biden ha espresso "profonda preoccupazione" per l'importante operazione pianificata da Israele nella città meridionale di Rafah, secondo quanto riportato dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. “Una grande operazione di terra a Rafah sarebbe un errore”, ha sottolineato Sullivan, per il quale tale ulteriore escalation “Porterebbe a più morti civili innocenti, peggiorerebbe la già terribile crisi umanitaria, approfondirebbe l’anarchia a Gaza e isolerebbe ulteriormente Israele a livello internazionale”. “Ora – ha aggiunto – dobbiamo davvero andare al sodo e avere la possibilità di avere una delegazione da ciascuna parte su base integrata. Dobbiamo sederci tutti attorno allo stesso tavolo, a parlare della via da seguire”. Una via che potrebbe essere quella, come già detto, di un’azione mirata contro Hamas. L'incontro tra i rappresentati di Usa e Israele potrebbe svolgersi alla fine di questa settimana o all'inizio della prossima, ha detto ancora Sullivan. I due leader hanno anche discusso della crisi umanitaria a Gaza e dei negoziati sugli ostaggi in Qatar e sul fatto che “se Hamas accettasse di liberare gli anziani, i malati e le donne in ostaggio immediatamente ci sarebbe un immediato cessate il fuoco di sei settimane”. “Crediamo che queste discussioni siano molto vive, che un accordo sia possibile, che dovremmo essere in grado di raggiungerlo e che sia il modo migliore sia per riportare a casa gli ostaggi sia per alleviare la sofferenza dei civili a Gaza”, ha detto Sullivan.

BLINKEN. Intanto, da Manila, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha ribadito, unendosi al coro delle associazioni umanitarie, dell’Onu e dell’Oms, che l'intera popolazione della Striscia di Gaza ha un disperato bisogno di assistenza. “Secondo le stime più autorevoli – ha detto Blinken - il 100% della popolazione di Gaza è gravemente in pericolo dal punto di vista alimentare e la sua sicurezza è a serio rischio. Questa è la prima volta che un'intera popolazione è stata classificata in questo modo... Il 100%, l'intera popolazione, e ha bisogno di assistenza umanitaria”. Per Blinken, per comprendere l’entità del dramma, “basta confrontare tale percentuale con quella del Sudan, dove l’80% della popolazione ha bisogno di assistenza umanitaria, e con l’Afghanistan, dove circa il 70% ne ha bisogno”. (19 MAR - deg)

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