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IL 'MONDO A PARTE'
DI ANTONIO ALBANESE

IL 'MONDO A PARTE' <BR> DI ANTONIO ALBANESE

Per il maestro elementare Michele Cortese sembra aprirsi una nuova vita. Dopo 40 anni di insegnamento nella giungla romana, riesce a farsi assegnare all’Istituto Cesidio Gentile detto Jurico: una scuola composta da un’unica pluriclasse, con bambini dai 7 ai 10 anni, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo. Grazie all’aiuto della vicepreside Agnese e dei bambini, supera la sua inadeguatezza metropolitana e diventa uno di loro. Quando tutto sembra andare per il meglio però, arriva la notizia che la scuola, per mancanza di iscrizioni, a giugno chiuderà. Inizia così una corsa contro il tempo per evitarne la chiusura in qualsiasi modo. E’ la trama de “Un mondo a parte” che esce oggi al cinema, con Antonio Albanese e Virginia Raffaele (che saranno oggi e domani presenti in sala per una serie di saluti nei cinema romani che proiettano il titolo) ed un cast di attori non professionisti di Pescasseroli e di altri comuni abruzzesi scenari del film. Scrive Riccardo Milani nelle note di regia della pellicola prodotta da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside società del gruppo Fremantle in associazione con Medusa Film: “Ho maturato questo film in decenni passati nei piccoli centri montani d’Abruzzo, dopo aver visto queste comunità svuotarsi passando, nel tempo, da 3000 a 1000 a 300 abitanti, e le loro scuole chiudere. Un giorno d’inverno di due anni fa, sono entrato in una scuola chiusa da tempo. Banchi accatastati, computer vecchi, un gelo che arrivava allo stomaco e, nella persona che mi aveva aperto la porta e guidava nel giro, la totale e serena rassegnazione a un destino inevitabile. Conosco bene quella rassegnazione e come sia sempre stato complicato, qui, togliersela di dosso per provare ad essere protagonisti del proprio destino: è stato in quel momento che è cominciato ‘Un mondo a parte’ e in quella scuola abbandonata abbiamo girato tutto il film facendole, per un paio di mesi, riprendere vita. E ho cominciato con la consapevolezza che in queste piccole comunità di tutto il nostro paese (il famoso paese reale di cui spesso parliamo ma che, ancora più spesso, non conosciamo), sta piano piano affacciandosi una consapevolezza di cambiamento. Sapevo che in molti piccoli centri amministratori e cittadini, per tenere in piedi le scuole, hanno messo in atto da anni espedienti più o meno legali, ma di cui tutti sono a conoscenza; molte scuole, cioè l’asse portante della nostra società, si sono salvate così –in maniera arrangiata e autonoma, ma efficace. Questo è quello che si fa in migliaia di piccoli centri di tutta Italia. E questo è quello che forse si dovrebbe fare in tutto il nostro paese: tagliare la testa al gallo, come canta Ivan Graziani, fare di tutto per difendere la propria identità, la capacità di decidere e partecipare, da protagonisti, alla vita attiva del paese. Una resistenza culturale contro un nemico comune, indifferenza e rassegnazione, impegnarsi per un presente e un futuro migliori per se stessi e per il proprio paese. E tutto questo passa attraverso chi questo futuro lo difende – cioè i nostri insegnanti – e chi lo incarna – cioè i nostri bambini e la loro educazione. Ho visto insegnanti in questo territorio, qui come in tutto il paese, fare 150 chilometri al giorno con neve, ghiaccio e bufera pur di fare il loro lavoro. Per difenderlo, sì, ma anche perché credono profondamente nell’importanza del loro ruolo. Ho visto un paese che si salva con l’aiuto di tutti, che difende l’istruzione perché è la base di qualsiasi comunità, che vuole sopravvivere in pace con le ricchezze del suo territorio, che si salva grazie a cittadini che, pur non essendo nati nel nostro paese, ne sono diventata parte attiva e viva superando barriere umane, politiche e ideologiche. Perché le cose giuste e necessarie superano le divisioni politiche. Perché sono giuste e basta. Perché non bisognerebbe lasciare indietro nessuno, come fanno gli animali selvatici che vivono in questi meravigliosi territori, che vivono in branco e riescono a fare quello che non facciamo noi – aspettare chi rimane indietro – e avere, sopra ogni cosa, il senso della comunità. Perché forse tutto il nostro paese è potenzialmente fatto di quello che viene cantato dai versi di un umile poeta pastore di queste parti, Cesidio Gentile detto ‘Jurico’, a cui la scuola del film è intitolata. Virtù (e ne abbiamo veramente tante) e pace (e ne abbiamo veramente poca). 8 Crediti non contrattuali  Grazie a Wildside e a Medusa, che hanno creduto fortemente in questo progetto. Grazie a tutta la mia troupe, per avermi seguito in condizioni complicate. Grazie ad Antonio e Virginia che hanno vissuto per mesi dentro questa comunità, assorbendone sentimenti e ironia. Grazie all’intera comunità quella dell’Alto Sangro, per aver accettato di raccontare se stessa, anche se in questo film c’è dentro, come sempre, la mia visione delle cose della vita. Non so ancora una volta a che genere possa appartenere ‘Un Mondo a Parte’. Spero solo, come sempre, che arrivi al pubblico un film sincero e appassionato”. Foto di Claudio Iannone. (28 mar - red)

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