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direttore Paolo Pagliaro

SOLTANTO IL GIAPPONE
È PIU’ ANZIANO DI NOI

SOLTANTO IL GIAPPONE <br> È PIU’ ANZIANO DI NOI

Siamo uno dei paesi più longevi al mondo: un neonato di oggi ha un’aspettativa di vita che sfiora gli 81 anni se è maschio e di 85 se è femmina. Tuttavia, in presenza di un calo di natalità, aumenta lo squilibrio demografico: con quasi 170 anziani (persone di almeno 65 anni) ogni 100 giovani (tra 0 e 14 anni), l’Italia è il secondo paese più vecchio al mondo dopo il Giappone.  È uno dei dati salienti che emerge dal rapporto annuale dell’Istat sulla situazione del Paese, presentato oggi alla Camera. Un Paese sempre più “vecchio” e che soffre di solitudine, in cui gli  anziani che vivono da soli passano oltre 10 ore senza interazioni  sociali.

RETI. Un Paese in cui le reti – tema su cui si focalizza l’edizione 2018 del rapporto - svolgono un ruolo determinante: analizzandole da quelle personali (parentela, amicizia e vicinato) a quelle legate lavoro, da quelle relative alle imprese a quelle connesse con le istituzioni, il presidente dell’’Istat Giorgio Alleva ha messo in evidenza come il loro assottigliarsi “può comportare, dal punto di vista degli individui, un maggiore rischio di isolamento”, spiegando come “l’ampiezza e la varietà delle reti in cui si è inseriti testimonia e spinge a una maggiore fiducia verso gli altri con risvolti positivi per la società nel suo complesso”. Alleva afferma come "istruzione e partecipazione al mondo del lavoro si confermano anche quest’anno le due variabili chiave nella lettura del paese" e che reti formali e non formali "giocano sempre più un ruolo cruciale nel caratterizzare la strategia d’impresa". "Le reti di relazioni, qualunque sia l’ambito in cui vengono osservate – conclude il presidente dell’Istat - non comportano soltanto vantaggi isolati, ma si cumulano, tanto che è possibile parlare di un potere moltiplicatore delle reti e di reti al quadrato o al cubo. I vantaggi delle risorse relazionali si estendono oltre i confini dell’individuo e della sua famiglia, stimolano il senso di appartenenza, promuovono il senso civico e favoriscono la fiducia interpersonale e verso le istituzioni, con effetti importanti sulla società nel suo complesso". Quasi 6 milioni di italiani di 14 anni e più (l'11,2%) hanno a disposizione sia una rete di amici, sia una rete di sostegno, sia la rete che si crea tra chi fa attività di volontariato organizzato; quasi il 60% della popolazione ha a disposizione la rete di amici e la rete di sostegno (sono soprattutto i giovani a trovarsi in tale condizione). Circa il 20% della popolazione può contare su una sola rete di relazioni mentre in Italia circa 3 milioni di persone di 14 anni e più (il 5,8%) dichiarano di non avere una rete di amici, né una rete di sostegno, né partecipano a una rete di volontari organizzati. La quota di persone senza reti esterne alla famiglia è più alta tra le persone che vivono da sole (7,7%) ed è massima tra gli anziani di 75 anni e più (15,6%).

 

POPOLAZIONE. Tornando  ai dati sulla popolazione diffusi con il rapporto, l’Istat rivela come dal 2015 il nostro Paese sia entrato in una fase di declino demografico. Al 1° gennaio 2018 si stima che la popolazione ammonti a 60,5 milioni di residenti, con un’incidenza della popolazione straniera dell’8,4% (5,6 milioni). La popolazione totale diminuisce per il terzo anno consecutivo, di quasi 100 mila persone rispetto all’anno precedente. La stima della popolazione straniera al 1° gennaio 2018 mostra un incremento di 18 mila persone rispetto all'anno precedente, come saldo tra ingressi, uscite e acquisizioni di cittadinanza. È dal 2016 che la variazione della popolazione straniera sull'anno precedente presenta valori modesti, soprattutto se comparati con quelli degli anni Duemila. Per il nono anno consecutivo le nascite registrano una diminuzione: nel 2017 ne sono state stimate 464 mila, il 2% in meno rispetto all'anno precedente e nuovo minimo storico.  Nel 2017 si stima che i nati con almeno un genitore straniero siano intorno ai 100 mila (21,1% del totale dei nati). Dal 2012 il contributo in termini di nascite della popolazione straniera residente è in calo. Inoltre, si diventa genitori sempre più tardi: considerando le donne, l'età media alla nascita del primo figlio è di 31 anni nel 2016, in continuo aumento dal 1980 (quando era di 26 anni). I nati in Italia da genitori stranieri costituiscono la cosiddetta seconda generazione in senso stretto. Considerando solo la popolazione minorenne, si stima che nel 2016 nel nostro Paese ci siano circa 700 mila ragazzi stranieri residenti nati da genitori entrambi stranieri. Cresce il numero di ragazzi che acquisiscono la cittadinanza italiana per trasmissione del diritto dai genitori. Al 1° gennaio 2017 si contano circa 218 mila minori che hanno acquisito la cittadinanza italiana tra il 2011 e il 2016 (quasi il 30% del totale delle acquisizioni), di cui 169 mila nati in Italia. Il saldo migratorio, positivo da oltre vent'anni, si contrae ma è in lieve ripresa negli ultimi due anni (stimato in 184 mila unità nel 2017): le immigrazioni dall'estero si sono ridotte da 527 mila iscritti in anagrafe nel 2007 a 337 mila stimati nel 2017. Le emigrazioni per l'estero invece sono triplicate, passando da 51 mila a 153 mila. Nel 2016, delle 301 mila iscrizioni anagrafiche dall'estero circa l'87% riguarda cittadini stranieri. Nove paesi di provenienza (Romania, Brasile, Nigeria, Marocco, Pakistan, Cina, Albania, Bangladesh e India), nel complesso, coprono quasi la metà delle immigrazioni complessive. Si contraggono le migrazioni dal Mezzogiorno verso il Centro-nord, aumentano quelle verso l'estero. Tra il 2012 e il 2016 gli spostamenti dal Mezzogiorno verso le regioni centro-settentrionali si riducono da 132 a 108 mila; al contrario, l'intensità dei flussi migratori dalle regioni del Mezzogiorno verso l'estero risulta quasi raddoppiata, da 25 a 42 mila. (Roc – 16 mag)

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