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direttore Paolo Pagliaro

Scontro di potere
sul futuro di Tim

di Paolo Pagliaro

(23 aprile 2018) Martedi a Rozzano è in programma l’assemblea degli azionisti Tim – ex Telecom Italia - prima battaglia di una guerra politico-finanziaria per il controllo del colosso delle comunicazioni. La francese Vivendi, primo azionista con il 24%, dovrà respingere l’assalto del fondo  americano  Elliott, un fondo attivista secondo il lessico finanziario, un fondo avvoltoio secondo la  definizione che Elliot si guadagnò in Argentina speculando sui tango bond con un profitto finale del 1600 per cento.

Il fondo, che una liquidità di 32 miliardi di dollari, è stato  al centro di polemiche per i metodi poco ortodossi che talvolta userebbe per convincere le aziende ad accettare le sue offerte. Tra questi – secondo il magazine finanziario americano Fortune- l’uso di informazioni sulla vita privata dei manager ostili e delle loro famiglie.
Intervistato ieri sera da Minoli, Vito Gamberale - ex direttore generale di Tim, inventore delle carte prepagate – ha detto che la ricomparsa degli americani, che già sostennero l’opa di Colaninno, origine di tutti i guai finanziari di Telecom, fa pensare allo Stephen King di “A volte ritornano” e più in generale alla letteratura horror.
Il fatto è che a fianco di Elliott sembra essersi schierato il governo italiano – quello uscente di sicuro, quello entrante non si sa – che ha autorizzato Cassa Depositi e Prestiti a rastrellare azioni per un controvalore di 850 milioni, mettendo insieme un 5% da far valere quando il 4 maggio si tratterà di votare per il rinnovo del consiglio d’amministrazione di Tim.
Si dice che in palio ci sia il futuro della rete – che Elliott  vorrebbe vendere e Vivendi separare mantenendone il controllo.  In realtà un seria analisi dei due piani industriali non è disponibile, mentre c’è abbondanza di lobbysti e di candidati alla guida delle varie aziende – pubbliche e private - coinvolte nell’affare.

 

(© 9Colonne - citare la fonte)