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direttore Paolo Pagliaro

Combattere la mafia
con la cultura

Combattere la mafia <br> con la cultura

di Paolo Pagliaro

(12 aprile 2018) “Sono convinto che con un abile, paziente lavoro piscologico, si può sottrarre alla mafia il suo potere”. Così diceva Carlo Alberto Dalla Chiesa nella sua ultima intervista, rilasciata a Giorgio Bocca un mese prima di essere ucciso. “Ho capito una cosa molto semplice ma forse decisiva – proseguiva il prefetto di Palermo – e cioè che gran parte delle protezioni mafiose, dei privilegi mafiosi pagati dai cittadini non sono altro che i loro elementari diritti. Assicuriamoglieli, togliamo questo potere alla mafia, facciamo dei suoi dipendenti i nostri alleati”.
Anticipando di gran lunga le analisi di studiosi ed esperti, il generale si era reso conto che al di là delle strategie di indagine e repressione era fondamentale agire a livello culturale per prosciugare il terreno in cui la mafia affondava le proprie radici e per sottrarre alla politica corrotta quel consenso che ne consolidava il potere. Queste riflessioni del prefetto assassinato il 3 settembre 1982 a Palermo si possono ritrovare nel toccante diario di famiglio intitolato “Dalla Chiesa - Una papà con gli alamari” scritto per le edizioni San Paolo dai figli Simona, Rita e Nando.
L’idea che spetti alla cultura combattere mafia e corruzione è al centro di un altro libro – “Pane sporco” - pubblicato in questi giorni da Rizzoli. Il filosofo Vittorio Alberti, che lo firma, pensa che il linguaggio, la condotta, il pensiero, il gusto, ciò che si coagula nel termine ‘civiltà’, oggi in Italia sia deteriorato, rovinato come un pane bianco caduto a terra. Il magistrato Giuseppe Pignatone e il fondatore dell’associazione Libera don Lugi Ciotti condividono con l’autore l’idea che occorra sconfiggere con le armi della cultura la concezione predatoria della vita.

(© 9Colonne - citare la fonte)